Questa è la storia di una ragazza poco più che trentenne, Sara. Impiegata di alimentari in un negozio del centro delle Capitale. Sara ( nome di fantasia), ha raccontato a di essersi trovata in un vortice senza averlo scelto: costretta a lavorare per pochissimi euro al giorno, senza prospettive,senza speranze.
Anche i suoi colleghi sono rassegnati di fronte a queste precarie condizioni lavorative.
Il lavoro nero
“Da più di un anno ho una situazione di lavoro a dir poco imbarazzante. Lavoro come commessa in un punto vendita di generi alimentari di buon livello a Roma. Da più di un anno lavoro sottopagata, sfruttata, 10-12 ore al giorno. A 3,20 euro l’ora, a nero. Circa 800 euro al mese. Ho lavorato festivi e domeniche e non sono stata retribuita. Tredicesima e quattordicesima non esistono, così come la malattia.”
Dice così Sara e se ne vergogna pure un pò.
Il lavoro nero è sicuramente uno dei più grandi problemi per gli Italiani e per le casse dello Stato. A fronte di 5,7 milioni di aziende, i lavoratori a nero sono circa 1,5 milioni. Un fenomeno incredibile che produce un buco nero di circa 20 milioni di euro.
Dall’intervista di Sara a TPI
Hai parlato con il titolare?
Sì. Il titolare mi aveva detto la metà delle ore, a un altro prezzo. Per un anno mi ha illuso che mi avrebbe fatto il contratto. L’accordo era di sei ore.
Ci sono altre persone che lavorano lì? Cosa dicono?
Non ne sono contenti, ma sostanzialmente non dicono nulla. Sono arresi.
Sono italiani i tuoi colleghi?
Sì, certo. Persone mature.
Perché non te ne sei andata prima spontaneamente?
Quando io protestavo e gli spiegavo che non era il modo di lavorare, lui mi rispondeva dicendomi che il mese seguente mi avrebbe fatto il contratto. Mi ha presa in giro. “Non è il momento questo. Di cosa hai paura?”, e così andava a oltranza.
Ci ho pensato tante volte ad andarmene, poi speravo che le cose potessero cambiare.
Però un anno è tanto …
Ogni mese diceva questa cosa e ogni mese mi illudeva. In questi ultimi tempi peraltro trovare un lavoro è davvero complicato, ho avuto difficoltà e quindi ho resistito.
Il negozio va bene? C’è la clientela?
Sì, certo.
Secondo te quindi sarebbe nelle condizioni di offriti un salario migliore e delle condizioni migliori?
Secondo me sì.
Dichiara Francesco Iacovone, del Cobas nazionale:
“Tutti fanno finta di non vedere, ma in realtà questa degenerazione la conoscono tutti”. “E non finisce qui, perché al lavoro nero si aggiungono il superamento delle soglie di precarietà contrattuale, le dimissioni in bianco, le discriminazioni di genere, i part time imposti, le condizioni di sicurezza inesistenti. Insomma, ci vuole davvero una task force di ispettori che faccia luce su uno dei settori produttivi più sfruttati”.
Mariafrancesca Perna