Lapo Elkann ha bisogno di poche presentazioni, secondogenito di Margherita Agnelli e Alain Elkann, è più famoso per il suo stile di vita non convenzionale e per il suo look bizzarro ma impeccabile che per le sue iniziative industriali e lavorative.
È più volte saltato alla cronaca per essere coinvolto in serate fatte di sesso e cocaina. La prima è l’11 ottobre del 2005. Lapo viene trasportato d’urgenza all’ospedale di Torino. Il giovane rampollo versava in condizioni critiche a causa dell’assunzione di un mix di droghe, dopo una notte in compagnia di transessuali. È proprio Patrizia, che aveva trascorso la serata con lui, a rendersi conto della gravità della situazione e a salvargli la vita. Questa “bravata” gli costerà la fine della sua love story con Martina Stella.
Come ciclicamente accade, si ritira a vita privata. In Arizona, lontano dai clamori, cerca di disintossicarsi. Ma la strada è lunga e molti saranno ancora gli episodi che lo vedono coinvolto nell’uso di droghe.
L’ultimo nel 2016 quando arriva a simulare un sequestro di persona a Manhattan, dopo un festino in compagnia di un transessuale, per farsi dare dal fratello John 10.000 dollari. Ma la famiglia questa volta non ci sta e avvisa la polizia. E Lapo finisce ancora una volta sui giornali.
Ma è proprio nella cifra, 10.000 dollari, che si vede una certa ingenuità nella persona di Lapo. Una cifra che per la sua famiglia rappresenta ciò che per noi comuni mortali sono spiccioli. Una richiesta di riscatto quasi infantile, che non riesce a far di lui un poco di buono. In fondo la sua fragilità lo rende meno lontano, meno vip e più simpatico: in fondo, pensa la maggior parte della gente, fa del male solo a se stesso.
Finalmente, però pare che Lapo abbia deciso di uscire definitivamente dal tunnel della droga.
Il mio peggior nemico
È lui stesso, in un’intervista al Corriere della Sera, a parlare della cocaina come del “suo peggior nemico”.
…Io sono luce e oscurità, quest’ultima mi ha portato alla cocaina. Pensavo fosse glam. Invece è da sfigati. Mi sono fatto male e ho fatto male. Poi ho incontrato medici geniali, Lorenza Bolzani e Gallimberti e Bonci, italiani per l’appunto, che hanno inventato un sistema chiamato Tms, che agisce sul cervello e allontana il craving, la voglia. Ce l’ho fatta. Si può. Bisogna volerlo…
Il metodo Tms
Vediamo in cosa consiste il metodo Tms. Quando si è dipendenti da una sostanza come la cocaina, il rischio di ricaduta, anche se mossi dalle migliori intenzioni, è dato dal craving. Il craving è il desiderio compulsivo di assumere una certa sostanza. Una pulsione che si può avere per qualsiasi sostanza psicoattiva, anche per il cibo e può essere attivata da piccole cose che innescano un meccanismo di condizionamento e un incontrollato e violento desiderio di gratificazione ottenuta anche chimicamente. Su questo si basa il Tms. Antonello Bonci, il neurologo riminese che vive da anni negli Usa, insieme a Luigi Galimberti ha studiato la stimolazione elettromagnetica transacranica in grado di cancellare dalle cellule del cervello le tracce di assuefazione alla droga. Questo impedisce al paziente di sentire i forti stimoli del craving. Il dottore specifica che il Tms non sostituisce le altre cure, ma è un’arma in più. Questa terapia comincia a fare effetto dopo 2/4 settimane.
Ora Lapo è pulito
Lapo Elkann quindi grazie anche a questa innovativa cura ora si dichiara pulito. Non si è mai risparmiato, ad onor di vero, con la stampa nell’ammettere i suoi errori. Lapo ha parlato durante la recente intervista e in passato di un’infanzia difficile, manager arroganti e lutti che hanno segnato la sua vita. Banale forse dirlo, ma i soldi non sempre fanno la felicità e ci risparmiano dolori.
…pensavo fosse glam. Invece (la cocaina) è da sfigati...L’umiliazione ti porta a nasconderlo e ti senti colpevole perché è successo. È una violenza incommensurabile che ti trascina nel meccanismo di autodistruzione: canne, alcol, cocaina, prostitute per non sentire il dolore dentro. Anestetizzarlo a tutti i costi, questo solo contava. Nessuna gioia o divertimento. Solo squallore e tristezza. Ne parlavo con il mio migliore amico, Thomas, che si è ucciso: aveva avuto un problema come il mio e non lo ha mai affrontato. Io, nella disperazione, ho voluto combattere, senza mollare. E sono uscito alla luce“.
Un messaggio positivo. Speriamo di duratura convinzione. Perché la sensazione che si ha nel leggere di lui, nel seguire le sue rocambolesche vicende è di trovarsi difronte ad un uomo solo. Ingenuo, un po’ naif, che sbaglia i congiuntivi, simula sequestri, si innamora, si perde nelle case di transessuali e lo dichiara al mondo. Carnefice e salvatore di se stesso. Fino alla prossima avventura…
Marta Migliardi