Lancia, sinfonia di un addio

Marchionne l’aveva annunciato, e pian piano il proposito si è avverato. La Lancia, un tempo alternativa italiana alle vetture di lusso soprattutto tedesche ed Inglesi, di fatto è divenuta un brand (com’è di moda definire oggi i marchi) destinato alla produzione di vetture utilitarie. Una, la Ypsilon.

Lancia Lambda, la prima vettura al mondo a scocca autoportante (foto: Google)

L’ex casa di Chivasso, che ha introdotto soluzioni oggi ovvie, ma ai tempi assolutamente geniali, come la scocca autoportante nel 1922 (Lambda), l’utilitaria di lusso con linea aerodinamica (Aprilia, 1936), il motore V6 a 60° e lo schema Transaxle (Aurelia, 1950), la trazione anteriore su una vettura italiana (Flavia, 1960), dopo una serie a catena di disastri made in Fiat (Delta, 1993; K, 1994;  Lybra, 1999; Thesis, 2001 e le ultime rimarchiature di vetture americane, ThemaVoyager e Flavia risalenti al 2010) è stata considerata poco competitiva nel mercato europeo (contrariamente al marchio Alfa Romeo, valorizzato e rilanciato dall’imminente uscita della nuova Giulia), bisognoso di investimenti eccessivi rispetto alle previsioni di vendite e quindi relegato ad essere sinonimo della riedizione in chiave vagamente chic della Panda. Alla faccia della storia.

Lancia Aprilia, la prima utilitaria di lusso (foto: Google)

Il cliente italiano, da sempre, ambisce alla macchina bella, lussuosa, prestigiosa. Fino agli anni’60 la cosa sostanzialmente faceva rima con Alfa Romeo, per chi aveva velleità sportive e Lancia, per chi badava a lusso, finiture ed eleganza. La cosa era talmente sentita da far emergere due categorie, ad imitazione delle tifoserie calcistiche, gli Alfisti ed i Lancisti, soliti a scontrarsi nei terreni fertili per tali dispute, i bar, su chi era superiore. La sfida in genere non sanciva ne vincitori, ne vinti, perchè le due case avevano mercato e clientela talmente diverse da non essere affatto sovrapponibili. Ma il popolo non ci faceva caso.

 

Lancia Aurelia B24 spider, la più famosa ed osannata (Foto: Google)

A partire dal 1969, anno dell’assorbimento della Lancia da parte della Fiat, è iniziata la fine. Le finanze erano disastrate da costi di produzione elevati a fronte di vendite non eccezionali soprattutto a causa dei prezzi non proprio competitivi e da una gamma che iniziava ad invecchiare. E così la famiglia Pesenti, che negli anni’50 aveva rilevato il marchio dalla famiglia Lancia(la stessa che recentemente ha venduto l’altra grande azienda che possedeva, la Italcementi) cedette alle lusinghe del volpone Agnelli, il quale, una volta concluso l’affare, applicò la teoria che ha portato alla distruzione totale del gruppo, preso per i capelli solo negli ultimi anni dal sor Marchionne ed in qualche modo riqualificato da scelte commerciali finalmente azzeccate: economia di gestione, parti in comune tra vetture di marchi diversi, riduzione dei costi non necessari soprattutto a discapito della qualità (ah, il buon vecchio panno Lancia degli interni). E così, dopo iniziali tonfi (Beta, 1973 e Gamma, 1976) e successivi successi (Delta, 1979; Prisma, 1983 e Thema, 1984) ed i già citati successivi disastri anni’90, la clientela ha iniziato a traslocare in Germania. Quando nel 1986 fu assorbita anche l’Alfa Romeo, il quantitativo di Bmw, Mercedes e poi Audi per strada è diventato inversamente proporzionale a quello di Alfa e Lancia. Ovviamente a favore delle prime.

La nuova Ypsilon (foto: Google)

E così oggi, per chi ha un certo conto in banca, è divenuto ovvio rivolgersi ai marchi testè citati per avere un’autovettura degna del proprio rango di arricchiti (o ricchi di famiglia, ovviamente). Con buona pace di 100 anni di storia per buona parte molto gloriosa. Purtroppo la memoria, in tanti casi, è corta, e se con l’Alfa è ancora ben viva tanto da essere riusciti a rilanciare il marchio nonostante tanti insucessi (sopra tutte 155, 1992 145-146, 1994-95, formali riedizioni della Fiat Tipo), per la povera Lancia è stata totalmente svuotata. E a tutt’oggi, in gamma, vi è un solo modello, per la cronaca appena rinnovato soprattutto nel frontale e negli interni, con una gamma motori quantomai varia tra versioni Benzina, Diesel ed a gas Metano e Gpl. Graziosa, per carità, soprattutto pensando a certa concorrenza estera, ma del tutto inadatta ai fasti che furono. E che purtroppo rimarranno dolci ricordi di chi li ha vissuti.

Exit mobile version