Secondo un rapporto commissionato da Petit BamBou, un italiano su cinque medita regolarmente. Un interessante contatto tra Occidente ed Oriente è in atto da anni, dalle frasi di Osho – quelle vere, non quelle di Federico Palmaroli- alla canzone che si aggiudicò il 67º Festival di Sanremo: Occidentali’s Karma
A fine 2020 uscì un rapporto che analizzava il legame tra gli italiani e la meditazione. L’anno non è casuale, segnato dalla quarantena e da tutti i problemi che ne sono derivati. Tant’è che qualcuno si spinge più in là fino a segnalare la salute mentale come emergenza sanitaria. Insomma, un periodo non facile per moltissime persone, soprattutto se alla pandemia aggiungiamo anche la guerra ( a tal proposito, vi segnalo un articolo di Fabio Mini pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 31 marzo 2022).
Dalle frasi di Osho alla meditazione
Premessa: questo breve articolo non vuole in alcun modo parlare di filosofia orientale in modo approfondito, ma neanche in senso lato a dir la verità. Si tratta piuttosto di una riflessione in chiave pop su quelle istantanee di Oriente che l’Occidente ha deciso di scattare. Io in primis mi sono interessato alla visione orientale delle cose, la quale assume anche un certo fascino, per così dire, esotico. E così, a partire dalle frasi di Osho fino ad arrivare alla meditazione, ho tentato di portare nuovi pensieri alla mia identità.
Iniziare a meditare
Ad oggi ci sono molte app che cercano di insegnarti la pratica della meditazione. Non solo, anche molti video su YouTube e podcast su Spotify raccolgono la medesima sfida. Per quel che m riguarda, mi sono avvicinato alla meditazione quasi per caso, sotto consiglio di un amico. Come ogni cosa, all’inizio non è semplice concentrarsi ed è pure difficile afferrare il vero senso di ciò che stai facendo. Con un po’ di pazienza però si possono raggiungere quei momenti che anche una parte della nostra psicologia occidentale definisce di “mindfulness”. Con questo termine ci si riferisce ad uno stato di estrema consapevolezza di sé nel momento presente e le sue origini sono da ritrovarsi nella filosofia buddhista.
Bestseller occidentali di pensieri orientali
Immagino che quasi tutti conosciate “The Secret”, quel famoso documentario dei primi anni duemila basato sull’omonimo libro scritto da Rhonda Byrne. In quel film appare anche Joe Vitale, autore di molti bestseller sull’auto aiuto e più in generale sul pensiero zen- uno dei più famosi è “Zero Limits”, un libro che parla di una tradizionale tecnica di perdono hawaiana, l’ho’oponopono. Naturalmente gli autori e i libri qui citati fanno solo da veloce presentazione a questo recente genere di libri. Vi sarà certamente capitato di andare in libreria e imbattervi in questa sezione a metà tra benessere mentale e cultura orientale. Non parliamo quindi di una qualsivoglia nicchia spirituale ma di un filone di pratiche e pensieri che ha trovato negli anni molte adesioni qui in Occidente.
Contatto una studentessa di psicologia e le pongo alcune domande sulla relazione tra la psicologia occidentale e le pratiche orientali accennate poco fa, questa è la sintesi di quello che ci siamo detti.
Quali potrebbero essere i ponti tra la psicologia occidentale e la meditazione, oltre alla mindfulness?
La psicoterapia può essere aiutata dalla meditazione, condividendo con essa alcuni punti. Ad esempio, il concetto basilare dell’ho’oponopono è il fanciullo che è dentro di noi, una visione presente anche nella psicanalisi: l’essere umano deve prendersi cura di se stesso e del fanciullo dentro di lui. La meditazione, se fatta con criterio, può alleviare stress e ansia in casi non gravi.
Parlare di auto aiuto non rischia di sottovalutare l’importanza di un percorso psicoterapeutico?
Sì, in parte è un rischio. Occorre perciò distinguere le persone in base alla gravità delle esigenze che le portano a meditare. Potrebbe succedere, ahimè, che presunti risvegli spirituali siano in realtà segnali di inizio di una psicosi. Oppure che pensieri di attrazione positiva possano portare a dei veri e propri deliri di onnipotenza. Bisogna insomma andarci cauti.
La meditazione è la consapevolezza di sé in un mondo affetto da infodemia. Come insegnare questa necessità di ritagliarsi uno spazio per se stessi?
Ogni persona dovrebbe imparare a rimanere con se stessa, al fine di non affrontare la vita come se fosse un flusso incontrollabile. Purtroppo questo enorme flusso di informazioni in cui siamo immersi non fa altro che generare più ansia per il futuro, oltre che distorcere in parte la nostra percezione della realtà. La psicanalisi fornisce degli strumenti per imparare a conoscersi, ma a livello quotidiano è molto difficile trasmettere abitudini del genere. Più probabile che ciò avvenga in seguito ad una rottura della persona in un dato momento della sua vita, ed è lì che potrebbe iniziare un percorso psicoanalitico.
Tirando le somme, possiamo concludere dicendo che la meditazione è una pratica senz’altro positiva, ma non certo un surrogato alla psicoterapia, la quale resta la scelta più credibile per problemi seri di salute mentale. La meditazione, inoltre, aiuta a ritagliarci quello spazio per noi stessi di cui abbiamo bisogno, specie in un mondo così rumoroso.
Matteo Petrillo