Lo stupro di Rimini aveva svelato l’animo femminista di grossa fetta della popolazione italiana. Ora, dopo i fatti di Firenze, i dati si sono ribaltati e sono tornati a mostrare lo squallore della società in cui viviamo.
Solo pochi giorni fa il web, in seguito ai fatti di Rimini, si era popolato di femministi e forcaioli.
Oggi, quei stessi giustizialisti, sono diventati garantisti e maschilisti. Gli sprezzanti commenti dedicati ai carnefici di Rimini, alcuni meramente razzisti, si sono rivoltati ora sulle due ragazze americane vittime, forse, di violenza sessuale da parte di due carabinieri.
Tutti sono innocenti, fino prova a contraria, e questo vale anche per i due rappresentanti delle forze dell’ordine fiorentine. Quello che è intollerabile è la differenza di “trattamento” che varia a seconda delle vittime e a seconda dei presunti colpevoli.
Solo settimana scorsa avevamo pubblicato un articolo che denunciava la società maschilista in cui viviamo e come, in assenza di stranieri da accusare, le vittime erano attaccate e insultate.
“Come si vestono”, “Cosa ci fanno in giro fino a tardi”, tutte le attenuanti possibili a giustificare i carnefici o quanto meno a dargli le attenuanti. Il caso di Firenze conferma esattamente questa tesi.
Come sempre è Facebook a mettere in mostra il peggio della natura umana ed è lì che troviamo i commenti più aberranti e maschilisti.
Il fattore più preoccupante è che la maggior parte delle offese alle due ragazze arrivano proprio dal gentil sesso anche se le signore in questione di gentile hanno ben poco.
Da anni, dopo ogni stupro, le offese sono sempre le stesse. Riguardanti agli usi delle vittime, al vestiario e alle “presunte” abitudini. Sempre le stesse, questo significa che le campagne di sensibilizzazione o non sono abbastanza o la cultura delle persone a cui sono rivolte sta rasentando i minimi storici.
Era solo domenica scorsa che la sorella di uno degli stupratori di Rimini veniva insultata nello stesso modo solo per l’unica colpa di avere una parentela con il delinquente. In questo caso si aggiungevano anche gli insulti razzisti dovuti alla carnagione della povera ragazza.
Come è possibile rimuovere questo pensiero maschilista dalla testa delle persone se sono addirittura le donne, come vediamo dai commenti sopra riportati, a diffonderlo?
Come è possibile dare un freno a questi crimini, che sono sempre più, se nella maggior parte dei casi si incolpa la vittima e si tende a dare le attenuanti ai carnefici?
Usciamo un attimo dalla questione maschilismo per concentrarci sull’intervento, tardivo, di ieri sera di Matteo Salvini e soffermandoci sull’incipit.
In Italia ci sono più di 100.000 Carabinieri che fanno bene il loro lavoro.
Hanno tutta la mia stima, guai a chi li tocca.
Se due di questi a Firenze, in divisa e in servizio, hanno fatto sesso con due ragazze, anche se queste erano d’accordo, hanno fatto un errore enorme e dovrebbero immediatamente lasciare il lavoro e la divisa”
Condivisibile il fatto che non si debba generalizzare e ci viene anche quasi stupore nel vedere questa dose di buon senso in una persona che praticamente mai l’ha dimostrato. Sorge spontaneo un quesito. Perché non ha iniziato nello stesso modo il post sul caso di Rimini?
“In Italia ci sono circa 5 milioni di stranieri che non si sono macchiati di crimini. Se 4 di questi hanno commesso un crimine non va influire sulla fedina penale degli altri”.
Sarebbe stato indubbiamente in contrasto con la sua campagna politica. Una campagna politica che per essere vincente sembra dover essere legata strettamente alla discriminazione e alla paura verso lo straniero. Non a caso anche Renzi e i suoi discepoli hanno optato per questa carta rispolverando vecchi slogan leghisti.
Se Laura Boldrini, dopo i fatti di Rimini, avesse esordito con “In Italia ci sono milioni di stranieri innocenti. Hanno tutta la mia stima, guai a chi li tocca” avremmo avuto le peggio dimostrazioni di violenza verbale.
La conclusione è che l’opinione popolare non esiste più ma è diventata opinione populista. Le solite frasi. I soliti comportamenti. La fraternizzazione con la vittima, che dovrebbe essere universale, solo quando il carnefice ci è antipatico. La giustificazione del carnefice quando è un connazionale. La discriminazione delle donne colpevoli di attirare e provocare lo stupro.
Atteggiamenti che si ripetono e che non cessano. Forse è proprio da qui che dobbiamo cominciare a migliorarci per evitare di leggere notizie di cronaca sempre più aberranti.
Christian Gusmeroli