Più lavoratori con sindrome di Down: AIPD per un mondo del lavoro più inclusivo

lavoratori con sindrome di Down

Assumiamoli!” era il nome della campagna lanciata da AIPD (Associazione Italiana Persone Down) in occasione della Festa del Lavoro nel 2008. In onore del suo quindicesimo compleanno, AIPD ha inaugurato un nuovo progetto per sollecitare aziende ed imprenditori ad assumere più lavoratori con sindrome di Down. Tramite quattro semplici ma risolutive proposte, l’AIDP vuole incoraggiare un accesso ed un inserimento ugualitario nel mondo del lavoro.

Assumiamoli!… Ancora

Nata nel 1979, l’Associazione Italiana Persone Down sensibilizza l’opinione pubblica da più di quarant’anni sulla sindrome di Down, combattendo i pregiudizi legati ad essa. Aiutare le persone con la sindrome di Down a trovare lavoro è da sempre uno dei punti più importanti della loro missione. La campagna Assumiamoli! ha rappresentato uno snodo cruciale per favorire un loro maggiore inserimento lavorativo. “Siete riusciti a distinguere i lavoratori con la sindrome di Down? Neanche noi. ASSUMIAMOLI!” recita lo spot che nel 2012 ha ricevuto la “Stella al Merito Sociale” all’International Commitment Awards che premia i progetti sociali e sostenibili che hanno eccelso nel perseguire il loro obiettivo.

Infatti, a distanza di quindici anni, possiamo riscontrare con il sorriso i frutti di questa campagna. Oggi il 13% dei maggiorenni con sindrome di Down ha un lavoro. Inoltre, sono sempre più diversificati i settori che hanno aperto le loro porte a lavoratori con sindrome di Down. Contrariamente ai pregiudizi che vorrebbero relegarli al settore della ristorazione, o a lavori tendenzialmente monotoni, adesso uffici di vario tipo, saloni di bellezza, case di riposo, farmacie, ospedali, hotel, aeroporti e molti altri ambiti lavorativi hanno assunto sempre più persone con Trisomia 21.

Il mondo del lavoro ha quindi imparato ad essere più inclusivo… ma non abbastanza. 13% è certamente una percentuale positiva, non così tanto tuttavia se paragonata all’85% delle persone con sindrome di Down che ancora non lavora. Lo evidenzia Gianfranco Salbini, Presidente nazionale di AIPD:

La crescita che abbiamo registrato in questi 15 anni indubbiamente ci incoraggia e ci fa essere ottimisti, ma al tempo stesso constatiamo che i numeri sono ancora molto, troppo bassi”.

Più lavoratori con sindrome di Down: le quattro proposte di AIPD

Per vedere crescere ancora i numeri nei prossimi anni, l’1 maggio AIPD ha lanciato la nuova campagna “Forza, lavoro!”. Questo progetto non vuole solo educare sull’importanza dell’inclusione di persone con sindrome di Down in maggiori e più disparate aziende, ma avanza delle proposte concrete per facilitare il loro inserimento.

Si tratta di quattro soluzioni tanto semplici quanto valide per rendere più efficace la Legge n.68 del 1999 che garantisce il diritto al lavoro dei disabili attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.

  1. Semplificare e accelerare le procedure per l’accertamento alla disabilità. Gianfranco Salbini racconta di persone che restano in attesa più di un anno per ottenere l’accertamento, necessario per iscriversi alle liste di collocamento. Le attese eccessive sono un grande tallone d’Achille dell’amministrazione del nostro paese ed una riduzione dei tempi è necessaria se nei prossimi anni vogliamo vedere più lavoratori con sindrome di Down.
  2. Creare fondi ed incentivi dedicati ai tirocini. Investire sulla formazione dei lavoratori attraverso la promozione di tirocini apporterebbe vantaggi tanto ai lavoratori quando alle aziende. La proposta di AIPD è quella di destinare dei fondi nazionali a questo scopo e cita la regione Lazio come modello, date le risorse investite per incentivare i tirocini.
  3. Rafforzare i servizi per l’inserimento. Per un inserimento lavorativo pienamente equo è necessario favorire servizi e strumenti adeguati a valorizzare le competenze degli individui, nel rispetto del principio di non discriminazione.
  4. Coinvolgere le associazioni. Le associazioni svolgono un ruolo essenziale in quanto mettono in contatto i datori di lavoro con i potenziali dipendenti. Il loro lavoro di mediazione va dunque incoraggiato attraverso una maggiore interoperabilità con le aziende.

I benefici dell’inclusione sul luogo di lavoro

L’Associazione Italiana Persone Down allarga gli orizzonti e guarda all’Europa. Tramite il progetto “Valuable”, co-finanziato dall’Unione Europea, ha promosso “l’accesso delle persone con disabilità intellettiva alla formazione e all’inclusione lavorativa nel settore dell’ospitalità, attraverso partnership durevoli”. Nel corso di 28 mesi, da settembre 2019 a gennaio 2022, 103 aziende di sei paesi europei hanno assunto uno o più lavoratori con sindrome di Down.

Alla fine del progetto, gli imprenditori portoghesi, spagnoli, tedeschi, ungheresi, turchi ed italiani coinvolti si sono ritenuti più che felici dei risultati ottenuti. Hanno affermato che nei luoghi di lavoro si respirava una migliore atmosfera, più tollerante e cooperativa. A fronte di ciò e degli ottimi feedback ricevuti dai clienti, che si sono mostrati entusiasti dell’iniziativa, i capi delle aziende hanno manifestato il loro desiderio di continuare a lavorare con persone con sindrome di Down, offrendo loro contratti a tempo indeterminato dopo la fine del tirocinio. “Valuable” ha dimostrato come gli individui con disabilità non siano i soli ad essere avvantaggiati da una maggiore inclusione, le aziende traggono un importante beneficio dalle risorse umane e professionali che questi portano sul luogo di lavoro.

Non aiutarmi a realizzare un sogno. Considerami un lavoratore

Con le sue campagne, AIPD non chiede alle aziende di compiere “un’opera di carità” nei confronti di persone con Trisomia 21. Al contrario, vuole mostrare che i lavoratori con sindrome di Down sono in grado di svolgere un lavoro esattamente al pari dei colleghi. Creando delle condizioni lavorative che tengono conto delle loro necessità, è possibile valorizzare le abilità del singolo individuo. Ognuno di noi ha delle competenze differenti, ognuno di noi è diverso l’uno dall’altro. Nel mondo del lavoro la diversità non è mai un limite ma è sempre una risorsa: permette di dare vita a degli ambienti lavorativi più stimolanti e cooperativi, valorizzando i punti di forza di ciascuno.

Come recita l’Articolo 4 della nostra Costituzione: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Dunque, bisogna smettere di pensare che assumere persone con sindrome di Down sia “una buona azione”: lavorare è un loro diritto e va protetto. In che modo? Combattendo, come lo ha ricordato l’AIPD in occasione della scorsa Giornata Mondiale per la sindrome di Down, una sola, pericolosa malattia: il pregiudizio.

Caterina Platania

Exit mobile version