L’arida deriva

L’arida deriva

Mario Irarrázabal, Mano del Desierto

L’arida deriva

E’ terrificante girare e rigirare sulle stesse cose. Si muore lentamente a furia di descrivere l’aridità, e questo tempo sta irrimediabilmente perdendo vita.

Si è senza vita quando si resta senza idee, senza sogni, quando smettiamo di avere visioni. Siamo senza vita quando ci appropriamo di quella altrui, quando crediamo – con leggerezza e immotivata superiorità – di poter decidere in qualunque modo e in qualunque forma chi è degno e chi no.

Siamo senza vita quando deleghiamo come un coagulo di sangue scuro tutti i nostri peggiori sentimenti a losche figure alle quali, in tempi più illuminati, non avremmo concesso neanche una briciola della nostra attenzione.

Il sintomo di tutta questa aridità consiste nella malsana e consapevole percezione dell’esatto contrario. Una consapevolezza che per comodità prontamente rimuoviamo.

Mentre perdiamo pezzi di vita osserviamo con soddisfatta accondiscendenza i nostri mostri crescere a dismisura: la proiezione che abbiamo innescato prenderà lentamente il sopravvento nutrendosi di noi, delle nostre libertà, dei nostri diritti … e un po’ delle nostre stesse anime.  Quello che abbiamo voluto delegare, perché non amiamo sporcarci le mani per fare i conti con il peggio di noi, con lenta ed inesorabile risolutezza finirà col comandarci.

Poi un domani, quando respireremo con rabbia le polveri delle nostre macerie, daremo la colpa proprio alle nostre funeste creature. Chissà, forse torneremo ancora una volta ad appendere i nostri mostri dai piedi in una piazza, sputeremo su di loro e li prenderemo a calci fino a sfigurarli, ma sarà solo un fallimentare e bestiale tentativo di distruggere per l’ennesima volta le prove della nostra colpevolezza.

Oggi è difficile districarsi, scegliere una parte. Ancora più difficile è conservare uno spirito sanamente critico e indipendente. Come non considerare deleteria l’arida e fallimentare politica economica europea? Ma allo stesso tempo come non temere la reazione nazionalista di alcuni singoli stati del continente? Certo Salvini&Co. possono chiamarla come vogliono: sovranità nazionale, tutela dell’indipendenza politica, difesa dell’identità nazionale  … le definizioni sono tante e fantasiose, ma la deriva è e resta quella.

Un modo semplice per affrontare tutto questo consiste nel vigilare di volta in volta, non cedere mai alle semplificazioni, non credere mai che esiste un problema unico e un’unica e risolutiva soluzione, escludere a priori la tentazione – sempre in agguato – dell’uomo forte regalatoci da una nefasta quanto improbabile provvidenza.

Se non siamo in grado di imparare dalla storia e, a quanto pare, non lo siamo affatto, forse sarebbe opportuno farci le ossa accontentandoci di osservare in modo critico e attivo il triste dispiegarsi di questo arido presente.

fonte foto: La mano nel deserto di Atacama, opera dell’artista Mario Irarrázabal

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