Uno dei tratti dominanti della poetica artistica di Gino Severini è il suo interesse per il dinamismo della danza e la figura femminile che assurge a simbolo di quest’arte applicata.
Dal 1910 al 1915 la danzatrice ricopre nell’immaginario dell’artista un simbolo del suo sentire nei confronti del rito collettivo. La danza quale emblema della vita moderna e fenomeno di costume dedito all’autocelebrazione. Espressione del nuovo e di una certa trasgressività, manifestazione di una simultaneità, stilema del sentire moderno.
La sua opera, “Danse du pan pan a Monico”,è resa suggestiva dalla scomposizione delle forme in tasselli colorati; l’effetto prospettico che rivela un movimento continuo, ripetitivo, potenziato da figure geometrizzate che sembrano allontanarsi e avvicinarsi dall’occhio dello spettatore, creando un’onda visiva.
Ritmica ripresa, ma con tecnica diversa, nel “Geroglifico dinamico del Bar Tabarin”, ove l’alternarsi di concavità-convessità delle forme cubiste, restituisce un effetto mobile armonico, a spirale, a chi lo osserva. L’anima futurista di Severini dopo queste rappresentazioni, si dirige verso un impianto di natura più astratta.
Le danzatrice raffigurate dopo il 1914 accolgono l’idea di spinte centripete e centrifughe, ma la contestualizzano all’interno del tema delle “Espansioni della luce”(già in nuce nel 1913), ovvero in un dissolvimento dello spazio-ambiente, tipicamente futurista, e in una convergenza simbiotica tra luce e colore. Quel che ora viene portato su tela è l’essenza stessa del ritmo della danza e la sua propulsione luminosa. Il ritmo è cadenzato.
Nel 1915, le vicende storiche relative al conflitto mondiale, esasperarono la poetica dell’artista che rappresentò delle ballerine pari a “fantocci disarticolati”, come burattini, senza anima, attraversate da tagli luminosi, prive di un ritmo armonico, silenti.
Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram che corre sono una, dieci, quattro, tre; stanno ferme e si muovono; vanno e vengono; rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale.
Costanza Marana