Le Corbusier è lo pseudonimo dell’architetto, pittore, redattore e designer svizzero naturalizzato francese Charles-Edouard Jeanneret.
E’ considerato uno dei pionieri dell’architettura moderna influenzata dall’era industriale. Le sue architetture valorizzano l’uso del cemento armato, la materia prima delle sue costruzioni.
Dalle insulae romane alle case degli operai
Durante l’epoca industriale le abitazioni dei lavoratori erano costruite per ospitare le numerose famiglie che dalle campagne si spostavano nelle città per impiegarsi nelle fabbriche. Le abitazioni industriali ricordano le insulae romane: i complessi di case popolari che potevano raggiungere anche i cinque piani, ai piedi delle quali vi erano le botteghe. A differenza delle case popolari romane, dopo l’avvento della rivoluzione industriale, Le Corbusier e molti altri architetti decidono di adoperare nuovi materiali come il cemento armato, il ferro, l’acciaio e il vetro.
Fatto per gli uomini, fatto a misura d’uomo,
con la robustezza delle tecniche moderne,
che mostrano il nuovo splendore del cemento grezzo,
per mettere le strabilianti risorse di quest’epoca al servizio della casa.Le Corbusier
Vi ricordate quando venivano costruite le case degli operai adiacenti alle fabbriche? Necessarie poiché la vita dell’operaio era sfruttata da un lavoro che lo impegnava dalla mattina presto alla sera tardi. Per questa categoria di lavoratori vivere accanto al luogo di lavoro era la soluzione più funzionale.
Oggi la struttura di molti complessi popolari non è cambiata, spesso sono rimasti gli stessi. Pensate a quanti, durante quest’ultima pandemia, sono stati costretti nei loro piccoli appartamenti stipati in grandi complessi abitativi popolari costruiti con il cemento tra il cemento.
Uno spirito nuovo di fare architettura e arte
Nei primi anni del 1920 Le Corbusier ed il pittore e studioso Amédée Ozenfant creano una rivista d’arte e architettura chiamata L’Esprit Nouveau, ovvero il nuovo spirito. Qui, fra le varie, verranno pubblicati una raccolta di saggi nominati Vers une architecture (Verso una nuova architettura), nei quali Le Corbusier esprime la sua idea di architettura moderna. Lui stesso definisce la casa come una macchina da abitare, ovvero uno strumento per abitare. La sua idea prevedeva di realizzare le abitazioni seguendo forme geometriche elementari ottenute grazie alle nuove possibilità offerte dal calcestruzzo armato.
Costruzioni anti estetiche
Infatti per far sì che queste macchine da abitare fossero pratiche, erano progettate con semplici linee strutturali, per una concreta funzionalità che non si preoccupava dell’apparenza estetica. Purtroppo questa rigorosa geometria in cemento ha fatto sì che venissero eretti grossi complessi anti estetici che uno accanto all’altro, nel tempo, hanno reso un grigio paesaggio urbano sprovvisto di natura.
Le città per tutti
Nel Progetto per una città di tre milioni di abitanti Le Corbusier voleva infatti risolvere il problema dell’incremento della popolazione rispetto allo spazio disponibile delle città, organizzando in maniera pratica le vie di scorrimento dei mezzi di circolazione, senza tralasciare le aree verdi.
Nonostante i buoni propositi funzionali dell’architetto, non possiamo definire la sua radicale scelta di costruire in cemento un’operazione sostenibile nel tempo. L’architettura di Le Corbusier e dei suoi colleghi ha influenzato le generazioni di architetti a venire, lasciando un’eredità di cemento che ancora oggi compone le nostre città, costituite di pesanti edifici dai colori poco allegri e spesso trascurati.
Modulor, l’uomo è l’unità di misura
Le Corbusier, seguendo l’idea proporzionale dell’uomo vitruviano, ha progettato le sue costruzioni utilizzando l’uomo come unità di misura: il modulor ( modulo + or , ovvero sezione aurea). Questa unità di misura corrisponde ad un uomo alto all’incirca 1,80 m con un braccio alzato.
Unité d’Habitation a Marsiglia
L’Unité d’Habitation è un grande edificio in cemento ideato dall’architetto francese per sopperire alla mancanza di abitazioni dopo la rovina della Seconda Guerra Mondiale. La costruzione racchiudeva gli ideali di Le Corbusier diventando una sorta di città verticale.
Il progetto realizzato non fu apprezzato da tutti e venne poi soprannominato “la casa dei matti” o appunto il “cubo di cemento”. Nonostante ciò è diventato un monumento storico nel 1995 e Patrimonio dell’Unesco nel 2006.
Dalle città alle campagne
Oggi sono molte le persone che scappano dal grigiore delle città per rifugiarsi in spaziose case in mezzo al verde oltre ai confini cittadini. Mentre la classe media e gli immigrati si ritrovano a vivere in “città armate” composte da appartamenti geometrici costruiti letteralmente a misura d’uomo.
Forse quando si lavorava 10 ore al giorno le abitazioni post industriali erano funzionali e utili per sopperire ad un bisogno pratico, ma oggi il bisogno degli uomini è cambiato. Le case necessitano spazio e comodità, sia per ospitare il lavoro direttamente da casa sia per il tempo libero di grandi e piccoli.
Forse il calcestruzzo sta segnando la fine del suo tempo. Tra ponti che crollano, edifici scolastici pericolanti e costruzioni da demolire sono molti coloro che sognano case immerse nel verde con ampi spazi in cui esprimere la propria umanità.
Come vedete le città del futuro?
Cristina Meli
Le case del futuro io lo vorrei nel verde. Sempre nel verde.
Mio padre era ingegnere edile specializzato in calcoli in cemento armato e strutture in ferro.
Diceva sempre che le migliori case sono quelle d’epoca, ben ristrutturate. E io concordo.
Case con muri solidi.
Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma sogniamo un futuro verde, dai.
Bellissimo questo tuo articolo, Cristina.
E’ sempre un grande piacere leggerti,
Marina
Ciao Marina! E’ vero, ci vogliono case con solide mura per tutti, concordo con il tuo commento. Spero che gli architetti contemporanei e del futuro smettano di progettare grossi cubi in cemento e che optino per soluzioni migliori. Grazie, a presto
Sarebbe stupendo!
Non fu solo nelle costruzioni, ma a un certo punto la società perse il gusto del bello. E le costruzioni ne sono il simbolo più emblematico. Della praticità si fece unica virtù.
Attualmente vedo un recupero del bello, la mentalità del “basta avere il tetto e una casa comoda” sta lasciando il posto a un recupero estetico.
Ma il cemento armato è materiale resistente, per molto i casermoni resteranno a testimoniare un’epoca.
Ciao Stefano! Hai ragione l’estetica sta ritrovando il suo posto con le nuove generazioni di architetti contemporanei. Speriamo sempre in meglio. Grazie per il commento, a presto