George Frederic Watts (1817-1904) solca il campo ottocentesco con la sua arte intrisa di simbolismo e si configura quale artista originale all’interno di un dialogo passato-presente.
Di umili origini, comincia precocemente a defilarsi quale pittore valido nell’alveo della Royal Academy.
Significativo sarà il bagaglio espressivo che raccoglie in Italia dove avrà occasione di visitare la Cappella Sistina e la Cappella degli Scrovegni. L’imprinting di Michelangelo e Giotto esaltano il suo desiderio stilistico, che rimane comunque nettamente legato all’aura di Dante Gabriel Rossetti.
L’estetismo è la sua dimora e sostiene le sue tele che evocano un mondo parallelo, dove si celebra un’epica idealista.
Watts sposa una concezione artistica intrisa di misticismo, dove l’opera ha la missione di essere un tassello religioso in un dialogo moderno. Un elemento rituale che approda a contenuti alti al servizio del pensiero moderno.
L’artista sente di ricoprire un ruolo ufficiale con la sua arte che deputa subordinata al pensiero. Costui desidera risvegliare la nobiltà che risiede nell’animo umano, sopita dagli eventi contemporanei. Il passato al servizio di un rinnovamento del presente.
Il potere immaginifico delle sue metafore visive, immerse in una sorta di fluido atemporale, donano dei nuovi occhi allo spettatore. Watts vuole sensibilizzare l’osservatore destando la sua fantasia, portandolo così alla conoscenza.
La sua attività ha una precisa deriva moralistica e didattica. E’ attratto dalla modernità e vuole connotarla di un senso nostalgico.
Le metafore di Fede, Allegoria, Speranza, Morte costellano le sue tele, dominate da schemi classici.
Il suo “Minotauro” è una rielaborazione mitologica originale nella sua narrazione. La sgradevolezza dell’elemento mostruoso, ibrido, inserita in un’atmosfera malinconica. L’effetto è singolare, poiché l’animale ripreso, voltato verso l’orizzonte, conferisce un’aura grottesca alla scena, profondendo uno stato d’animo di inquietudine.
Dipingo idee, non cose. La mia intenzione non è tanto di realizzare dipinti piacevoli all’occhio, quanto di suggerire grandi pensieri rivolti all’immaginazione e al cuore