Presentato a palazzo Chigi ieri sera il decreto Rilancio. Tra i 55 miliardi stanziati per la ripresa dell’Italia, a fare scalpore è stata la regolarizzazione degli invisibili, una battaglia coraggiosamente combattuta dalla ministra Teresa Bellanova nelle scorse settimane. E in tutta la sua carriera.
“Per molti può essere considerato un punto non accessorio. È un punto per me fondamentale, lo è per la mia storia: quello dell’emersione dei rapporti di lavoro. Da oggi per la scelta che ha fatto questo governo gli invisibili saranno meno invisibili”. Queste le parole di Teresa Bellanova, ministra delle Politiche Agricole, durante la conferenza stampa a palazzo Chigi relativa al decreto Rilancio. Parole a cui fa seguito un istante di commozione. La Bellanova si riferisce infatti alla regolarizzazione degli immigrati all’interno del settore agricolo, spesso sfruttati proprio a causa della loro invisibilità e sottoposti al ricatto del “o così o niente”.
Subito le critiche
Fin da subito, ovviamente, non sono mancate le critiche da parte di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini. Verso la ministra di Italia Viva si sono dichiarati indignati: la sua colpa, infatti, sarebbe quella di aver pensato ai migranti, mentre gli italiani versano in difficoltà economiche molto serie. Insomma, il solito noi contro loro. Forse però sfugge loro un dettaglio: Teresa Bellanova ha combattuto una battaglia estremamente coraggiosa in un momento molto delicato. Conosce molto bene il problema del caporalato: ha lavorato come bracciante praticamente fin da ragazzina, dopo la terza media. Ha fatto la sindacalista ed è stata lei stessa sfruttata nelle campagne della Puglia.
Difficoltà anche nella maggioranza
Il tema della regolarizzazione degli immigrati ha tenuto banco negli ultimi giorni all’interno della maggioranza. Sembrava infatti che il Movimento 5 Stelle e Italia Viva non trovassero un accordo sul punto. La questione è complicata: andare a legiferare su una questione che tira in ballo immigrati e regolarizzazioni durante una pandemia (e una crisi economica sempre più concreta) è una scelta coraggiosa e controcorrente rispetto alle pressioni della maggior parte dell’elettorato. Sembrava che i 5 Stelle, sempre attenti a sondaggi, like e gradimento, infatti avessero timore di esporsi eccessivamente con una mossa impopolare. Incredibile, infatti, realizzare che, da soci di maggioranza del governo, i 5 stelle siano stati in grado di passare dai decreti sicurezza salviniani dello scorso anno a sostenere (almeno formalmente) la regolarizzazione di ieri.
O chiudere le aziende o regolarizzare
Da parte sua, la ministra Bellanova, invece, non si è minimamente piegata e l’ha spuntata. Il suo obiettivo era infatti quello di regolarizzare i lavoratori stagionali che lavorano nei campi soprattutto del nostro meridione. Lo Stato, in questo caso, avrebbe avuto tre possibilità. La prima sarebbe stata la strada di sempre: la politica avrebbe potuto far finta di niente, voltando lo sguardo altrove, come se quelle persone non esistessero. Le avrebbe lasciate vivere e lavorare in Italia, libere anche, in un momento così delicato, di contribuire alla diffusione del virus.
O fare, comunque, finta di nulla
La seconda strada, invece, sarebbe stata quella della chiusura totale ai non regolari. Le aziende agricole del territorio, però, già in forte difficoltà per la mancanza di manodopera, avrebbero chiuso. Oppure, più probabilmente, la seconda soluzione si sarebbe trasformata nella prima, con lo Stato che usa il pugno di ferro a parole, senza però, nella realtà concreta dei fatti, riuscire a contrastare il fenomeno. Molte aziende avrebbero continuato a sfruttare i braccianti irregolari, senza troppa paura delle sanzioni, come è avvenuto fino a ieri.
Una scelta di coraggio e di legalità
La terza strada, invece, è quella percorsa fin da subito dalla ministra Bellanova. Il suo obiettivo era quello di regolarizzare tutti i lavoratori, proprio a causa della situazione di emergenza. Si è iniziato dai settori che sono più fermi rispetto ad altri: quelli dei lavoratori agricoli, delle badanti e delle colf. In questi ambiti, infatti, spesso in Italia lavorano persone senza documenti che accettano di essere sottopagate e sfruttate proprio perché altrimenti si esporrebbero alla tagliola della legge, restando ingabbiati nelle maglie della burocrazia italiana, nella migliore delle ipotesi. O a essere rispediti nel loro paese, nell’altra. A questo punto, qualcuno potrebbe dire: “Perché non mandarli via?”. Semplice: perché altrimenti le italiche aziende rimarrebbero senza manodopera a basso costo.
