Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni.
L’approssimarsi della fine di un anno, porta ciascuno ad intraprendere un personale “viaggio nel tempo”, spostando le lancette dell’ orologio della vita, con nostalgia, verso ciò che è stato o trepidante attesa verso quello che sarà.
Questo il tema di “Parabola” proposto per il mese di Gennaio.
Tra i componimenti presentati, ad aver conquistato la preferenza dei nostri lettori, è stato quello di Giuseppe Mincuzzi, in arte Er Poeta Metropolitano. Di lui ci racconta:
Nasco a Roma, nello storico quartiere della Garbatella. Le mie origini sono del sud: mia madre è di Secondigliano e mio padre è barese. Eredito, quindi, tutta la creatività campana e la fierezza pugliese, che, fondendosi con la mia romanità, scaturiscono in un connubio di passione, ribellione e umanità. Autodidatta, definito artista di strada, conosciuto come Er Poeta Metropolitano, cresco professionalmente nei locali underground di Roma con un mio spettacolo fatto di poesia, recitazione, musica e cabaret. Dal 1988 mi sono occupato di fotografia, il mio primo amore. Vincitore di vari concorsi, ho collaborato con diverse testate giornalistiche, affrontando molteplici tematiche. Il mio estro mi ha portato a spaziare da immagini sul turismo a quelle del sociale, ma è da quest’ultima tematica che mi sono sentito sempre attratto, tanto da portarmi, più avanti, a scrivere poesie. E’ proprio per questa vena poetica che smisi di fotografare e iniziai a rappresentare la mia anima non più attraverso le immagini, ma componendo versi, spesso attraverso l’utilizzo del dialetto romano. Formai successivamente insieme a Gianluca Battisti “I POèSIA”, un gruppo easy-jazz, esibendomi per la prima volta nei locali. Nacque, così, anche il mio primo spettacolo teatrale, dove curai la regia e la sceneggiatura. Da qui numerosi’ riconoscimenti, come il Premio Laurentum, e collaborazioni arstistiche, in particolare con Remo Remotti, mio idolo e maestro ispiratore, nonché la partecipazione a vari cortometraggi come attore protagonista o co-protagonista, come nello spot della campagna contro l’abbandono degli animali, organizzata dall’Associazione Animalisti Italiani Onlus. Oggi, un ulteriore incontro artistico con il musicista, ora in veste di attore, Cristian Giallini, ha fatto sì che mi cimentassi in un nuovo progetto, la web serie”I Sotterranei”, un’interessante dove si ride meditando.
Come definiresti la Poesia? Cosa rappresenta, qual è la sua funzione?
Essenza di vita, ossigeno per l’anima. Ogni giorno siamo influenzati da tutto quello che ci circonda, sia da eventi positivi che negativi, ma anche di ricordi e pensieri proiettati nel futuro. L’anima che, come una spugna, assorbe tutto e quando è colma deve necessariamente rilasciare quello che ha dentro per far posto ad altre emozioni. Tutti siamo poeti, poi c’è chi ha la fortuna, come me, di riuscire ad interpretare l’anima, carpirne i segreti, per poi tradurre tutto su carta. Ecco perché le persone si emozionano a leggere le poesie: ci si ritrovano, sono le loro, appartengono a loro.
Come definiresti invece la tua Poesia? Quale ruolo occupa nella tua vita?
Io racconto la quotidianità di una metropoli, graffio con le parole, attacco irriverente, ma allo stesso tempo ironizzo e denuncio quelle ingiustizie che non mi vanno giù. Sono istinto e sentimento, rabbia, tanta. Una penna tagliente quando descrivo popolo, potenti e i mille volti di una città con tutti i suoi mali che ti sbatte in faccia. Io sul foglio ci sputo! La mia di spugna è quasi sempre colma e quando non lo è riesco a fluttuare nell’aria e tiro fuori quella parte di me, romantica e sognatrice. Posso dire di aver trovato ora un giusto equilibrio mentale, una serena tranquillità interiore, con la quale i miei versi si sono addolciti: non sono più tanto arrabbiato. La mia introspezione è descritta da versi come”Rotolando in salita”.
Cosa, o chi, ha ispirato il pezzo presentatoci?
Arrivati al giro di boa, è quasi impossibile non fare il bilancio della propria vita. Spesso sdraiato su un divano o su un prato in fiore, fissando il soffitto o le nuvole che si rincorrono, si intraprende un viaggio nel passato, per poi proiettarsi nel futuro e volteggiando nell’aria, riapprodare nel presente. La vita nel bene o nel male è un percorso in salita e questa poesia ne è l’essenza, poesia ispirata da mia madre. Ricordo quando ci portava al quartiere Eur, e con le sue calde mani, faceva sdraiare me e i mie 4 fratelli per poi spingerci giù e farci rotolare da piccole collinette. Ricordo ancora la sensazione liberatoria, oltre al divertimento, e il continuo capovolgermi che quasi mi stordiva. Niente più problemi, niente più pensieri. Ecco cosa cerco di trasmettere a chi leggerà la mia poesia, se la vita l’affronterete rotolando in salita … vi sembrerà più leggera.
Vi lasciamo così ai versi di Giuseppe Mincuzzi, invitandovi a scoprire il nuova tema per il mese di Febbraio!
“Rotolando in salita”
E rotolando
in salita
crogiolandomi dentro un passato altalenante
mi avvolgo tra
profumi, suoni … fotogrammi.
Frettolosamente sparisco dietro ai
perché
… ai rimorsi … ai rancori.
Pattino sulle nuvole, scivolo
perdendomi in tramonti ostili.
Negli orizzonti irraggiungibili
catturo la mia anima
preda di fantasmi insaziabili,
che fuoriesce
… per non sentirmi vuoto.
Sorseggiando la vita
mi inietto
adrenalina fino a impazzire
per poi tornare nel silenzio più
perforante.
Corro, corro, corro
senza raggiungere mai la meta sognata
rimanendo in bilico, sospeso, tra sogni e ricordi.
Aspettando la
pioggia che mi avvolga,
m’immergo nel futuro
dirottando il destino
spengo la luce
stanco
deluso
e nel respiro affannato
mi godo il tremolio
del rassicurante
… PRESENTE