Pioggia di critiche per il consigliere leghista Kevin Masocco, a cui sono bastati sette secondi per mettersi nei guai: “Venite allo Juwel, c’è una dj figa da violentare. P***o dio”.
La registrazione del consigliere leghista è stata rimbalzata nei giorni scorsi nelle chat private altoatesine prima di finire nelle mani di Tageszeitung, un quotidiano online in lingua tedesca. Stando a quanto riportato, il messaggio vocale, presumibilmente inviato dal neoconsigliere leghista Masocco, era destinato ad una chat privata della Lega locale. Affermazioni molto gravi, dal contenuto fortemente sessista e inneggianti alla violenza sulle donne.
Mentre l’esponente del Carroccio si difende, la Comissione provinciale pari opportunità chiede urgenti chiarimenti in merito. Come si legge in una nota diffusa: “È vergognoso e preoccupante quando i politici si esprimono contro le donne in modo così offensivo”. La presidente Ulrike Oberhammer chiede poi le immediate dimissioni del consigliere nel centro del ciclone. Del medesimo avviso anche Marialaura Lorenzini, presidente della Commisione pari opportunità del comune di Bolzano. La quale ha espresso il suo sdegno, aggiungendo che:
Se confermate, queste affermazioni, sarebbero ignobili e lesive non solo per tutte le donne ma per un’intera società che vuole definirsi moderna, civile e rispettosa delle diversità.
La difesa di Masocco e i precedenti
Non è la prima volta che un consigliere leghista di Bolzano finisce alla gogna per affermazioni sessiste e offensive dell’altrui dignità. Di qualche settimana fa lo scivolone di Kurt Pancheri, nel corso di una seduta pubblica e in diretta streaming. mentre si dibatteva sul regolamento comunale per impedire una pubblicità discriminatoria il consigliere comunale ha ripreso le parole di un vecchio spot di una nota marca di pasta:
Nella pubblicità si diceva “dove c’è famiglia, c’è casa”. In quel caso -prosegue Pancheri- avevano protestato quelli dell’associazione….quelli li, come si chiamano…l’associazione dei finocchi!
Fermato e rimproverato dal presidente del consiglio comunale Silvano Baratta, Pancheri si è poi difeso appigliandosi ad un problema linguistico. Il consigliere leghista è infatti di madre lingua tedesca e ha affermato di non avere la percezione dell’offensività del termine. Aggiungendo inoltre che è impensabile che si monti un caso su di una parola estrapolata dal suo contesto. Una giustificazione che fa acqua da tutte le parti la sua.
Più sulla difensiva la dichiarazione di Masocco, che affida ad un post su Facebook la sua smentita. Stando a quanto si evince dal post, il consigliere nega che la voce udibile nell’audio sia la sua, affermando di essere da sempre in prima linea nella battaglia contro la violenza sulle donne. Prosegue il suo commento palesando la sua intenzione di muoversi per vie legali contro Tageszeitung. Le sue parole non hanno convinto il Comitato pari opportunità, che attraverso la Oberhammer spingono per una perizia tecnica sull’audio incriminato.
Bessone accusa: “Attacco mediatico alla Lega”
Il Commissario per la Lega dell’Alto Adige, Massimo Bessone, interviene sulla vicenda legata all’audio attribuito al giovane consigliere leghista. Bassone parla a nome della Lega condannando ogni forma di violenza sulle donne, ritenendo l’insulto udibile nell’audio lesivo della dignità di tutte le donne. Tuttavia tiene a precisare che la responsabilità di Kevin Masocco è ancora tutta da verificare. Il Commissario tiene poi a sottolineare un accanimento mediatico nei confronti della Lega:
Ferma restando la condanna senza se e senza ma per le presunte parole pronunciate da Masocco nel vocale incriminato, resta il sospetto di un generale atteggiamento di ostilità nei confronti della Lega.
Portando a sostegno della sua tesi le polemiche in merito alle esternazioni di Pancheri e il caso Lorenzini contro Maturi. In quest’ottica la diffusione dell’audio incriminato viene vista come un’operazione poco trasparente nei confronti della Lega altoatesina. Che si tratti o meno di un complotto nei confronti della Lega va comunque sottolineato che gli appigli per i processi mediatici giungono dai membri che ne fanno parte.
Emanuela Ceccarelli