Le donne lavorano gratis (se hanno un lavoro)

Da oggi fino alla fine dell’anno le donne europee lavoreranno gratis. Chi lo dice? L’Unione Europea, che ha condotto un’indagine sulle differenze salariali tra uomo e donna e le ha tradotte in ore lavorative che il gentilsesso ‘regala’ al proprio datore di lavoro. Sono precisamente 59 i giorni in cui le donne d’Europa lavorerebbero gratis: è questo il paradosso delle differenze di retribuzione tra i due generi, per non parlare poi delle mancate assunzioni, di carriere bloccate e licenziamenti se si decide di metter su famiglia.

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Non si tratta di realtà lontane da noi o che riguardano chissà quale Paese in cui non si rispettano i diritti dei lavoratori. Parliamo proprio dell’Italia, quel Paese in cui durante un colloquio per un’eventuale assunzione accade molto spesso che alle donne – ancor prima delle domande sulle proprie competenze, studi, conoscenze – vengano chiesti dettagli sulla propria vita sentimentale, se si ha intenzione di sposarsi o se si vogliono avere dei figli.

E per te, che hai studiato, che hai magari due lauree e un master e che parli 3 lingue, il semplice fatto che ti vengano poste determinate domande ti fa sentire avvilita, umiliata e arrabbiata. Tanto arrabbiata.

Come lo stesso Papa Francesco ha sollecitato nei giorni scorsi, “La donna deve essere custodita, aiutata in questo doppio lavoro: il diritto di lavorare e il diritto della maternità e della famiglia”, rivolgendosi all’Ucid, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti.

Questo non perché le donne abbiano bisogno di essere ‘custodite’ nel senso letterale del termine, ma è necessario che vengano create le condizioni affinché esse non debbano più scegliere tra lavoro e famiglia, affinché non siano costrette a lasciare l’impiego perché hanno orari poco flessibili che non permettono loro di conciliare impegni familiari e lavorativi. E perché non siano più sottopagate o discriminate, proprio come emerge purtroppo dallo studio dell’UE, che celebra (amaramente) l’’Equal Pay Day’, il giorno dell’uguaglianza dei salari.

 

La ricerca dell’Unione Europea e la situazione in Italia

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Lo studio ha analizzato il ‘gender pay gap’ ed è emerso che, a parità di incarichi e ruoli, gli stipendi delle donne sono nettamente inferiori a quelli degli uomini, con una differenza del 16,3%. Il gap è stato convertito anche in ore di lavoro, quindi la differenza salariale si traduce in ben 59 giorni in cui le donne lavorerebbero gratis. È come, quindi, se da oggi fino alla fine dell’anno (quasi due mesi) le donne andassero al lavoro senza ricevere lo stipendio per due mesi, a dispetto degli uomini, che continuerebbero a essere pagati regolarmente.

Dai dati analizzati è emerso che nel nostro Paese il ‘gender pay gap’ sarebbe inferiore rispetto alla media europea, e precisamente le retribuzioni femminili sarebbero inferiori del 7,3% rispetto a quelle maschili.

Come però hanno rilevato più osservatori di rilievo (Istat, Isfol, Banca d’Italia), si tratta di risultati ingannevoli: la statistica nel nostro Paese non tiene conto della bassa occupazione femminile, al di sotto del 50%, soprattutto al Sud. Il vero gap, secondo gli esperti, si attesterebbe intorno al 20%, quindi ben al di sopra della media europea. Senza poi considerare il ‘mondo dei ricatti’ appena sotto la superficie visibile dei contratti di lavoro, con dimissioni in bianco e giovani donne licenziate perché incinte.

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