Nel 1987 venne alla luce una storia riguardante la famiglia reale di Inghilterra: due delle cugine prime di Elisabetta II erano affette da disabilità mentale e le loro date di morte erano state falsificate. Le cugine nascoste della Regina erano state ricoverate in un istituto psichiatrico e di loro non si seppe nulla per molti anni.
Le cugine nascoste della Regina erano affette da malattie mentali
Nerissa Bowes-Lyon, nata il 18 febbraio 1919 e Katherine Bowes-Lyon, nata il 4 luglio 1926 sono due delle figlie di John Herbert Bowes-Lyon e sua moglie Fenella. Le due ragazze erano cugine prime della Regina, essendo John il fratello di Lady Elizabeth Bowes-Lyon, Regina Madre. Della malattia mentale delle due ragazze non si sa molto non essendoci una documentazione precisa. È noto che nacquero entrambe con gravi disabilità di apprendimento e intellettive e che per questo motivo non impararono mai a parlare. Ricoverate in manicomio, al Royal Earlswood Hospital nel 1941, di loro non si seppe nulla fino a quando nel 1963 il “Burke’s Peerage”, il periodico che informava sullo stato della Famiglia Reale, diede la notizia della morte di Nerissa e Katherine, rispettivamente nel 1940 e 1961. Nel 1987 si scoprì la verità riguardante le cugine nascoste della regina Elisabetta: Katherine era ancora viva (morirà nel febbraio del 2014) e Nerissa era morta solamente l’anno precedente, ma la loro storia rimase comunque avvolta nel mistero.
Come per tutti gli altri aspetti della storia, del ricovero nell’istituto delle due consanguinee della Regina si sa poco. Dagli archivi risulta che le ragazze non ricevettero visite da parte della famiglia e che le cure, probabilmente, non fossero sufficienti essendo il personale ridotto rispetto al numero dei ricoverati.
Il Royal Earlswood Hospital
Il Royal Earlswood Hospital nacque nel 1847 dalla volontà di Ann Serena Plumbe di dare assistenza alle persone affette da malattie mentali. L’istituto è fin dalla sua nascita legato alla famiglia reale inglese, in quanto la Regina Vittoria stanziò una somma importante per permettere l’ampliamento dell’edificio. L’ospedale accolse fin da subito pazienti di tutte le età, compresi ragazzi molto giovani e vide all’interno dello staff la presenza, tra il 1855 e il 1868, di John Langdon Down, dal quale prende il nome, appunto, la sindrome di Down.
L’attività di questa tipologia di ospedali vide un brusco arresto in Inghilterra a seguito dell’introduzione della politica del “Care in the Community”, una pratica che incitava l’uscita dagli istituti specializzati delle persone affette da disabilità mentali in favore di una cura più personalizzata e, soprattutto, più umana. La nuova politica auspicava al reinserimento all’interno della comunità dei pazienti, preferendo la cura casalinga a quella istituzionale. Oltre a questi obiettivi c’era la volontà da parte del governo di migliorare i servizi e le cure all’interno dei centri. L’agenda della “Community Care” prevedeva sei punti fondamentali: la costituzione di un Ministero di Stato; la responsabilizzazione delle autorità locali nei confronti delle cure fornite dai centri; lo stanziamento di fondi da parte del governo centrale per la ricerca; l’assegnazione di compiti precisi ai veri dipartimenti; la promozione di aiuti provenienti da settori indipendenti attraverso reclutamento di volontari e privati; la responsabilità dei servizi sociali nei confronti della registrazione e dell’ispezione dei vari centri. In realtà, in un periodo iniziale, intorno agli anni Cinquanta non si registrò un consenso consistente rispetto a questa nuova pratica e nonostante gli aiuti stanziati per favorirla, era sempre costante il numero dei pazienti ricoverati nelle diverse residenze specializzate del Paese. Con il susseguirsi degli anni, l’opinione pubblica fu sempre più informata sulle attività degli istituti. Grazie alle numerose pubblicazioni derivanti da studi approfonditi di studiosi ed esperti emersero le pratiche inumane, tra le quali frequenti torture a cui erano sottoposti i malati. A questo si aggiunsero le tante scoperte scientifiche grazie alle quali i medici si resero conto dell’inutilità della sofferenza inferta ai pazienti. La visione delle malattie mentali stava dunque cambiando in Inghilterra e in Europa.
Dopo un periodo di decadenza, nel marzo del 1997 Il Royal Earlswood chiuse e Katherine Bowes-Lyon fu trasferita in una casa di cura in Surrey, vicino Londra. Quello che non è chiaro è il perché dell’isolamento in cui continuò a vivere la cugina della Regina nel momento in cui la sua storia fu resa pubblica. Entrambe le sorelle morirono in solitudine nei diversi ospedali, le loro tombe sono identificate da due semplici croci, la croce di Nerissa non porta nemmeno il suo nome scritto sopra.