Lady Godiva, o Godgifu, fu una nobildonna medievale che ebbe il coraggio di opporsi a un’ingiustizia in modo molto particolare, divenendo leggenda.
C’è un cavallo bianco, riccamente bardato, che incede maestoso per le vie di Coventry in un giorno del XI secolo a. C. A tenere le redini c’è una donna, bellissima, coi capelli sciolti e completamente nuda. È lady Godiva, la moglie del conte Leofrico di Coventry. Che con quel gesto, compiuto senza vergogna e senza fretta, dava al marito una cocente lezione. E cioè che il corpo di una donna non è sempre per forza un oggetto sottomesso. Esso può essere dinamite che fa saltare un sistema oppressivo. Esso può essere uno spazio di riappropriazione della libertà propria e di promozione di quella di un’intera collettività.
Lady Godiva: la storia…
A proposito di Lady Godiva la Storia è parca di notizie. Da quel poco che si sa, però, si può accertare che fu una donna coerente col proprio nome. Godgyfu (o Godgifu), infatti, di cui Godiva è la versione latinizzata, significa “dono di Dio“. Per esempio, pare che nel 1043 Leofrico fondò a Coventry un monastero benedettino. Lo storico Ruggero di Wendover, nel XII secolo, attribuiva proprio a Lady Godiva l’opera persuasiva sul marito che rese questo possibile. Del resto, entrambi sono ricordati come benefattori dei monasteri della zona. E si ipotizza che sia stata proprio Lady Godiva a plasmare questo aspetto nel carattere del marito, sposato in seconde nozze dopo essere rimasta vedova.
D’altra parte, sarebbe sbagliato pensare a Lady Godiva come un’umile e bigotta nobildonna anglosassone. Tenace e battagliera, dopo la morte di Leofrico (avvenuta nel 1057) non rimase esposta ai capricci della sorte. Anzi, secondo il Domesday Book, fu tra i pochi anglosassoni – nonché la sola donna – a poter mantenere le proprietà dopo la conquista normanna del 1066. Anche per questo, quando morì – in un momento imprecisato tra il 1067 e il 1086 d. C. – nell’immaginario collettivo era ormai già un’icona. Tuttavia, in verità è per un’altra vicenda che Lady Godiva divenne un mito.
… e la leggenda
La tradizione popolare vuole che tra Lady Godiva e Leofrico di Coventry, la più attenta al benessere dei sudditi fosse lei. Leofrico, infatti, aveva il brutto vizio in tempi difficili di imporre tasse ancor più onerose per poter mantenere uno stile di vita elevato. Così, quando s’inventò una nuova imposta particolarmente iniqua e odiosa, Lady Godiva dissentì. E cominciò con preghiere e suppliche, testarda, a chiedere al marito di ritirarla. Tanto fece e tanto disse che Leofrico, alla fine, avendo ormai perso la pazienza sbottò dicendole:
Certo, cara. Ritirerò la tassa, eccome: quando tu cavalcherai nuda in mezzo a Coventry!
Lady Godiva per tutta risposta lo guardò sardonica e ribatté che non si sarebbe affannata a supplicarlo tanto, se avesse saputo che bastava così poco. E detto fatto, organizzò la cosa.
Un racconto a due versioni
Secondo alcune versioni Leofrico, non potendo ormai tirarsi indietro, volle impedire almeno che i sudditi la vedessero. Così, per il giorno stabilito, fece chiudere il popolo in casa con porte e finestre sprangate. E dunque lady Godiva cavalcò sola per le strade polverose, nuda sotto il sole abbacinante di un maggio insolitamente caldo. Soltanto uno tra i cittadini di Coventry osò trasgredire il decreto di Leofrico per guardare la bella lady passare sotto la sua finestra. Si trattava di un sarto, Tom, che forò con un cacciavite l’imposta in legno della finestra e rimase a guardare. Chiamato ignominiosamente “Peeping Tom” – cioè Tom il guardone – costui fu però punito dal fulgore stesso di lady Godiva, che riluceva tanto da accecarlo.
Secondo altre versioni, però, per il popolo non vi fu reclusione alcuna. Lady Godiva passò in mezzo alla sua gente cavalcando nuda, esattamente come i penitenti durante le processioni in città, in un giorno di mercato. I due armigeri che la scortavano la proteggevano, ma non potevano nascondere le nudità appena coperte dalle sue lunghe chiome.
Dovendo scegliere, io preferisco la seconda. Mi piace immaginare lady Godiva nuda in mezzo al popolo, senza paura e senza bisogno di tenerli a distanza. La sua nudità non è quella del re, che nessuno dovrebbe vedere e nessuno può nominare. Si tratta di una nudità che sfida il potere in nome di un più alto ideale di giustizia. In quanto tale, alle persone dalla parte di cui questo corpo si schiera essa doveva parere non uno scandalo, ma il più ricco e fulgido degli abiti.