Qualcuno sicuramente ricorda il caso dell’artista di strada Boris Egorov che circa un mese fa è stato minacciato e innaffiato da un commesso di un negozio di dischi a Viareggio. L’episodio ha scatenato le polemiche sul web e non solo, in quanto i viareggini hanno appoggiato l’artista organizzando una manifestazione di solidarietà che ha portato i titolari del negozio e lo stesso commesso a chiedere scusa per l’episodio increscioso.
L’evento creato ad hoc su Facebook titolava: Fare le Bolle insieme a Boris davanti il 48, e ha raccolto circa 14.000 persone interessate. Moltissime si sono presentate davanti il negozio Mondodisco 48 per fare le bolle di sapone insieme all’artista di strada o solamente per assistere all’evento. Il caso di Boris è diventato virale perché il video dell’aggressione è stato filmato da un giovane videomaker e postato su facebook raggiungendo milioni di visualizzazioni.
Ma la polemica è continuata per giorni. Il titolare di Mondodisco 48 ha pubblicamente chiesto scusa per l’accaduto ed è stato convocato al Comune dal Sindaco per avere un chiarimento con lo stesso Boris. Ma la polemica ha ripreso piede, in quanto secondo il videomaker Victor Musetti, Boris è stato convocato al Comune convinto di dover parlare privatamente con il sindaco, ma si è ritrovato i giornalisti e le telecamere pronto ad immortalarlo mentre faceva pace con il proprietario del negozio. Il sindaco dal canto suo ha smentito dicendo che non si è trattata di una messinscena e che le dichiarazioni fatte provengono solamente da persone in cerca di visibilità. Boris Egorov è tornato il giorno dopo in strada a fare le sue coloratissime bolle per far divertire i bambini.
Vorrei fare una riflessione che vada al di là delle polemiche scatenatesi. Mi stupisce una cosa su tutte: come mai un titolare di un negozio che vende dischi e quindi musica attacca un’artista di strada che fa delle sue bolle un’arte che allieta grandi e piccini? Entrambi offrono un’arte, magari chi in maniera libera e disinteressata e chi come un mestiere da cui trarre un ricavo per poter vivere, ma si tratta comunque di arte. Non è forse scopo dell’arte cogliere il bello che c’è nelle persone? Non è forse scopo dell’arte rafforzare l’identità di noi uomini, che in quanto tali siamo fatti di emozioni e di sentimenti?
Ho appreso in anni di studio appassionato dell’arte che quest’ultima non è mai autoreferenziale, non si riferisce a se stessa e chi pensa che contemplare un dipinto, una scultura o un monumento o semplicemente assistere ad un evento artistico e culturale si esaurisca in quel medesimo atto, sbaglia di grosso. In un’epoca in cui l’identità è messa in crisi, con conseguente perdita di valori (e l’episodio di Boris Egorov ne è un esempio), l’arte ha un grande ruolo nel toccare le corde dell’animo umano. A maggior ragione chi con l’arte ci lavora o ne fa da tramite.
Una seconda questione che il caso di Viareggio pone è: come è possibile che chi offre un servizio gratuito, spassionato, in un luogo pubblico senza ostacolare nessuno possa essere insultato e minacciato per motivazioni che non stanno in piedi come quella di sporcare? Boris Egorov fa delle semplici bolle di sapone. Ma il punto non è questo, anche se suonasse uno strumento o disegnasse con i carboncini sul pavimento stradale, l’atteggiamento di ostilità nei suoi confronti non ha comunque una giustificazione. Tanto più se questo si traduce in minacce e scherno.
Il caso dell’artista di strada pone una questione di tipo sociale: la questione razziale. Dal video si apprende che il commesso lo deride senza motivo dicendogli: “ Ma chi sei? ”, con fare quasi di sfida; e lo stesso Boris al Comune trovandosi di fronte al titolare che vuole dimenticare l’accaduto, gli dice che le minacce di lesioni fisiche non hanno giustificazione. L’artista offre un intrattenimento disinteressato ai bambini e agli adulti di Viareggio. Questo atteggiamento di sfida e di ostilità verso l’altro mi fa paura, perché in un mondo globalizzato come il nostro, sentir ancora parlare o assistere ad episodi del genere non è concepibile.
Chiediamoci a questo punto: Il confronto e la condivisione sono concetti idealisti o sono atti concreti nella realtà odierna? La risposta è nel mezzo. Gli abitanti di Viareggio, terra di artisti e di stranezze carnevalesche, hanno dimostrato che l’appartenenza ad una terra significa anche apertura verso l’altro, lo straniero e che le ingiustizie non sono contemplate, ma l’ostilità di pochi vanifica questi buoni propositi. Boris Egorov, un tempo stimato medico russo, ha un sogno. Ha brevettato un metodo per curare la miopia delle persone, e noi confidiamo che la sua cura non serva ad aprire solo gli occhi ma anche la mente delle persone, perché come lo stesso Boris afferma: ” La vita somiglia alle bolle di sapone: è bellissima ma prima o poi scoppia “.