Le abitudini alimentari dell’Occidente dannose per l’ambiente sono più numerose e più impattanti di quanto si immagini. Il fenomeno va ben oltre i danni ambientali connessi al processo di produzione della carne di cui si è tanto parlato. A ben vedere infatti, tra i peggiori nemici dell’ambiente figurano anche prodotti il cui consumo si è paradossalmente incrementato proprio negli ultimi anni. Questo dato allarmante è indice della profonda inconsapevolezza con cui i consumatori indirizzano la loro domanda di mercato.
Per fare qualcosa di concretamente utile per il nostro pianeta non basta scendere in piazza e manifestare a gran voce. Prima di questo, abbiamo la responsabilità di assumere uno stile di vita sostenibile e rispettoso dell’ecosistema. Informarsi è il primo passo verso il raggiungimento di questo cruciale obbiettivo.
Mangiare alla moda: il boom della domanda di avocado
A molti non piacerà, ma cominciamo con il superfood per l’eccellenza: l’avocado. L’avocado è un frutto tropicale che si produce in Sud America. Da oltre un decennio ormai, in Italia e in tutta Europa il consumo di avocado è aumentato vertiginosamente, complice la sempre maggiore popolarità della cucina esotica. Popolarità tale da influenzare in maniera determinante le abitudini alimentari di noi occidentali.
Inutile dire che all’aumento della domanda di avocado è corrisposto un forte incremento della produzione e dell’esportazione del medesimo prodotto. Centinaia e centinaia di ettari di terra sono stati destinati alla coltivazione di questo frutto. Fenomeni di deforestazione e conversione di intere aree verdi in coltivazioni di avocado sono stati riscontrati in tutto il Sud America (in particolare in Messico, Perù e Cile) , con grande danno per l’intero ecosistema, la cui stabilità dipende anche dalla capacità degli alberi di abbassare la quantità di CO2 presente nell’atmosfera.
Impoverimento del territorio e un peso che grava sui popoli sud americani
L’avocado ha inoltre un costo idrico davvero notevole. E questo fattore non è rilevante soltanto per la questione ecologica. In Cile infatti, l’acqua è stata oggetto di una totale privatizzazione. In altre parole, come ogni altro bene, spetta a chi può acquistarla. E nelle zone più aride della nazione, il paradosso è che spesso le persone più povere ricevono meno acqua di quanta ne riceva questo frutto! Quanto visto finora concerne inoltre la sola fase della produzione di avocado. Va poi tenuto in considerazione anche l’inquinamento derivante dall’esportazione, e quindi dal trasporto del frutto dall’America Latina agli stati europei.
In definitiva, pur di far arrivare l’avocado sulle nostre tavole, la coltivazione e l’esportazione di avocado non solo stanno peggiorando le condizioni ambientali del pianeta, ma influiscono anche sulle condizioni di vita di molte persone.
Il caso della quinoa
Sempre dal Sud America arriva un altro alimento che ha ormai trovato uno spazio non indifferente nelle abitudini alimentari dell’Occidente: la quinoa. Si tratta di una pianta erbacea coltivata nelle Ande dalle caratteristiche nutritive notevoli, ricca di proteine e di carboidrati complessi. Anche il consumo di questo alimento si è incrementato molto negli ultimi anni.
Molti di coloro che scelgono di seguire una dieta vegana o vegetariana, si affidano alle capacità nutritive della quinoa per sopperire all’assenza dell’apporto proteico derivante dal consumo di carne. Ma senza cadere in facili generalizzazioni, la quinoa è un alimento che piace proprio a tutti, anche per la versatilità d’uso che la caratterizza. Peccato che, anche in questo caso, l’incontrollato aumento dei consumi porti con sé non poche conseguenze che dovrebbero farci riflettere un po’.
Squilibri ambientali e sociali
In Bolivia, che è il principale paese di produzione, terreni che un tempo erano destinati alla coltivazione di numerose varietà di prodotti, si sono trasformati in monocolture di quinoa. L’esportazione selvaggia di questa pianta avrebbe dovuto comportare un incremento dei guadagni per il popolo andino. Tuttavia il prezzo della quinoa in Sud America è parallelamente salito a tal punto che la maggioranza della popolazione oggi non può più permettersela. E parliamo di popolazioni per le quali la quinoa era un piatto tradizionale da migliaia di anni. Per garantire livelli di produzione bastevoli a coprire la domanda, vengono impiegati fertilizzanti e agenti chimici che contaminano non solo il prodotto, ma anche i terreni. Terreni che continuano ad impoverirsi.
Anche in questo caso quindi, le nuove tendenze del mercato alimentare d’Occidente hanno determinato squilibri sociali oltre che ambientali non certo di poco conto.
Una mano sulla nostra coscienza
Quanto sin ora appreso basta per farci rendere conto che, in nome della sostenibilità, occorre rinunciare ad alcuni prodotti alimentari. A prescindere da quanto possano essere saporiti o belli da vedere e da fotografare. Ciò di cui abbiamo davvero bisogno infondo, non sono gli slogan e le manifestazioni. Serve invece un approccio concreto e coordinato per affrontare nel migliore dei modi la grande sfida dei nostri tempi. Perché non cominciare modificando le più dannose abitudini alimentari dell’Occidente?
Livia Larussa