Rapporto Unctad, l’Africa ha tutte le potenzialità per guadagnare dalla globalizzazione

l'africa può guadagnare dalla globalizzazione

Dalle infrastrutture alle fabbriche, passando per l’esportazione delle materie prime. Secondo il nuovo rapporto stilato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad), l’Africa ha tutte le potenzialità per guadagnare dalla globalizzazione e diventare un attore importante nelle catene di approvvigionamento globali, grazie ad un’abbondanza di minerali critici necessari per prodotti high-tech e verdi, alla presenza di una popolazione giovane e a una fiorente classe media.

Negli ultimi anni, le catene di approvvigionamento globali sono state sottoposte a un’immensa pressione a causa di turbolenze commerciali senza precedenti, incertezza economica, eventi geopolitici e disastri naturali. E tuttavia, nel caso particolare dell’Africa, la crisi climatica, lo stop delle forniture di grano provenienti dall’Ucraina e l’instabilità politica nella fascia del Sahel, non hanno intaccato irrimediabilmente il potenziale economico e commerciale del continente nero.  A sottolinearlo, in un nuovo rapporto, è  la Conferenza Onu per i commerci e lo sviluppo (Unctad) che ha messo in evidenza come l’Africa abbia ancora tutte le carte in regole per guadagnare dalla globalizzazione, capovolgendo a suo favore le tante difficoltà che caratterizzano la sua precaria economia.

L’Africa, sottolinea lo studio, possiede un abbondante disponibilità di materie prime con importanti possibilità di utilizzo nei settori dell’elettronica, dell’energia e  dell’automotive. Inoltre, nel continente è presente una popolazione giovane e esperta pronta a costituire la base per una forza lavoro adattabile e una fiorente classe media nel prossimo futuro.

Il rapporto dell’Unctad ha messo in evidenzia come l’area di libero scambio continentale africana sia in grado di offrire anche vantaggi logistici importanti: l’accesso ai mercati regionali permetterebbe, infatti, di rafforzare le catene di produzione in tutto il continente, aiutando le industrie nazionali a diventare più preparate per l’arena globale.

Ma per raggiungere risultati ottimali sul piano infrastrutturale e commerciale,  il rapporto raccomanda azioni politiche capaci di  superare gli ostacoli della catena di approvvigionamento che i paesi africani devono affrontare, tra cui scarsa logistica, bassi livelli di tecnologia, mercati frammentati, fonti di capitale limitate e istituzioni e regolamenti deboli.

L’ ascesa dell’Africa come attore nelle catena di approvvigionamento globale

Secondo il rapporto, per avviare questo cambiamento, saranno cruciali gli investimenti nelle energie rinnovabili sulle quali l’Africa dovrà puntare  per colmare il significativo divario con i Paesi più ricchi del mondo. La crescita degli investimenti nelle energie rinnovabili, come dimostrato dall’UNCTAD, potrebbe concentrarsi nel promuovere la produzione di pannelli solari nel continente e invertire così la tendenza negativa dato  che, attualmente, solo circa il 2% degli investimenti globali in energie rinnovabili è destinato all’Africa.


Per avere un’idea delle risorse che l’Africa può mettere a disposizione dell’industria high-tech è sufficiente ricordare come nel 2022,  la Repubblica Democratica del Congo sia stata il più grande produttore di rame in Africa, con 1,8 milioni di tonnellate. Ma oltre all’esplorazione e all’estrazione, lo studio sottoliena come il paese rappresenti anche una potenziale destinazione per la raffinazione di prodotti metallici per l’industria dei veicoli elettrici. 

Per l’Africa, l’espansione delle catene di approvvigionamento energetico, in un’ottica incentrata sulla sostenibilità, rappresenterebbe un’opportunità importante anche per accelerare la lotta al cambiamento climatico. Il vasto potenziale di energia rinnovabile del continente, in particolare nell’energia solare, non solo potrebbe aiutare a ridurre i costi di produzione, diminuendo la dipendenza dalle fonti energetiche basate sui combustibili fossili ma faciliterebbe anche  l’integrazione delle diverse economie regionali nelle catene di approvvigionamento globali, migliorandone la resilienza in vista di shock futuri.

Inoltre, la creazione di un ambiente favorevole alle industrie ad alta intensità tecnologica garantirebbe un aumento dei salari, attualmente fissati a un minimo di $ 220 al mese rispetto a una media di $ 668 nelle Americhe, in tutto il continente.


Trasformare le debolezze in opportunità, le indicazioni per il futuro

Secondo lo studio dell’Unctad, per poter sperare in un cambio di passo realmente efficace, i Paesi africani dovranno rafforzare i processi di distribuzione nelle aziende nazionali – settore in cui la performance africana nel 2018 era molto più bassa (2,47) rispetto alla media globale (2,87), secondo la Banca mondiale – prediligendo la realizzazione di prodotti finiti rispetto alla semplice esportazione di materie prime e di forza lavoro.

Il rapporto raccomanda ai governi africani di investire in infrastrutture “pesanti” (strade, ponti, porti, ferrovie, ecc.), poiché è grazie a queste opere che è possibile ridurre i costi della logistica nella supply chain. Attualmente, nell’intero continente sono operativi meno di 70 porti, un numero largamente insufficiente a sostenere la rivoluzione tecnologica prospettata dall’Unctad.

Infine, il rapporto si rivolge anche ai Paesi più ricchi del mondo,  sottolineando la necessità di una riduzione del debito per offrire ai partners africani uno spazio fiscale che gli consenta di investire nel rafforzamento delle loro catene di approvvigionamento senza perdere potere nell’arena globale. Ad oggi, i paesi africani pagano in media  quattro volte di più per i prestiti rispetto agli Stati Uniti e otto volte di più rispetto alle economie europee.

Realizzare un programma d’investimenti così ampio com’è quello auspicato dall’Unctad per l’Africa, rappresenta certamente un’impresa titanica.  Tuttavia, è soltanto attraverso questo percorso che i Paesi africani possono sperare di integrare le rispettive economie regionali, piuttosto deboli e sottosviluppate, nella rete economica globale.

In un periodo di grande incertezza per il pianeta,  l’Africa ha l’opportunità di rafforzare la sua credibilità agli occhi del mondo, lasciandosi alle spalle l’immagine, troppo a lunga attribuitagli da altri, di un continente  considerato la  “miniera del mondo” e segnato da instabilità politica, conflitti sanguinosi e guerre per procura, che ancora oggi costringono la popolazione di quei luoghi a vivere seguendo quasi esclusivamente la legge della sopravvivenza.

Tommaso Di Caprio

 

 

 

 

 

 

 

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