La canzone di Capodanno per antonomasia, oltre a essere un manifesto della musica di Lucio Dalla, ne ha fatto, insieme ad altri brani, un perfetto guru dell’ottimismo e della speranza.
I primi versi de “L’anno che verrà” sono noti a tutti:
Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano più forte ti scriverò
È uno degli incipit più famosi della musica italiana e l’inizio della canzone simbolo del Capodanno più celebre di sempre, “L’anno che verrà”, di Lucio Dalla. Probabilmente, nessun altro brano riesce a descrivere meglio le emozioni suscitate in ciascuno dall’inizio di un nuovo anno.
Futuro e speranza
La tensione verso il futuro e quel giusto mix di paura e speranza grazie al quale viviamo sono rappresentati egregiamente dall’indimenticato cantautore bolognese, che se ne fece portavoce, non solo in questo, ma anche in altri pezzi famosissimi. Come non ricordare le meravigliose vibes di “Futura“?
E fra le preziose eredità che Lucio ha lasciato c’è questa lezione di vita: tendere al futuro, vivendo il presente e senza perdere mai la speranza. Sembra banale, ma è molto più facile a dirsi che a farsi. Lucio era così, un eccellente osservatore della realtà circostante che raccontava, a volte, anche in maniera cruda e cinica. Eppure la sua musica emanava speranza e propensione alla vita.
Ancora oggi, che lui manca da quasi dieci anni, le canzoni di Dalla sono, per moltissimi, un monito a sperare e una carezza sul cuore. “L’anno che verrà” lo è, in questo istante, più che mai.
“L’anno che verrà”
È uscita nel 1978 e descrive quel periodo alla perfezione, facendo riferimento agli attentati terroristici, alla paura degli anni di piombo e una serie di particolari legati a quel momento, di cui fa un ritratto accurato. Ne mostra la complessità, per poi snocciolare una serie di speranze e auguri, a tratti esagerati e fantasiosi, ma che danno la misura del messaggio di ottimismo che Lucio voleva veicolare.
Il tutto attraverso una lettera ad un fantomatico amico lontano, metafora della voglia di raccontarsi e di condividere. Il brano è ottimista senza essere disincantato, perché non racconta di un’ingenuo e sognante stato d’animo, ma di una consapevolezza sulla vita che ci permette di sperarla migliore pur conoscendone le difficoltà e i probabili ostacoli. È questo, per Dalla, il vero ottimismo.
Le parole di Lucio
A raccontarlo è Lucio stesso in alcune interviste del passato dove, alcune volte, dovette difendersi da paradossali accuse di pessimismo, per aver denunciato la problematicità del presente:
Sono ancora affascinato dal futuro, anche se in maniera diversa e più consapevole, semplicemente per il fatto che il futuro non c’è. Il futuro entra nell’animo di chi lo immagina e si prospetta sempre diverso, anche in contrapposizione alle ipotesi più prevedibili. Io sono un ottimista. Anche in una canzone disperata come “L’anno che verrà” si pensa che l’anno che deve arrivare sarà comunque migliore di quello che è passato. Ma non bisogna escludere niente, bisogna essere pronti a tutto, a qualsiasi cambiamento: se siamo dei monoliti nei confronti del futuro, anche con le caratteristiche vincenti che oggi ci contraddistinguono, abbiamo perso: dobbiamo essere uomini, anime, elementi in mutazione anche noi, con i tempi in cui viviamo.
Ancora Lucio, su “L’anno che verrà”:
È una canzone importante perché immagina una situazione di lontananza tra me e un amico e a cui faccio un rapporto dettagliato di come stiamo vivendo oggi: nella prima parte c’è un meccanismo del gioco (…) che mi permette di esagerare.
Rivendicando l’ottimismo:
Ho fatto una canzone tutto fuori che pessimista, non ci sono miracoli, l’unico che possiamo fare è quello su di noi, essere sempre funzionanti, non vedere sempre il nero, il terribile.
“L’anno che verrà” e la sua iconicità
E, con il tempo, “L’anno che verrà” sarà capita e amata dai più, diventando il simbolo indiscusso del passaggio da un anno all’altro.
Oggi, tutti ne riconoscono le note, fin dall’inizio e ne cantano, a memoria, il testo. Basta quell’incipit da cui siamo partiti per accendere, in chiunque, sentimenti che spaziano dalla malinconia alla speranza, sentimenti tipici della notte di San Silvestro.
Una particolare curiosità riguarda l’identità del celebre amico a cui Lucio scrive, sulla quale si sono succedute, negli anni, varie leggende metropolitane. Fra le più accreditate, quella che vedrebbe nell’amico, una persona a cui Dalla era legato da un sentimento più forte dell’amicizia, facendo riferimento alla sua presunta omosessualità, mai apertamente dichiarata. Ciò, seppure sia solo un’ipotesi, riveste la canzone di un’aura romantica che accentua i sentimenti prima descritti.
Quell’attualissimo “Caro amico ti scrivo”
E alle porte di questo 2022, che tanto stiamo aspettando, visti i fatti accaduti negli ultimi due anni, la lezione di Dalla è più attuale e utile che mai. Il racconto del periodo storico disastroso, raccontato da Lucio al suo amico lontano, potrebbe essere il nostro di adesso. In più, le vicende esistenziali e biografiche del cantautore, sono note per non essere state delle più facili e lo hanno reso il simbolo di resilienza che oggi è.
Qual è la lezione di Lucio Dalla?
Se c’è, quindi, una cosa che possiamo e dobbiamo cogliere, dalle parole e dall’esempio di Lucio Dalla è che qualsiasi sia il problema che ci affligge e la complessità del presente, abbiamo il dovere di guardare al futuro con gli occhi della speranza. Che la speranza non è disillusione, bensì voglia di far andare le cose per il verso giusto, perché si è capito che la vita non fa sconti ma, a volte, fa regali. E la speranza, soprattutto, non ha nulla a che vedere con la rassegnazione, perché è sorella dell’impegno, della lotta, dell’essere artefici del proprio futuro, vivendo il presente.
E se quest’anno poi passasse in un istante
Vedi amico mio
Come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io.L’anno che sta arrivando tra un anno passeràIo mi sto preparando, è questa la novità