L’imprenditore Vito Giuseppe Giustino, fermato per gli illeciti compiuti in merito agli appalti pubblici gestiti dai Beni culturali d’Abruzzo durante il “dopo sisma” dell’Aquila , è tornato in libertà. A deciderlo il gip del Tribunale della città abruzzese che ha annullato gli arresti domiciliari, decidendo di imporre a Giustino solo il divieto di dimora all’Aquila.
Giustino, noto alle cronache anche per le intercettazioni in cui rideva dopo aver appreso del terremoto, ha subito una riduzione della pena in quanto il giudice ha ritenuto attenuate le esigenze cautelari: il gip infatti ha valutato positivamente le dimissioni dell’imprenditore dal Cda della cooperativa “L’Internazionale” coinvolta nel presunto appalto truccato. L’accusa rivolta contro l’imputato era turbativa d’asta riguardo l’appalto, vinto proprio dalla suddetta cooperativa, inerente i lavori per il teatro comunale.
Sono stati coinvolti, nell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Michele Renzo, numerosi funzionari pubblici, imprenditori e professionisti del settore; l’indagine è supportata da svariate intercettazioni, tra cui una tra l’imprenditore indagato e il geometra che lavora nella sua cooperativa. Si tratta dell’intercettazione che ha scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica visto che Giustino rideva di fronte l’opportunità di prendere parte alla ricostruzione. Proprio per questo atteggiamento, il giudice Gargarella nell’ordinanza di custodia cautelare ha precisato che “gli imprenditori monitorati da questo ufficio, tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società L’Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari”.
Santoro precisava come, presso il Mibact, “era stata creata un’unità di crisi per valutare i danni ai beni architettonici. Giustino, sentite le parole del Santoro ha riso in maniera beffarda della nuova situazione venutasi a creare, in quanto per l’impresa il nuovo sisma non avrebbe potuto che portare nuovi introiti, tanto più se l’appoggio di Piccinini e Marchetti (altri due arrestati, ndr), funzionari del Mibact e inseriti nell’unità di crisi, non sarebbe venuto meno”.
Una logica clientelare, adottata dai funzionari pubblici, che li ha fatti sentire tanto sicuri e superiori a ogni legge o sentimento di empatia verso chi ha subito una tragedia così grande e ha perso tutto.
Dorotea Di Grazia