Col naso all’insù, in una notte serena, osserviamo il firmamento. Nulla di più grandioso esiste nel perfetto equilibrio della natura. Eppure, se oltre a guardare potessimo anche sentire, udiremmo l’agonia delle stelle.
Sì perché anche le stelle possono soffrire, non certo nei termini che intendiamo noi, però possono nascere e morire e anche agonizzare andando incontro a una tragica e lenta morte. Così lassù, nel cuore della galassia GSN 069, a 250 milioni di anni luce da noi, c’è una stella che ruota intorno a un buco nero, un piccolo mostro negli abissi del cosmo che si nutre di materia. Ogni nove ore il buco nero strappa a “morsi” un po’ di essa. Penserete che la morte sia quindi veloce. E invece no, perché l’agonia delle stelle, come in questo caso, può durare miliardi di anni.
Ma come funzionano questi “mostri cosmici”? Di cosa si nutre un buco nero?
I buchi neri sono corpi celesti aventi un campo gravitazionale talmente intenso da intrappolare materia e radiazioni elettromagnetiche. Anche la luce viene inghiottita e nessuna via di fuga è concessa, poiché la gravità è così potente da concentrare tutto in un unico punto al suo centro. Il buco nero non è perciò rilevabile ad occhio, ma possiamo individuarlo tramite gli effetti che crea nello spazio circostante. Quel limite intorno ad esso chiamato: orizzonte degli eventi.
E proprio l’agonia delle stelle può aiutare gli astronomi a studiare più a fondo tali fenomeni. In questo caso i raggi X generati dal riscaldamento della materia inghiottita, ci fanno assistere a questo spietato spettacolo.
Gli astronomi, già dall’anno scorso, hanno notato nella galassia GSN 069 un bagliore di raggi X, con cadenza regolare di 9 ore, a cui seguiva una totale assenza di emissioni. Dopo mesi di osservazioni l’astronomo Andrew King dell’Università di Leicester (Regno Unito), trae le conclusioni in merito. Secondo lo scienziato si tratta di una stella catturata nell’orbita ellittica del buco nero e ogni volta che si avvicina ad esso le viene risucchiata un po’ di materia. Questa enorme quantità di gas finisce nell’orizzonte degli eventi, e ciò produce lampi di raggi X.
Un’atmosfera macabra, dall’agghiacciante risvolto. Si perché l’agonia delle stelle può essere paragonabile alla natura terrestre che conosciamo, esse sono comunque simili a prede sbranate da un carnivoro affamato.
La “preda” in questione è una stella molto evoluta, denominata “gigante rossa”, molto simile alle dimensioni che raggiungerà il nostro sole tra circa tremila anni. Tuttavia, questo continuo “smangiucchiamento” da parte del buco nero l’ha inevitabilmente ridotta a “nana bianca”. In questo stato diciamo che la stella è già quasi totalmente morta, in termini scientifici essa ha terminato tutto il suo combustibile nucleare. Continua però a ruotare intorno al piccolo mostro, che ha appena 400.000 volte la massa del sole. E’ perciò un “esemplare” di dimensioni ridotte rispetto ai suoi simili, ma ciò gli è sufficiente per catturare perfino una gigante rossa.
Che fine farà la povera stella? Verrà digerita poco alla volta fino a restare con una massa pari alla Terra. Ma questo “poco alla volta” è terribile in termini intergalattici. Poiché l’agonia delle stelle non si limita ad un giorno, un anno o anche cento, bensì – come nel caso descritto – a miliardi di anni.
La natura è perciò spietata? Quando vediamo un insetto come (esempio) la vespa falco della tarantola – un “simpaticissimo” animaletto che paralizza la preda e la fa divorare dalle larve internamente, pian piano, mentre ancora è in vita – allora ne rimaniamo sbalorditi e inorriditi. Perché uccidere in una maniera così malvagia? E invece no, la natura non è malvagia, la natura è essenziale e pura, non possiede la netta separazione che diamo noi tra bene o male. Essa ha sempre uno scopo, per tutto ciò che fa.
La natura infatti è la sintesi di come questa può essere anche crudele, sempre al fine però della sopravvivenza e della procreazione.
Fatto sta che ciò che è nascosto all’interno di un buco nero nessuno lo sa, eppure – come la vespa falco – esso si nutre di materia, energia e luce, in pratica tutto ciò che per noi è vita. Un parallelismo di certo eccessivo quello qui descritto, ma comunque utile a capire che l’equilibrio dell’universo è qualcosa che va oltre anche la più nobile misericordia umana. Guardare il firmamento è bello, eppure ora sappiamo che un lampo lontano nel cosmo potrebbe rappresentare l’agonia delle stelle, un ultimo urlo di aiuto prima della loro morte.
Sabrina Casani