Se la scoperta di due laghi subglaciali, neanche eccezionali per dimensioni, non sarebbe di per se una notizia, perché se ne conoscevano già circa 400, quelli scoperti da Anja Rutishauser, una dottoranda di ricerca dell’Università di Alberta in Canada, studiando dati radar della NASA, la fanno eccome, perché sono i primi scoperti nell’artico canadese e perché sono i primi laghi subglaciali ipersalini. Lo studio in proposito è stato pubblicato su Science Advances.
I laghi subglaciali sono delle sacche d’acqua intrappolate tra una calotta polare e il terreno sottostante, l’acqua solitamente rimane allo stato liquido o per via del calore geotermico o perché la pressione del ghiaccio ne abbassa il punto di congelamento.
La scoperta di due laghi subglaciali in quella zona dell’artico canadese ha molto sorpreso sia la giovane ricercatrice che gli scienziati di maggiore esperienza che l’hanno coadiuvata nella ricerca, a cominciare dal glaciologo Martin Sharp che è il suo supervisore e dal geofisico Don Blankenship, perché lì c’è ghiaccio fino al terreno e la temperatura è di -18°C.
Infatti in questo caso le due piccole pozze d’acqua di 8 e 5 chilometri quadrati, che si trovano sotto la calotta glaciale Devon a una profondità tra i 550 e i 750 metri, sono possibili per un altro motivo, è la loro estrema salinità ad abbassare il punto di congelamento. Si parla perciò di laghi ipersalini, dunque i ricercatori non hanno solo scoperto i primi due laghi subglaciali canadesi ma anche i primi due laghi subglaciali ipersalini al mondo.
Al di là di essere solo una curiosità geografica questa scoperta potrebbe avere enorme importanza per un campo di studi in apparenza lontanissimo, quello della ricerca di possibile vita extraterrestre.
Un lago subglaciale ipersalino posto sotto centinaia di metri di ghiaccio e quindi separato dall’ambiente esterno da migliaia di anni è un ambiente in tutto simile a quello dell’oceano subglaciale che pensiamo ci sia su Europa, la luna ghiacciata di Giove. Se i ricercatori trovassero il modo di raggiungere questi laghi (sempre più facile per ora che raggiungere l’oceano di Europa) senza contaminarli e trovassero che vi esiste vita microbica avrebbero un ambiente unico per studiare come dei batteri possano evolversi in un ambiente senza luce solare ed estremamente freddo.
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Roberto Todini