Laetitia Ky è una giovane artista, di soli 26 anni, di origine ivoriana, che ha deciso di usare i suoi capelli come strumento per raccontare la sua arte.
Laureata in Business Administration all’Institut national polytechnique Félix Houphouët-Boigny, ha lasciato il percorso “manageriale” per dedicarsi alla sua arte, iniziando prima con la moda e poi concentrandosi su un tema a lei caro, specchio delle sue origini: le capigliature delle donne africane.
Un modo per mostrare al mondo la bellezza di questa cultura con il coraggio di mostrarla anziché nasconderla per vergogna o paura di ritorsioni razziste. Una ragazza orgogliosa e fiera che non solo mostra il suo essere donna africana in tutta la sua bellezza ma utilizza i suoi lunghissimi capelli afro per raccontare temi sociali anche scottanti e denunciarli pubblicamente.
400 milioni di follower su Instagram
Resa nota al pubblico grazie al suo profilo Instagram che conta più di 400 milioni di follower, Laetitia mostra in numerosi scatti fotografici il prodotto della sua arte. Acconcia i suoi capelli con fil di ferro e corde per dare vita a sculture che sono sempre più impegnate anche a livello politico e culturale.
I temi di denuncia sociale
L’artista denuncia temi quali il patriarcato, i mancati diritti delle donne (facendo riferimento al movimento #metoo), proclamando l’accettazione del proprio corpo femminile, la lotta agli stereotipi e la libertà di espressione. Qualche mese fa ha firmato un dipinto in cui si è ritratta mentre acconcia i peli del pube per stimolare una riflessione su quella che è ormai diventata una “norma sociale” cioè la depilazione.
La depilazione del pube
Condanna il fatto che le donne seguano un modello sociale, pensando erroneamente che sia corretto per un discorso igienico, quando invece è proprio il contrario. La ragazza ha dichiarato:
«La maggior parte degli ostetrici e dei ginecologi sconsiglia di rimuovere i peli pubici, poiché proteggono una parte delicata del nostro corpo da batteri e altri agenti patogeni dannosi. Come mi piace dire, la natura ha messo tutto ciò che ha messo sul nostro corpo per un motivo. Amo e celebro i miei peli pubici perché mi ricordano che sono una donna adulta.
Tutti hanno il diritto di radersi o meno, ma nessuno ha il diritto di giudicare un’altra donna per aver deciso cosa vuole fare del suo corpo».
La mutilazione genitale e i seni calanti
Non si ferma qui. Un’altra denuncia molto forte è quella contro la mutilazione genitale: riproduce con i capelli il corpo di una donna nuda e alla vagina viene attaccato un lungo ciuffo rosso che le copre il viso a simboleggiare il sangue di questa pratica selvaggia e disumana. Denuncia anche il mondo che si schiera con tutti quegli stereotipi sociali, come il seno formoso e “alto”, riproducendosi in un ritratto con i seni calanti. Afferma:
“I media, l’industria della bellezza, l’industria del porno tendono a stabilire lo standard quando si tratta di seni. Ma questo standard non rappresenta la maggioranza delle donne. In realtà c’è una grande diversità di seni; prendere in giro una donna per la forma di quei seni, per un aspetto di lei che non riesce a controllare, è mostrare una grande mancanza di empatia e molta ignoranza”.
Il razzismo
La denuncia sociale non tocca solo la libertà di espressione e di utilizzo del proprio corpo, ma sostiene anche i temi del razzismo e la battaglia di Black Lives Matter.
Fiera delle sue origini e impavida nel denunciare tutte le ingiustizie sociali, la giovane Laetitia viene ora ingaggiata anche dalle grandi case di moda come testimonial per le campagne pubblicitarie, come Louis Vitton.
Marta Fresolone