Attraverso lanci spaziali e coronavirus, l’America ufficializza un progetto spaziale da milioni di dollari, mentre continuano le proteste contro il lockdown.
Nonostante il caos covid-19 che pervade tutta la nazione, la pandemia non ferma le attività spaziali. Space X, attività del magnate Elon Musk, ritorna con la missione Demo-2, già rimandata un paio d’anni fa, e tra lanci spaziali e coronavirus, la nazione si concentra sul 27 maggio, data effettiva del lancio. Come mai fa così tanto scalpore? Poiché l’ultimo lancio della Nasa con veri e propri piloti, è avvenuto nel 2011. Dunque, dopo 9 anni, l’ente nazionale aeronautico – spaziale Usa, ritorna ad avere un equipaggio “umano”. L’evento partirà da Cape Canaveral in Florida, la stazione spaziale famosa per il primo lancio lunare, ma con una piattaforma più precisa e tecnologica: niente più passerelle che collegano la parte alta della capsula, ma con una rampa che porterà i piloti Doug Hurley e Bob Behnken, grandi esperti astronauti, assieme ad altri 2 co-piloti, all’interno della navetta.
I due cosmonauti raggiungeranno la base spaziale internazionale (ISS) e rimarranno in orbita per 110 giorni: entro tre mesi, se Demo-2 avrà successo, potrebbe essere lanciata ad agosto o settembre la seconda missione della navetta Crew Dragon. Inoltre, per giugno è previsto un nuovo lancio del razzo Falcon Heavy. La navetta destinata a inviare verso Luna e Marte grossi moduli senza equipaggio, programmabile anche per viaggi “turistici spaziali”. Gli Stati Uniti, insomma, guardano già avanti senza abbassare la testa durante il coronavirus e, a conferma, ci sono le molteplici proteste cittadine che vogliono la fine del lockdown.
Le proteste contro il lockdown non si fermano
Il coronavirus ha piegato e sta piegando la nazione con un grosso aumento dei casi, ma la paura delle conseguenze del lockdown è molto più forte. Nelle diverse contee crescono le manifestazioni per chiedere la fine delle misure restrittive, mentre anche il presidente Donald Trump, sostiene ed incoraggia le proteste. Il Tycoon ha esplicitato il proprio sostegno con una serie di tweet: “Liberate, Michigan, Minnesota, Virginia!”, ha scritto il presidente americano. Con una forte richiesta di chiarimento, Trump ha spiegato ai giornalisti di ritenere che alcune misure adottate siano “troppo severe”, come protestano anche i cittadini. Ed è così che molti governatori hanno deciso di non ignorare le richieste.
Il governatore repubblicano del Texas Gregg Abbott è stato il primo ad ufficializzare un prossimo e graduale allentamento della stretta. Tuttavia, Austin ha registrato un numeroso raduno davanti al parlamento “per protestare contro il lockdown autoritario imposto da meschini tiranni locali”, disapprovano a gran voce gli abitanti. La manifestazione più grossa è stata a Olympia: nella città più importante dello stato di Washington, si sono contate 2.500 persone in piazza con bandiere Usa e cartelli pro – riapertura. I partecipanti erano senza mascherina e manifestavano non rispettando nessuna delle cautele da adottare per evitare i contagi. La richiesta degli americani è semplice: liberare le città dalle restrizioni, renderle di nuovo aperte e ritornare alla quotidianità. Ancora una volta, una delle nazioni più decise del pianeta, manifesta a gran voce la voglia di non fermarsi e non farsi fermare. Neanche dai più di 40mila decessi (ancora in aumento) del coronavirus.
Anna Porcari