Le bande criminali di Haiti stanno facendo vivere al Paese un periodo di insicurezza generale senza precedenti. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che Port-au-Prince ha raggiunto livelli di sicurezza paragonabili a quelli di un Paese in guerra. Le bande criminali controllano circa l’80% dell’area metropolitana della capitale haitiana. I residenti sono allo stremo, tanto che, quando riescono, si fanno giustizia autonomamente: questa settimana hanno linciato e dato fuoco a 13 persone sospettate di far parte di una gang.
Il capo dell’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti (BINUH), Maria Isabel Salvador, ha recentemente dichiarato che le bande criminali di Haiti stanno aumentando drammaticamente le loro violenze. Nei primi tre mesi di quest’anno, infatti, sono stati segnalati 1.674 episodi criminali gravi. Primi tra tutti omicidi, ma anche stupri, rapimenti e linciaggi. Nello stesso periodo dell’anno precedente se ne contavano 692.
Solo nelle giornate tra il 14 e il 19 aprile, i combattimenti tra bande rivali hanno causato 70 morti a Port-au-Prince, capitale del Paese. Qui opererebbero liberamente e impunemente circa 200 gang criminali.
La violenza delle bande criminali è vertiginosamente aumentata in seguito all’assassinio del presidente Jovenel Moise, nel luglio 2021. La sua uccisione ha creato un vuoto di potere nel Paese caraibico, rendendo ancora più problematico il già difficile controllo del territorio.
La situazione politico-sociale
Il popolo di Haiti continua a soffrire di una delle peggiori crisi dei diritti umani degli ultimi decenni e di una grave emergenza umanitaria.
Queste sono le parole che si possono leggere nel rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 24 aprile, riguardante l’attuale situazione haitiana.
La drammatica situazione politico-sociale di Haiti è il frutto di svariati elementi combinati insieme. Per secoli Paesi stranieri si sono intromessi negli affari haitiani, sfruttando territorio e popolo. Il Paese caraibico è stato per decenni amministrato da governi corrotti e dittatoriali. Numerosi disastri naturali hanno ripetutamente sconvolto il tessuto economico-sociale, tra i quali ricorderemo sicuramente tutti il terremoto del 2010, che ha devastato l’intero Paese e ucciso oltre 200mila persone.
Dal 2021, il leader de facto di Haiti è Ariel Henry. Il primo ministro, però, non è mai riuscito ad ottenere alcuna legittimazione in quanto entrato al potere solamente per essere stato scelto da Moise come suo successore. Questo non ha permesso una transizione politica e ha di fatto creato un vuoto di potere che non permette di arginare la crescente violenza dei gruppi criminali volta a controllare il territorio.
Ulrika Richardson, coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite ad Haiti, ha dichiarato:
La popolazione di Port-au-Prince si sente sotto assedio. Le persone non possono e non vogliono più lasciare le loro case per paura della violenza delle armi e del terrore delle bande.
I diritti umani delle persone che vivono nelle zone controllate dalle bande sono sistematicamente violati. L’accesso alle strutture sanitarie è molte volte impossibile, numerose scuole vengono chiuse perché prese d’assalto dalle gang e l’insicurezza alimentare è dilagante.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha recentemente affermato che l’insicurezza a Port-au-Prince “ha raggiunto livelli paragonabili a quelli dei Paesi in conflitti armati”, aggiungendo che “dall’inizio del 2023, 22 agenti di polizia sono stati uccisi dalle bande”.
I residenti, stremati, cercano di salvaguardarsi autonomamente dalle bande criminali
Maria Isabel Salvador avverte della crescente violenza delle gang che si contendono il controllo dei quartieri della capitale haitiana. Ha poi sottolineato che i residenti molto spesso decidono di salvaguardarsi autonomamente, come accaduto nei giorni scorsi.
Questa settimana, infatti, la polizia nazionale di Haiti ha fermato e poi perquisito un minibus con a bordo 13 sospetti membri di una banda criminale. I poliziotti hanno dichiarato di aver sequestrato oggetti di contrabbando e armi. In una modalità non ben chiarita, durante le perquisizioni delle autorità, una folla di residenti si è impadronita del gruppo di sospetti e ha dato sfogo alla sua rabbia. Come dimostrano numerosi video che girano in rete, i residenti hanno prima linciato e lapidato i 13, per poi cospargerli di benzina e dato loro fuoco.
L’appello di Ariel Henry e l’appoggio delle Nazioni Unite
Già nell’ottobre 2022, il leader de facto di Haiti Ariel Henry ha fatto richiesta alla comunità internazionale affinché contribuisse alla creazione di una forza armata specializzata per contrastare le bande criminali che tengono di fatto in ostaggio il Paese.
La richiesta ha avuto il sostegno delle Nazioni Unite. Recentemente, infatti, il segretario generale Antonio Guterres ha sottolineato la necessità di un immediato dispiegamento di forze armate internazionali per gestire la difficile situazione haitiana. Maria Isabel Salvador ha avvertito che l’escalation delle violenze e l’instabilità di Haiti potrebbe facilmente estendersi anche ai Paesi vicini.
Molti leader della società civile haitiana hanno però respinto l’idea di un intervento internazionale, dichiarando che il passato ha dato prova che le forze straniere causano problemi più che dare soluzioni. In ogni caso, per ora, nessun Paese si è mostrato disponibile a dare un massiccio sostegno ad Haiti, causa forse la complessità della missione.