Acceso, ma corretto. Così si potrebbe definire lo scontro sulla riforma costituzionale, tra Matteo Renzi e Maurizio Landini, ospiti della puntata odierna di In mezz’ora di Lucia Annunziata
A due settimane dal voto referendario, non poteva mancare l’inedito confronto tra il premier Matteo Renzi e il segretario generale della Fiom – Cgil Maurizio Landini, protagonisti di In mezz’ora di Lucia Annunziata. Il via ufficiale lo da la foto dell’accozzaglia: “Io non ho definito ‘accozzaglia’ chi non vota per me, però mi chiedo come sia possibile costruire qualcosa tra forze tanto diverse”.
Non potevano mancare le scintille da subito innescate da Renzi, secondo cui il leader della Fiom non avrebbe letto la riforma. “Bisogna cambiare le cose, non difendere la Casta come fate voi”, ha sottolineato il premier. Ma Landini non ci sta, non accetta questo sillogismo viziato, secondo cui chi il 4 dicembre voterà sì è propenso al cambiamento, mentre chi è per il no difende lo status quo. “Noi siamo contrari a questi cambiamenti perché malfatti. Siamo per il superamento del bicameralismo, ma non in questo modo. Non si capisce come viene eletto il Senato. Non è chiaro chi lo elegge e chi lo vota. Si dice che dopo ci sarà un regolamento, ma non va bene. Allora meglio eliminarlo del tutto”.
Ma il confronto vero, vista la caratura degli ospiti della trasmissione, non poteva che svilupparsi attorno alle politiche del lavoro. Renzi: “se vince il sì cambia il lavoro. Le politiche attive diventano nazionali e non c’è più diversità tra le singole regioni“. Come tutto il resto, d’altronde! Landini: “I principi della Costituzione devono esser al centro e unire il paese”, senza passare da un’eccessiva decentralizzazione a un’eccessiva centralizzazione. “La parità nel lavoro corrisponde a parità nei diritti e retribuzione, non ci devono essere discriminazioni e ricatti. Quando ci sono imprese che possono fare quello che vogliono, siamo a un capovolgimento – ha aggiunto – se ora la legge tutela l’imprenditore e non il lavoratore e pensa di poter comprare e vendere e licenziare persone, siamo davanti a un elemento che divide il Paese”. Il connubio tra Costituzione e lavoro, poi, è indissolubile: “Come hanno voluto i padri costituenti, il lavoro è il soggetto fondante”.
Landini ha poi chiarito che il No della Cgil come indicazione di voto non è a Renzi e al Governo. Pare che sia di tendenza accusare il fronte del No di confondere il voto di merito con un voto politico, ma la tentazione di cucirsi addosso questo referendum, per il premier è troppo forte. I dati sciorinati sulla lotta all’evasione – “Lei ha mai visto un governo che ha fatto più di noi?”, chiede a Landini, tutto soddisfatto – ne sono la prova provata.
E se da un lato Renzi non riesce a concepire come ci si possa opporre a questa riforma costituzionale, dall’altro il segretario Fiom puntualizza: “se il Paese in maggioranza voterà No, bisogna chiedersi quali sono i cambiamenti che vogliono i cittadini”. Ma, a parte gli italiani residenti all’estero il resto, i milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà, pare sia sconosciuto. I toni si surriscaldano, senza mai rinunciare al fair play e si capisce subito quanto a Renzi piaccia saltare i muri bassi, con la faccenda del Cnel. “Capisco la solidarietà tra colleghi sindacalisti, ma difendere il Cnel è impensabile per chiunque”. Certo, presidente, chi vuole che rimpianga un ente dalla acclarata inutilità? Ed infatti il leader della Fiom non ha esitato a ribadire che “sul Cnel non ho problemi ma la Costituzione non può essere cambiata all’ingrosso, siete voi a far votare 40 articoli insieme”.
Dunque l’accozzaglia delle forze politiche che si oppongono alla riforma fa il paio con l’accozzaglia del quesito referendario. Accozzaglia. Il prossimo attentato alla democrazia lo chiamiamo così.
Alessandra Maria