Laziale e Antifascista: l’altra ala del tifo biancoceleste

La Curva Nord di oggi

Quello tra Lazio e fascismo è un accostamento che suona familiare a molti. Esiste, in effetti, una sovrapposizione non indifferente tra la sfera politica e quella sportiva nell’ambiente biancoceleste. Al centro di questa convergenza ci sono gli Irriducibili, il principale gruppo ultras della Curva Nord romana.

Dal 1987, anno della loro fondazione, gli Irriducibili si sono distinti per uno spiccato senso artistico nel tifo e nelle coreografie, così come per alcune lodevoli iniziative di beneficenza; d’altro canto, ciò che li caratterizza più di ogni altra cosa è senza dubbio il plateale sostegno che essi mostrano all’ideologia fascista. Benché il numero di svastiche, croci celtiche e fasci littori in curva sia drasticamente diminuito nell’ultimo decennio, restano ancora frequenti i cori e numerosi i saluti al Duce da parte degli ultras laziali. L’apice dell’esibizionismo si è raggiunto lo scorso 24 aprile, a Milano, dove alcuni Irriducibili hanno srotolato uno striscione inneggiante a Mussolini.




Insomma, la vicinanza dell’estrema destra alla Curva Nord è ormai un fatto più che confermato. C’è però chi nell’egemonia degli Irriducibili non si riconosce affatto e da anni s’impegna per contrastare la strumentalizzazione dell’ambiente Lazio da parte di questi elementi.

Un’altra Lazialità

È il 2011 quando il gruppoLaziale e Antifascista” vede per la prima volta la luce. Il progetto include sia ultras che tifosi più moderati, uniti dall’amore per la Lazio e dall’interesse a debellare il proselitismo politico che opprime l’ambiente biancoceleste.

La concezione di mentalità laziale del LAF è ben lontana da quella portata avanti dagli Irriducibili. La loro principale fonte d’ispirazione sono gli Eagles’ Supporters, lo storico gruppo che guidava la Nord fino ai primi anni ’90, presi ad esempio per il loro stile libero ed apolitico. Per quanto riguarda i giocatori, invece, niente encomi per Paolo Di Canio, beniamino degli Irriducibili, noto per i saluti romani alla curva ma anche per aver dichiarato: “Meglio essere un gagliardetto della Juve piuttosto che una bandiera della Lazio.” Alla sua figura i ragazzi del LAF oppongono quella di Ousmane Dabo, storico centrocampista laziale e simbolo di antirazzismo, ma anche quella di Juan Sebastián Verón, eroe dello scudetto del 2000 con il Che tatuato sulla spalla.

Il LAF opera senza fini di lucro, diffondendo gratuitamente materiale informativo e grafico. Importanti sono anche i contatti con altre tifoserie antifasciste, come quelli stretti con un gruppo di tifosi del Celtic in occasione del loro ultimo incontro.

Nonostante sia un progetto recente, il gruppo “Laziale e Antifascista” cresce di giorno in giorno, a dimostrazione del fatto che il popolo della Lazio è davvero irriducibile sì, nel senso di non riducibile alla  mera concezione di una tifoseria intrinsecamente fascista.

Paolo Bertazzo
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