Il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione all’articolo 4. Eppure, ogni giorno, leggiamo e sentiamo storie di sfruttamento, ingiustizia, infortuni e morti sul lavoro di cui nessuno sembra assumersi la responsabilità.
Il primo maggio nella storia
Il giorno dedicato alla festa dei lavoratori è il primo maggio. Il primo maggio del 1886, negli Stati Uniti, i lavoratori scesero in strada protestando per chiedere la riduzione della giornata lavorativa. Questo fu il primo passo verso la rivendicazione dei loro diritti.
Fino a quel momento, infatti, erano stati costretti a vivere in condizioni di sfruttamento e a sopportare turni di lavoro massacranti che potevano durare ben oltre le 16 ore al giorno.
La protesta del primo maggio del 1886 tuttavia terminerà con un nulla di fatto e sarà repressa nel sangue (massacro di Haymarket). Tre anni più tardi, siamo a Parigi questa volta, il 20 luglio del 1889, i lavoratori chiederanno nuovamente la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Tuttavia, sarà solo nel 1947 che la festa del lavoro e dei lavoratori diventerà festa nazionale in Italia.
Il primo maggio nel mondo
La festa dei lavoratori ricorre il primo maggio anche in altri Paesi del mondo. In Grecia e in Gran Bretagna il primo maggio, oltre alla festa dei lavoratori, si celebra anche l’arrivo della primavera. Negli Stati Uniti invece, la festa dei lavoratori cade il primo lunedì di settembre mentre il primo maggio è il “giorno della lealtà e del riconoscimento della libertà americana”. Nel 1980, in Italia, la rivista La Rivendicazione, così scriveva: “Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”.
Storie di ordinario sfruttamento
Ad oggi le condizioni dei lavoratori sono cambiate ma esiste un mondo di lavoro precario, di stage, di lavoro sottopagato e di sfruttamento. Pensiamo ai riders, costretti a turni massacranti, senza orari e sottopagati. È il lavoro che conferisce dignità all’uomo e gli permette di partecipare attivamente alla vita della società. Fatte queste considerazioni, il lavoro deve garantire quelli che sono i diritti fondamentali di ciascuno. Tutti dovrebbero essere, in egual misura, tutelati.
Infortuni e morti sul lavoro: i dati
Secondo l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione contro Infortuni sul Lavoro) sono 554.340 gli infortuni sul lavoro nel 2020. Dati in calo del 13,6% rispetto all’anno precedente. Gli incidenti mortali sono invece 1.270, 181 in più rispetto all’anno precedente. Ogni giorno circa 6.300 persone muoiono a causa di un incidente sul lavoro. Più o meno una morte ogni 15 secondi. Non cambiano i dati che riguardano i primi mesi del 2021 con 104 morti nei soli mesi di gennaio e febbraio. Senza considerare le innumerevoli morti sul lavoro causate dal Covid 19.
Secondo un’indagine condotta dall’Ilo (International Labour Organization), dall’inizio della pandemia sono oltre 7 mila i lavoratori morti che fanno parte del settore sanitario. Secondo i dati riportati invece dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, il primato è detenuto dalla Lombardia con 211 vittime di cui 144 causate dal Covid. “L’emergenza morti bianche è sempre più un incubo per questo Paese. Purtroppo non c’è risveglio a consolarci, ma la drammatica realtà dei numeri delle vittime”, afferma Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio.
La Fondazione LHS, Leadership in Health and Safety, si è invece fatta portavoce di un’iniziativa che potrebbe portare a dei risultati concreti. La Fondazione LHS è un’organizzazione no- profit nata nel 2010 e ha lanciato la campagna di comunicazione denominata “Obiettivo 18”. Si tratta di un obiettivo che, simbolicamente, si aggiunge ai 17 obiettivi che l’ONU intende raggiungere entro il 2030 e che riguardano il benessere collettivo. Con questa campagna si cerca di promuovere la riduzione del 50% degli incidenti mortali sul lavoro entro il 2030. Speriamo non si tratti esclusivamente di un progetto utopistico ma che abbia una realizzazione concreta.
Irene Amenta