Vuoi conoscere i pensieri più intimi di un poeta? Semplice, parlagli, oppure, qualora ciò non sia più possibile, immagina di scrivergli una lettera. Ne “L’arte di essere fragili” Alessandro D’Avenia fa esattamente questo. Intraprende idealmente uno scambio epistolare col suo autore favorito, Giacomo Leopardi.
Frettolosamente etichettato da molti “pessimista“, il verseggiatore di Recanati è in realtà una fonte inesauribile di speranza. Della vita lui è innamorato. In un’esistenza caratterizzata dalla privazione di affetti e dalla derisione di tanti suoi contemporanei, Giacomo ha saputo aggrapparsi alla poesia, come sua più autentica vocazione.
Al di là di qualsiasi tentativo di schematizzazione del pensiero leopardiano, resta soltanto lo stupore nell’udire le sue parole, lette lentamente e ad alta voce. Leopardi ha saputo ascoltare il proprio cuore, e il nostro, nell’accogliere quei versi, gliene renderà sempre omaggio.
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Ed io che sono? A che punto dell’esistenza sono arrivato? Sono domande alle quali nessuno di noi può sfuggire. La risposta forse risiede dentro ognuno di noi, delle volte troppo in fondo per poter essere trovata. D’Avenia, però, non demorde e si affida a Leopardi per intraprendere questo viaggio introspettivo.
Raccontaci come si lotta per essere felici, quando tutto il mondo resiste e la corrente è contraria, perché anche noi possiamo trovare la tua chiarezza e la tua forza.
Giacomo, l’uomo, indaga senza sosta il legame tra bellezza e verità. In questa ricerca, a volte senza “bottino”, c’è il rischio di cadere nell’idea cinica che siamo fatti soltanto per morire. Ma il Leopardi, poeta, lo aiuta a elevarsi rispetto alla caducità delle cose. O meglio, lascia che il mondo lo renda “fragile”, ma vigile rispetto alla potenza dei cambiamenti. Non si rassegna al fatto che la realtà sia muta. La realtà ci dice tutto ciò di cui abbiamo bisogno. A noi spetta percepirla, con i sensi, che sia dentro, che sia fuori di noi. SI tratta, ancora una volta di fare silenzio e stare in ascolto.
Leopardi ebbe presa sulla realtà come pochi altri, perché i suoi erano sensi finissimi, da ”predatore di felicità” e a guidarlo era una passione assoluta. La custodiva dentro di sé e la alimentò con la sua fragilissima esistenza nei quasi trentanove anni in cui soggiornò sulla Terra.
Alessandro D’Avenia (nato a Palermo, il 2 maggio 1977) è uno scrittore, insegnante e sceneggiatore italiano. L’inizio dell’attività di scrittore coincide con quella di professore. Il romanzo d’esordio “Bianca come il latte, rossa come il sangue” esce nel 2010 e diventa rapidamente un successo internazionale. ll secondo titolo di D’Avenia è “Cose che nessuno sa“, pubblicato nel novembre 2011 e tradotto in tantissime lingue diverse. Collabora con alcuni quotidiani italiani, tra cui Avvenire e La Stampa. Come sceneggiatore ha firmato diverse realizzazioni. Il 31 ottobre 2016 è uscito il suo quarto romanzo, “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” diventato anche un’opera teatrale.
Giuseppe Bua