Le donne e l’eredità. Un argomento tanto vasto quanto complicato da affrontare.
Tra i temi più in voga del momento, vi è la discriminazione .Sempre più spesso si parla di quanto sia importante la costruzione di un mondo e di una società che non discriminino le persone in base a parametri come il sesso, il colore della pelle, l’aspetto fisico. Da che mondo e mondo, infatti, ogni società – tristemente – ha le sue forme di discriminazione, che possono cambiare nel tempo e nel luogo, ma che rimangono fondamentalmente sbagliate. La discriminazione può essere messa in atto in diversi modi, e a volte può essere veicolata tramite uno dei mezzi più potenti: quello del denaro, del bene materiale.
La storia dei diritti delle donne non la si può certo sintetizzare in un breve articolo, ma può essere interessante vedere come sia interconnessa con quello che è il campo economico.
Le donne sono state un mezzo di scambio, mercificate. Pensiamo, tra tutte, alla Briseide di Achille, e a tutte le donne che sono state offerte in spose per sancire unioni tra regni. In questi casi, così come in molti altri, si può parlare senza timore alcuno di una mercificazione ed oggettivazione di un essere umano. E se pensiamo che questa si limiti ai tempi dell’Iliade e al Medioevo, facciamo un grande errore di valutazione.
Il rapporto tra donne e denaro non riguarda però solo questo aspetto. Pensiamo per esempio alla dote matrimoniale. Un vero must.
Nel mondo contadino, in Italia, la dote era una cassapanca con il classico corredo. Lenzuola, tovaglie, piatti, bicchieri, cose per la casa. Ma era una questione seria. Ed era una questione davvero molto seria nel mondo delle famiglie borghesi e ricche. Per farsi un’idea di come fosse il mondo delle donne in relazione al matrimonio, basta leggersi qualche classico. Jane Austen come le sorelle Bronte ci dipingono un mondo femminile che ruota intorno al matrimonio e alla maternità – che è prima di tutto un dovere – e che lascia poco spazio alla donna come individuo libero. Per quanto un personaggio come Elizabeth Bennet ci faccia intravedere uno spiraglio di luce, in quanto non sembra essere incentrata sui suoi doveri di donna e sull’ambizione di un matrimonio conveniente. Anche se, poi, il lieto fine prevede che si sposi con un uomo ricco.
Il mondo ai tempi dei grandi classici della letteratura è un mondo in cui, comunque, il matrimonio è e resta prima di tutto una transizione economica.
La dote, infatti, quando si tiravano in ballo grandi patrimoni economici, diventava parte di veri e propri contratti tra famiglie. E fu resa obbligatoria dal Codice Giustinianeo del VI secolo. La dote passava dalle mani dei genitori della sposa direttamente in quelle del marito. Quindi, di fatto, la donna non possedeva niente.
Nel 1865, il Codice Pisanelli eliminava l’obbligo della dote per le figlie femmine, ma non ne sanciva l’abolizione dell’istituto legale.
Che avvenne solamente con la riforma del diritto della famiglia del ’76, lasciando spazio ad un uso discrezionale. Allo stesso tempo, questo codice aboliva la possibilità di diseredare i figli e sanciva la parità di tutti gli eredi, indipendentemente dal sesso. E si, stiamo parlando del milleNOVECENTOsettantasei.
Simone de Beauvoir è una delle donne che si concentra sull’indipendenza economica come mezzo di emancipazione (vedi articolo). E anche Virginia Woolf credeva come imprescindibile l’indipendenza di una donna per la sua realizzazione come persona (per approfondire, clicca qui). Il mondo tra ‘800 e ‘900 era un mondo in mutazione, di prese di posizioni e cambiamenti epocali. Ma un mondo in cui le donne non possiedono niente, come possono queste essere indipendenti?
Arriviamo quindi a parlare – finalmente! – delle donne e l’eredità. La trasmissione dei beni, per tradizione, seguiva una linea patriarcale. Ed è per questo da additare come discriminatoria. L’unico avere materiale delle donne era quello della dote che, come abbiamo visto, era comunque destinata a finire nelle mani del futuro marito.
Come poteva, una donna, in un mondo del genere, riuscire a conquistarsi la sua indipendenza?
Perché l’indipendenza passa attraverso tanti canali, e tra questi ci sono anche la capacità di poter provvedere alle proprie esigenze materiali in prima persona. Un concetto elementare, ma sul quale non ci soffermiamo molto spesso. Non avere il diritto di ereditare, corrisponde al non avere il diritto di proprietà. Un diritto sancito dall’articolo 17 della dichiarazione dei diritti umani, che dice che ogni individuo ha il diritto di possedere dei beni, e nessun individuo può essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
Al giorno d’oggi, è per noi scontato che le donne possano non solo ereditare, ma anche avere la possibilità di procurarsi beni materiali con il proprio lavoro. Per quanto vi siano ancora molte discriminazioni nei confronti delle donne, proprio nel mondo del lavoro.
Speriamo e lottiamo per un mondo di pari opportunità.
Sofia Dora Chilleri