Dominic Cummings lascia il ruolo di consulente senior di Boris Johnson
Da quando la strada di Boris si è incrociata con quella della controversa figura di Dominic Cummings è iniziata la scalata verso la Brexit e anche verso il successo dell’attuale Primo Ministro. Ma dalla campagna condotta da Dominic, i tempi sono decisamente cambiati. A Downing Street con la seconda ondata del Covid in arrivo si respira aria di malumore. Da un giorno all’altro Boris ha messo alla porta i due consulenti più influenti del suo operato, Dominic Cummings e Lee Cains. Il grande vortice di cambiamento rischia di travolgere il Regno Unito proprio nel periodo più delicato.
Chi è Dominic Cummings, l’architetto della brexit dall’aria belligerante
Non sbaglia chi pensa che la figura di Cummings sia controversa e spesso celata nel mistero. Dominic infatti ha sempre preferito comandare da dietro le quinte. Stratega di Ian Duncan Smith nel 2002, poi nel 2014 è consigliere speciale di Micheal Gove. Dominic non si è mai staccato dall’ala conservatrice, tanto da accettare nel 2019 l’incarico di consulente senior di Boris Johnson.
In pochi mesi è diventato l’autentico artefice del successo politico di Boris e della definitiva rottura con l’UE. Cummings non ha mai nascosto le sue opinioni contro l’UE definendola una morsa per il Regno Unito. Ma se è vero, come è vero, che non si è mai tirato indietro nelle sue dichiarazioni sulla Brexit è altrettanto vero che le sue critiche sono spesso rivolte anche all’interno del Palazzo di Westminster contro parlamentari e funzionari di governo.
Il retroscena sulla rottura tra Boris e il suo numero uno Dominic Cummings
Durante le misure di contenimento della pandemia, Cummings aveva fatto parlare di sè a seguito di una visita ai suoi parenti non rispettando le misure anti-Covid. La decisione sofferta del Primo Ministro di mettere alla porta il suo consulente principale sarebbe figlia non solo di questo episodio ma di un malumore generale dell’opinione pubblica. Inoltre Boris spera di superare al più presto le tensioni riguardo gli accordi commerciali con l’UE e con gli Stati Uniti. Il Primo Ministro inglese, lo scorso 8 settembre, aveva infatti tentato di ridisegnare gli accordi commerciali tra le due Irlande istituendo delle vere barriere doganali. La forte opposizione di Biden e della Von der Layen hanno costretto Boris a fare marcia indietro e ad allontanarsi anche dalla figura conservatrice di Cummings. Ora la strada per un accordo internazionale sembra più vicina , ma questa volta Boris Johnson non potrà più contare sul suo miglior stratega.
Valerio Caccavale