Lazio – Un’anticipazione letteraria svela clamorosi retroscena sullo scudetto della Grande Guerra
L’anacronistico caso (in riesame a Via Allegri) continua a tingersi di giallo, smascherati nel (mio) libro in uscita privilegi e scandali dell’unico torneo della storia (del calcio) sospeso (e mai concluso) per ragion di Stato
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Di Maurizio Martucci
Con vittoria arbitrariamente decretata al Genoa, senza lo straccio di un appiglio giuridico-sportivo (e classifica parziale variabile). Con l’aggravante (a conferma del ‘carico pendente’) che adottando il parere positivo già espresso per tabulas da una Commissione Straordinaria, il 31 Agosto la FIGC (esclusi colpi di scena) proclamerà 101 anni dopo la Lazio Campione d’Italia ex equo 1914/15, avvalorando i sospetti su un’anomalia tipicamente italiana, per una vicenda più unica che rara.
Perché?
Rimandando ad un altro mio intervento il rompicapo di condizionali e pronostici nella stravolgibile graduatoria finale di quel misterioso torneo (sospeso il 23 Maggio 1915, a 90 minuti dal termine, quando Genoa-Torino-Inter potevano essere il ‘trio guida’ del girone Nord, come la Lazio lo fu al Centro e l’estinto Internazionale Napoli al Sud), nel mio nuovo libro di inchieste e revisionismo storico sul pallone all’ombra del Colosseo, in libreria a Settembre (‘Roma Sparita Football Club. La storia sconosciuta del calcio capitolino. Dal 1892 ad oggi. Dall’Association seminaristica al Foot-Ball ginnico-scolastico.
Con l’enigma delle fondazioni: la genesi massonica della Lazio e la fusione fascista della Roma’ – Urbone Publishing), mi sono messo alla ricerca di trame, intrecci e collegamenti tra i protagonisti dell’oscuro episodio, scoprendo una sequenzialità di imbarazzanti indizi (se non propriamente prove) che ne riscrivono l’ambigua storia, culminata nell’assegnazione postuma e ‘a tavolino’ del contestato Settimo Sigillo al pro tempore primatista (girone nord: e gli altri?) Genoa.
Il Presidente FIGC, l’aristocratico sabaudo Carlo Montù che nel 1915 sospese ab libitum gli ultimi minuti di gara (attenzione: altre federazioni proseguirono, ultimandole, le attività nel podismo, ciclismo e ippica), nel 1919 era infatti anche il Presidente del CONI, organismo in cui – tra le altre – era associata la Federazione Ciclistica: ebbene proprio in quell’anno (secondo la prima teoria storiografica) la Federcalcio iscrisse arbitrariamente il Genoa nell’Albo d’Oro, tra le vibranti poteste di un giovane Vittorio Pozzo (dell’epurato Torino), quando intorno al tavolo del CONI capitanato da Montù (come vertice FIGC, lui assegnò il titolo) sedeva l’imprenditore italo-scozzese George Davidson (Presidente e della Federciclismo – combinazione – del Genoa).
Il caso di un evidente conflitto d’interessi tra Montù e Davidson col sentore di un favoritismo ad esclusiva trazione ligure (in quegli anni le formazioni del centro-sud accusavano i dirigenti federali di snobbarle, di alimentare antisportive disparità territoriali per privilegiare i nordisti, alla faccia dell’Unità post Porta Pia!), si rafforza con ulteriori piste indiziarie nel 1921, quando si vuole definitivamente conferito il titolo 1915 ai genoani (è la seconda tesi, avallata dalla Fondazione Genoa 1893).
Anche qui ho scoperto un’eclatante (per certi versi più sensazionale) conflitto d’interessi. Infatti nella stagione 1921/22 il calcio italiano si trovava nel mezzo del più grosso scisma della sua storia, culminato nella scissione tra FIGC e CCI (Confederazione Calcistica Italiana).
Volete sapere chi guidava i ribelli?
Proprio l’ex presidente del Genoa Edoardo Pasteur! E cosa ancor più strana è che la fazione scissionista cominciò ad indietreggiare, rientrando nei ranghi federali, tra il 20 Novembre 1921 e il 7 Dicembre 1921, siglata la pace a Brusnengo.
Quando l’11 Dicembre 1921 la FIGC (del vercellese Luigi Bozino) premiò con medaglie il Genoa di Davidson e Pasteur!
Una casuale convergenza di date con sovrapposizione degli stessi personaggi?
Oppure lo ‘scudetto dimenticato’ fu una sorta di obolo, un tacito baratto riconciliatorio?
C’è pure spazio pure per una questione morale.
Infatti quel blasonato Genoa (forte, si!) era nell’occhio del ciclone, subite condanne plurime per operazioni culminate negli scandali dei cosiddetti ‘atti di professionismo’, compravendita di footballers vietata da Regolamento e spirito dilettantistico decoubertiniano (illeciti Santamaria, Sardi, Berardo e Swift: difensore di Davidson fu l’abile Pasteur).
Fu quindi scelta saggia premiare (solo) l’immorale Grifone del mercato nero?
Rimandandovi (pel resto) alle pagine del mio libro, sono certo che nemmeno la delibera FIGC (prevista mercoledì) saprà recuperare il danno: un secolo dopo sarebbe stato meglio revocarlo al Genoa, tenendo vacante lo scudetto dei misteri (all’italiana)…