Le crisi ci danno la nostra misura. Ci dicono chi siamo o chi siamo diventati. Quella afghana ci restituisce l’immagine di un Occidente sfigurato, ridotto ai minimi termini, dalla propaganda nazional-populista.
Probabilmente etero-diretta ed etero-finanziata. Certamente funzionale agli obiettivi strategici di superpotenze, o aspiranti tali, basate su valori che non sono i nostri. Per capirlo, basta chiedersi a chi possa convenire un Occidente disunito e chiuso a difesa dei propri confini. Un’America, in particolare, ridotta all’isolazionismo. Ormai mutata nella propria percezione di sé.
Intendiamoci, la riconsegna dell’Afghanistan ai talebani è stata decisa da Donald Trump. Messa nero su bianco negli accordi di Doha del febbraio del 2020. Joe Biden, però, non ha fatto nulla per cambiarla. Semplicemente perché era troppo popolare; perché era quello che volevano gli elettori americani, compresi quelli che hanno votato per lui. Tutti ormai condizionati dall'”America first”e dall’interpretazione micragnosa data a quello slogan nato, non a caso, negli anni 30. Il pensiero che ha informato anche l’ultimo discorso di Biden. Uno dei peggiori che abbia mai sentito pronunciare a un presidente americano. America, America e ancora America. I suoi “interessi nazionali”. La sua “sicurezza nazionale”. La sua “lotta al terrorismo”. Senza una parola, un grazie, agli alleati degli Stati Uniti.
Per gli italiani ed europei morti al seguito dell’avventura americana in Afghanistan. Europei, questo è il messaggio di fondo, che non devono più aspettarsi molto da Washington. Neppure di essere consultati prima di certe decisioni.
Una realtà di cui possiamo prendere atto in due modi. Restandocene divisi a pagare il prezzo di scelte fatte da altri o decidendoci, finalmente, a creare una vera Unione politica. Magari pensando anche alle parole di Dario Fabbri, il consigliere scientifico di Limes. Euroscettico, a dir poco, nel suo commento irride agli europei (che pure secondo lui non esistono) unici a prestare attenzione a qualcosa di tanto irrilevante quanto i diritti umani. A me sembra un titolo di merito. Di più. Uno dei caratteri fondanti di uno stato di cui mi piacerebbe essere cittadino.