Cosa prevede la norma
La norma approvata prevede due casi di regolarizzazione: la prima riguarda un immigrato irregolare che si presenta in questura con il proprio datore di lavoro. Questi dovrebbe dichiararsi disponibile a fargli un contratto e accederebbe in questo caso al binario preferenziale della regolarizzazione alla luce del nuovo decreto Rilancio. Si tratta di un’ipotesi che, verosimilmente, non troverà molta applicazione. Un imprenditore che per anni schiavizza una persona non andrà mai da nessuna parte a dichiarare nulla per lui. E qui arriva la seconda soluzione. I lavoratori irregolari potranno andare da soli in questura, per fare richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo. Dopo aver trovato un’occupazione, il loro permesso sarà trasformato in permesso di soggiorno per lavoro. In questo modo avranno modo di scegliersi un datore di lavoro senza timore di essere ricattati per non essere in possesso dei documenti.
Una misura incompleta
Non è soddisfatto però Aboubakr Soumahoro, rappresentante sindacale e attivista. Proprio in un video di commento al decreto Rilancio, ha contestato l’entità della regolarizzazione. Soumahoro non approva la limitazione delle regolarizzazioni solo a certi settori. Insoddisfazione anche per i criteri temporali: il decreto infatti prevede che a beneficiare della sanatoria sia chi è in possesso di un documento scaduto dal 31 ottobre del 2019, escludendo, quindi, le vittime del decreto sicurezza. L’esposizione dei braccianti al ricatto, quindi, non sarebbe finita qui, essendo ancora in vigore la famigerata Bossi Fini. Soumahoro ha dunque promesso uno sciopero generale dei braccianti per il 21 maggio. Sarebbe ancora molto lunga, quindi, la strada da percorrere, ma forse è un piccolo passo verso il cambiamento di rotta.
Le lacrime di Teresa Bellanova
Sì, Teresa Bellanova poi si è commossa. Anche se il passo è piccolo, anche se la strada è ancora lunga. Molti, Salvini in primis, hanno paragonato le sue lacrime a quelle di Elsa Fornero, ma forse non hanno capito molto il contesto in cui si muove la ministra Bellanova e la portata di questa norma. Finalmente, abbiamo un Paese che ha il coraggio di non voltare la faccia dall’altra parte rispetto a un fenomeno che, nell’ultimo anno e mezzo, ha fatto emergere quasi 6 mila lavoratori extracomunitari in nero. Per la storia personale e politica di Teresa Bellanova, questo non è semplicemente lo stralcio di un decreto. E’ una scelta coraggiosa, controcorrente e soprattutto di legalità.
La politica dei teatrini
Chi non dovrebbe avere interesse alla regolarizzazione delle persone che, oltre a essere senza tutela, non pagano nemmeno le tasse? Solo i caporali. E, invece, pure Matteo Salvini e Giorgia Meloni si dichiarano indignati. Al di là delle simpatie e antipatie politiche, nel teatrino mediatico di cui si circondano, di che scelte lungimiranti e controcorrenti sono stati capaci Salvini e la Meloni? Quali battaglie impopolari hanno fatto, senza parlare alla pancia degli italiani e fomentare le loro paure? Non basta dire “sono una madre e sono cristiana” per combattere per i propri principi: cosa ha fatto di cristiano Giorgia Meloni? Cosa ha fatto di cattolico Matteo Salvini, oltre a brandire il rosario a favore di fotocamera?
Viva le lacrime di Teresa Bellanova. Viva la sua ostinazione. Viva la legalità.
Elisa Ghidini
Non ho sopportato le lacrime della Fornero e si è visto cosa ha combinato e non sopporto queste lacrime che aggiungeranno altre fregature a noi poveri italiani che ne stiamo subendo una dietro l’altra.
Io dico invece: in questa nazione di poveri fessi quale siamo, formattati dalla TV, siate Sara Cunial, l’unico punto di riferimento politico che vedo in questa melma.