Le ingerenze francesi su un governo che (ancora) non c’è

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Due giorni prima delle elezioni italiane Ursula Von der Leyen aveva ricordato, mentre si trovava a Princeton, che l’UE avrebbe avuto tutti gli “strumenti” per contrastare eventuali violazioni dei principi della democrazia,  nel caso in cui l’Italia avesse seguito Polonia e Ungheria nella sfida a Bruxelles sullo stato di diritto. In questo modo decideva di irrompere nella campagna elettorale italiana individuando un vincitore, prima ancora che si giocasse la partita.

Le ingerenze francesi

Ma la partita alla fine si è giocata e il risultato ha rispettato le aspettative della presidente della commissione europea: Giorgia Meloni ha stravinto. A quel punto la Francia ha deciso di entrare a gamba tesa nella vita politica italiana: prima le parole di Elisabeth Borne, premier francese, tese a “rassicurarci” che la Francia vigilerà sul rispetto dei diritti umani e del diritto all’aborto in Italia; poi il tentativo di Macron  di metterci una pezza; infine Laurence Boone, ministra per gli affari europei francesi, che ha rincarato la dose in un’intervista a Repubblica, ripetendo ancora che veglieranno su di noi. Ad essere onesti, l’immagine che ho in mente  ripercorrendo queste dichiarazioni è quella di una Francia versione Batman, che dall’alto protegge l’oscura e deprecabile Italia-Gotham.

Apprezzabile il fatto che, almeno in questo caso, prima di fare dichiarazioni così sferzanti abbiano deciso di aspettare l’esito delle elezioni.

 Giuste paure, ma per un futuro che è ancora da scrivere

Aldilà dell’ironia, per quanto sia vero che, nella migliore delle ipotesi, non faremo passi avanti sul tema dei diritti- nella peggiore torneremo parecchio indietro- è palese che i nostri cugini d’oltralpe potevano risparmiarsi certe dichiarazioni.  Il fatto che, immediatamente dopo queste interviste, Draghi e Mattarella abbiano difeso a spada tratta la premier in pectore Meloni la dice lunga in questo senso.

L’Italia sa badare a sé stessa

D’altra parte, le ragioni per definire le parole di Borne e Boone degli “scivoloni” non mancano. In primis, non si può insinuare che un governo democraticamente eletto, che ancora non si è insediato e di cui non si conosce la squadra, abbia tra i suoi progetti quello di minare lo stato di diritto. In secondo luogo, e come diretta conseguenza del primo punto, giudicare ciò che ancora non è stato fatto è mera speculazione. Ancora, la “povera” Giorgia Meloni ci ha provato in tutti i modi, durante questa campagna elettorale, a “normalizzarsi”: “non voglio abolire la legge 194”, “sono atlantista e favorevole alla guerra contro Putin”, “non voglio che l’Italia esca dall’Unione Europea” sono state tra le frasi più ripetute nel mese d’agosto. Evidentemente, anche la leader di FdI sa che c’è una linea che non può superare.

Si tratta di un bluff? Vedremo. Intanto ce l’ha messa tutta per far sembrare che non fosse la verità. Ma, se così non fosse, se alla fine si rimangiasse quanto detto, gli italiani saranno liberi di scendere in piazza per combattere per ciò in cui credono. Se vorranno contestare il futuro governo, potranno farlo. Senza alcuna limitazione del dissenso. O in Francia pensano il contrario? Se sì, lo dicano chiaramente. Altrimenti lascino che la democrazia segua il proprio corso.

PS: mentre all’Italia viene additato il rischio di finire in una spirale sovranista e antidemocratica, l’Olanda continua a smontare ogni tentativo di costruzione di un mercato energetico slegato dal redditizio-a scapito nostro- Ttf di Amsterdam e la Germania, alla faccia del Price Cap europeo, mette 200 miliardi di debito sul piatto per difendersi dal caro bollette. Ai lettori le riflessioni.

Daniele Cristofani

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