Le beatitudini dei sognatori e delle sognatrici

La meta? Forse morirò direttore di banca, o abate, o vescovo. È indifferente. La meta è questa: mettermi sempre là dove io possa servir meglio, dove la mia indole, la mia qualità, le mie doti trovino il terreno migliore, il più largo campo d’azione.
Hermann Hesse

fly away
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La difficoltà dello scrivere consiste sempre nell’iniziare. Per me almeno è così. In treno, alla fermata dell’autobus, durante la pausa pranzo, in piena notte, da chissà dove saltano su dei pensieri, delle idee che fan mordere le mani per l’impossibilità di segnarsele subito… e quando ci si trova finalmente davanti al foglio bianco, non si sa da dove iniziare. A volte, ci si chiede se si deve iniziare. Quanti canestri nel cestino con i fogli accartocciati! Scrivere, come ogni arte, è un rischio. Il rischio di ritrovarsi vuoti, vuote, senza più pensieri, senza più quelle parole che fino a poco tempo prima erano così chiare nella mente. Il rischio di arrabbiarsi con se stessi, con se stesse, e con la propria incapacità di dar forma a ciò che si ha dentro.

Scrivere, come vivere, è una scommessa. Un lancio di dadi supponendo come potrebbe andare, azzardando una vittoria o temendo una sconfitta. O una carta vincente giocata come si fa con l’occasione che tanto si è attesa, con l’astuzia e con la concentrazione con cui si degnano le scelte importanti. Scrivere è come svegliarsi da un assopimento e rendere i propri sogni una realtà, la realtà. Scrivendo, tutto diventa possibile poiché si permette e si assiste all’evoluzione dell’idea, al suo divenire un qualcosa di reale, che esiste e che, proprio perché tirato fuori, ci appartiene più di prima. Proprio come i sogni, che son fatti di farina da lavorare, far lievitare per poi vederli crescere ed assumere la forma di qualcosa da gustare, fino in fondo.

Ecco. Ho iniziato. Ed è questa la parola che, nella mia mente, s’è fatta spazio tra tutte le altre: SOGNI.

I sogni. Benedetti i sogni e benedetti(e) coloro che, coraggiosi(e) ed imperterriti(e), continuano a sognare! Non manca chi attenta ai sogni, chi invade i campi in cui i mulini macinano la sostanza di cui essi sono fatti, chi saccheggia le riserve di tutto ciò che occorre per la loro realizzazione. La forma di protesta più efficace consiste nel perseverare. Nel ricominciare quando non resta più nulla da salvare. Nel recuperare forze e strumenti e rimettersi a lavoro. Perché si sa, la vera forza è in colui (in colei) che non ha paura di essere annientato(a), in colui (in colei) che non avverte il timore di perdere né si arrende davanti alla falsità e alla perversione che favoriscono i facili traguardi.

La storia dell’Uomo e della Donna non avrebbe senso e non avrebbe avuto seguito se loro avessero perso la fiducia in loro stessi, in loro stesse, e nelle loro capacità: la caparbietà umana è la mano che da sempre spinge la Terra, che da sempre le permette di ruotare. Anche la Terra si sarebbe annoiata senza sogni in cui credere e senza storie da raccontare! Continuiamo a scrivere questa storia avvincente e sempre piena di sorprese. Coltiviamoli, i nostri sogni. Anche e soprattutto quando questo risulta complicato e folle.

Beati i folli e le folli! Beati i sognatori e le sognatrici! Beati coloro ai (alle) quali verranno sbattute le porte in faccia o quando queste non gli (le) verranno neanche aperte; quando saranno sottovalutati(e) per favorire altri(e). Beati i sognatori e le sognatrici, quando chi detiene il potere cercherà di convincerli(e) di essere incapaci solo per non esser sinceri con se stessi ammettendo la propria perversità; quando guardandosi intorno, scomodo sarà il posto nell’ultima fila e quando allungando il collo vedranno lì, di nuovo, ancora una volta, i tanti “loro”, a godersi lo spettacolo dai primi posti. E beati i sognatori e le sognatrici, quando al mattino apriranno gli occhi e sentiranno sulle loro labbra il sapore della verità. Quando abbandonando il letto, riscopriranno la forza della dignità nei muscoli delle loro gambe. Quando rimettendosi in cammino, il loro sguardo godrà dell’incanto di un nuovo orizzonte da ammirare. E verso cui allungare il passo.

Beati i sognatori e le sognatrici, quando saranno capaci di liberare il loro spirito dalla rabbia e dallo scoraggiamento. E beati, beate loro quando, con il coraggio dei veri eroi, sapranno reinventare e reinventarsi, riprendendo dal punto in cui s’erano fermati(e). Credendoci. Credendo in loro stessi, in loro stesse, nel loro talento, in tutto ciò che è per loro possibile. Credendo nei loro sogni.

Possono fallire le aziende ma non la Persona. Possono vincere i falsi sistemi e gli imbrogli ma non lo scoraggiamento. Possono diminuire le possibilità di lavoro ma non le possibilità che ciascuno deve rendere a se stesso, a se stessa, sempre. Non esistono il tempo buono e il tempo avverso per sognare: l’intera esistenza è criterio temporale per definire la possibilità di realizzazione di ciò che si desidera; non c’è crepuscolo che oscuri gli orizzonti più affascinanti e non esiste essere umano che abbia realmente il potere di distruggere il luogo in cui ogni Persona si rivela a se stessa in tutto ciò che è: il suo spirito. Non bisogna mai perdere di vista la propria anima né restar sordi, sorde, ai suoi richiami e né tanto meno abbandonarla in balia delle stoltezze: nulla ci appartiene più di essa. Stravolta, stanca, arresa… avrà bisogno di nervi, muscoli ed ossa forti per rimettersi. E la cura più efficace è la capacità di continuare a sognare, non con gli occhi stretti ma con i pugni stretti. Di chi sa che alla fine, che prima o poi, che inevitabilmente, sarà la verità a vincere.

Beati i sognatori e le sognatrici, quindi, quelli(e) veri(e), quelli(e) onesti(e), quelli(e) che perseverano nell’autenticità; quelli(e) che l’unico punto verso cui puntano il dito è in alto, per indicare il cielo; quelli(e) capaci di umiltà e dignità; quelli(e) che con semplicità migliorano ogni giorno di più; quelli(e) che si riconoscono dallo sguardo che sembra sempre vedere qualcosa che nessun’altro vede; quelli(e) che hanno voglia di parlare e di scrivere e di raccontare non per smania di celebrità ma perché quello che resta dentro brucia; quelli(e) che non hanno paura delle diverse stagioni storiche perché sanno trovare in ognuna di queste un pezzo di azzurro; quelli(e) che non stanno ad ascoltare le statistiche perché preferiscono investire il loro tempo in altre occupazioni; quelli(e) che dai bambini e dalle bambine imparano che vince chi rischia correndo verso il muro urlando “liberi tutti!” e non chi se ne sta nascosto(a); quelli(e) che dalle persone anziane apprendono che è meglio viversela per bene la Vita: scegliendo per bene le parole con cui comporre la propria storia, tenendosela stretta la bellezza che s’incontra, credendo e battendosi per i valori che fanno di una persona, una Persona giusta, e avendo sempre fiducia in se stessi, in se stesse.

Sarà tutto questo a dare il ritmo al bastone che un giorno batterà sul pavimento, ai piedi di una Vita che non potrà tornare indietro.

Nessuno si privi della gioia di sognare. Nessuno cerchi di privarcene.

 

Deborah Biasco

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