Una scoperta incredibile che appare anche la più economica e sostenibile
Le balene potrebbero essere la soluzione al problema legato al cambiamento climatico. Secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, le balene sarebbero in grado, con il loro respiro, di assorbire il 40% di tutta l’anidride carbonica prodotta nel mondo. Si tratterebbe di 37 miliardi di tonnellate, un lavoro per il quale dovrebbero essere investiti 1700 miliardi di alberi, un numero abnorme che equivale a quattro foreste amazzoniche.
Ma come fanno?
Lo studio spiega che le balene grazie alla loro abitudine di salire in superficie e poi scendere in profondità, portano in superficie e smuovono i minerali presenti negli abissi. Tali minerali permettono lo sviluppo del fitoplancton, la sostanza che “mangia” l’anidride carbonica: secondo gli esperti, il plancton è tanto più abbondante, quante più balene ci sono nei dintorni.
Per avere un’idea di quanto Co2 può catturare durante la sua lunga vita, questo cetaceo riesce ad accumulare in un anno, in media, 33 tonnellate di Co2, mentre un albero appena 21 kg.
L’importanza delle feci di balena
Stephen Nicol della Divisione Antartica Australiana, che ha seguito lo studio, ha mostrato inoltre che la cacca di balena contiene “enormi quantità di ferro”, sostanza che favorisce la crescita del fitoplancton. Fa poi una riflessione sulla caccia alle balene (il Giappone, ad esempio, ha da poco ripreso la caccia alle balene a scopi commerciali, dopo 31 anni di interruzione): prima di questa disumana attività, le feci di balena rappresentavano circa il 12% del ferro presente sulla superficie dell’Oceano Antartico. Se solo l’uomo riuscisse, per una volta, a non distruggere quello che la natura crea in modo così perfetto.
Una scoperta economica e sostenibile
Questa scoperta appare incredibile e allo stesso tempo economica: fattore non secondario visti i recenti studi sulla fattibilità degli interventi per contrastare il riscaldamento globale. Trovare modi efficaci per ridurre la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera senza provocare impatti devastanti non è facile; inoltre, è difficile trovare i fondi necessari per adottare le tecnologie necessarie. Le soluzioni alternative dell’uomo per combattere la temperatura globale possono essere costose ed avere ricadute economiche e sociali importanti: rincari dei prezzi, riassetti industriali difficili da affrontare, rischio chiusure di aziende e perdita di posti di lavoro. E tutto questo, avverrebbe a un livello globale.
Anche se al momento è oggetto di studio il fatto di capire quanto il riscaldamento globale dipenda dalle azioni dell’uomo, è fuori dubbio che una riorganizzazione totale del sistema produttivo incentrata esclusivamente su un’economia circolare aiuterebbe; ma questo necessita di tempi medio-lunghi, un orizzonte temporale che il nostro ecosistema non può sostenere (sono 11 gli anni di tempo che abbiamo per cambiare il trend ambientale, secondo gli studiosi).
La soluzione delle balene, quindi, appare come un miracolo. E andrebbe caldeggiata. Lo studio dice che “avere anche solo l’1 per cento in più di plancton nei mari significa assorbire centinaia di milioni di tonnellate di Co2 l’anno”.
La scelta delle balene, che vivono e si muovono spontaneamente nei mari, appare decisamente più sostenibile.
Marta Fresolone