Le infiltrazioni dell’Isis in Turchia dal 2014

Isis in Turchia, Demiral

Dopo l’attacco terroristico del 22 marzo al Crocus City Hall, è tornata sotto la luce del sole la pesante infiltrazione dell’Isis in Turchia.

Geografia anatolica: croce e delizia della Turchia

A causa della sua posizione geografica, la Turchia ha sempre svolto un ruolo di crocevia tra Oriente e Occidente. Questa caratteristica ha permesso a tutte le civiltà anatoliche di svilupparsi. Dal 2014, però, questo stesso punto di forza si è tramutato in un enorme problema.

Infiltrazione dell’Isis in Turchia

Fin dalla sua fondazione, lo stato islamico, ha utilizzato la Turchia come hub logistico, punto dal quale gestire e far partire tutti gli estremisti.

Questi ultimi, in Turchia, erano in grado di trovare alloggi sicuri, incontrare i propri contatti, organizzarsi, comprare armi e documenti falsi.

L’infiltrazione dell’Isis in Turchia è stata ampiamente confermata dalle dichiarazioni del maggior rappresentante dell’Isis-k sul territorio turco, un uomo di 45 anni, cittadino kirghiso e di nazionalità tagica, identificato come AC.

AC, dopo la sua cattura, ha confessato che il gruppo terroristico aveva organizzato diversi attacchi alle ambasciate di Svezia e Paesi Bassi, come risposta al Corano bruciato nel 2022 a Stoccolma. Inoltre, ha confessato di aver facilitato il soggiorno degli attentatori e di aver fornito documenti falsi per i loro spostamenti.

Oltre a essere una base logistica, la Turchia funge anche da centro di reclutamento. Infatti, gli esponenti dell’Isis-k continuano a reclutare militanti da spedire in Afghanistan proprio dalla Turchia.

Anche l’attentato avvenuto a Mosca riporta alla Turchia. Infatti, due attentatori, Shamsidin Fariduni e Saidakram Rajabalizoda, sono passati proprio dalla Turchia.
Il primo è arrivato in Turchia, precisamente a Istanbul, il 20 febbraio. Il secondo, invece, è entrato in territorio turco il 5 gennaio. Entrambi sono partiti in direzione della Russia lo stesso giorno, il 2 marzo.

Gli attentatori hanno soggiornato presso un albergo situato nel distretto di Fathi, oasi sicura per gli estremisti islamici.
In questo distretto vengono continuamente affittate case indicate come “sicure”, con lo scopo di ospitare i jihadisti provenienti dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale.

La Turchia, nonostante l’elevato numero di attentati subiti, non è l’obiettivo finale, ma un mezzo per raggiungere, in modo discreto, altri paesi europei.
Resta molto alta la preoccupazione in Francia, soprattutto per le prossime Olimpiadi che si terranno tra luglio e agosto proprio nella capitale francese.

I rapporti dell’Isis con la Turchia

I primi rapporti ufficiali tra lo Stato Islamico e la Turchia si registrano nel 2015, quando l’Isis pubblicò una propria rivista in lingua turca intitolata “Konstantiniyye”

Nella prima edizione, pubblicata a giugno del 2015, l’organizzazione aveva una posizione particolarmente neutrale nei confronti della Turchia.

Pochi mesi dopo, la situazione cambia drasticamente. Infatti, a settembre dello stesso anno, sulla rivista in lingua inglese, sempre di proprietà dell’Isis, Dabiq, il governo e l’esercito turco vengono apertamente attaccati.

La definitiva deriva dei rapporti arriva nel 2016, quando in un discorso, Al-Baghdadi invita i militanti ad avviare attacchi in Turchia, accusata di essere un paese “apostata“.

Il cambio di posizione da parte dell’Isis nasce dalla politica di tolleranza zero attuata da Ankara, unendosi alla coalizione internazionale per combattere lo Stato Islamico.
Il presidente turco Erdogan, inoltre, permise agli aerei americani di decollare dalle basi di Incirlik e Diyarbakir.

L’escalation culmina con lo sconfinamento delle truppe turche in Siria, con l’obiettivo di colpire direttamente lo Stato Islamico.

Il 10 luglio 2019, venne pubblicato un video che ritrae alcuni estremisti dell’Isis giurare fedeltà ad Al-Baghdadi dalla “Provincia turca“.
Il primo, però, a nominare la cosiddetta provincia turca fu proprio Baghdadi in un video pubblicato il 29 aprile dello stesso anno.

La risposta di Erdogan

In qualsiasi caso, la risposta di Erdogan è stata molto dura. Infatti, per allontanare ogni possibile coinvolgimento con l’attentato, pochi giorni dopo è scattata una maxi retata che ha portato all’arresto di 147 persone, presumibilmente affiliate con l’Isis.
La retata è stata condotta in 31 province portando al sequestro di una elevata quantità di documenti e dispositivi appartenenti all’organizzazione terroristica.

Mauro Scaringia

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