Non si tratta di acqua santa, non ha particolari benefici per la salute, non contenendo chissà quale principio attivo miracoloso, né nessun’altra “sorpresa”. Non è, dunque, nemmeno amara…ma ciononostante costa. Otto euro al litro in supermarket.
Insomma, è lo stesso prezzo che si può trovare nelle più famose discoteche di Ibiza, in cui si paga anche fino a 85 € per il solo ingresso. Si tratta dell’acqua di sua maestà la reginetta di Instagram Chiara Ferragni, una bibita (chiamarla “acqua” potrebbe suonare riduttivo) che deve il suo bel prezzo grazie alla griffe della ben nota influencer, la quale − da brava influencer − influenza persino il mercato delle acque minerali in bottiglia, arrivando a far pagare a peso d’oro un’acqua che di per sé non ha nulla di speciale. Però ha la griffe.
Sì, la griffe “Chiara Ferragni”, con tanto di vistoso logo con fascinoso occhio azzurro glitterato in stile geroglifico. Ma non finisce qui: la straordinaria acqua minerale realizzata da Chiara Ferragni per Evian ha anche un packaging realizzato ad arte: sono infatti stampigliate sull’etichetta diverse “decorazioni” realizzate grazie a una ispirazione molto probabilmente nata in lei dal dover vedersi davanti, giornalmente, la vast(issim)a collezione di tatuaggi più o meno tribali, più o meno cartooneschi, più o meno guardabili, stampata addosso al marito. Questo nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore potrebbe trattarsi di un’ispirazione nata semplicemente a fronte della visione di scarabocchi realizzati dal figlioletto Leone in cerca di ispirazione.
Ma tutto ciò basta e avanza per porre sul mercato un prodotto senza alcun valore commerciale, poiché l’acqua potabile ha un costo di produzione pari a zero e gli unici costi di rilievo che un’azienda produttrice d’acqua sostiene riguardano il confezionamento e la distribuzione del prodotto. Oltre naturalmente al marketing. Altrimenti chi sarebbe così suicida da pagare
l’acqua otto euro al litro in un supermarket?
Ecco, dunque, che entra in gioco il fattore VIP e l’influenza sociale che gli stessi possono esercitare. Un’influenza molto efficace, ma allo stesso modo di basso livello, in quanto non ha particolari argomenti a suo favore per influenzare atteggiamenti e condotte altrui.
Però, dal momento che una persona che compra un’acqua di questo genere fa un ragionamento del tipo: “se è l’acqua della Ferragni allora qualcosa di speciale CI DEVE ESSERE PER FORZA” oppure “bere l’acqua della Ferragni FA CHIC E RENDE IMPORTANTI”, allora vuol dire veramente che è un tipo di influenza che funziona.
Ponendo a modello quello della persuasione di Petty e Cacioppo, si direbbe che si tratta di un tipo di persuasione che intraprende una via periferica, cioè un tipo di via, di modalità comunicativa, per lo più extrarazionale, che dunque si basa su euristiche (ragionamenti molto semplici che si basano spesso su preconcetti e che vanno dritti al punto) e sentimenti.
E quindi, se bevo l’acqua di Chiara Ferragni, mi sento anche io un po’ più VIP, indipendentemente dal fatto che sia lecito o meno pagarla otto euro al litro. Sì, perché se dovessimo fare quest’altro ragionamento, molto più complesso e difficoltoso, dovremmo innanzitutto informarci − in materia d’acqua − a livello alimentare, quindi: quali sono le sostanze presenti in
una data acqua? Quali sono quelle che fanno bene e quali quelle che fanno male? Mi farebbero bene oppure male in funzione del mio stato di salute e dei miei acciacchi? E, in ultimo, quanto può valere economicamente un’acqua di questo tipo?
Ovviamente il 99,99% della popolazione non si porrebbe tutti questi interrogativi, preferendo lasciarsi convincere dalle varie pubblicità − molte delle quali con VIP che fanno da testimonial delle varie “acque della salute” − che la tal acqua è ottima poiché, ad esempio, è “l’acqua di Miss Italia” e bevendola ci si depura e si fa “plin plin”, oppure che si tratta dell’acqua scelta dalla Nazionale di Calcio e pertanto “fa sentire in forma”. Tutti slogan molto generali e superficiali, che però
ovviamente non garantiscono di diventare belle come Miss Italia o in forma come dei calciatori della Nazionale di Calcio Italiana (e, dati i risultati recentemente collezionati da quest’ultima, non parrebbe nemmeno auspicabile bere la stessa acqua della Nazionale).
Il discorso, ora, è che se le pubblicità di Cristina Chiabotto che esalta le proprietà “depurative e diuretiche” di Rocchetta, e di Alex Del Piero che sottolinea le qualità “toniche” (?) di Uliveto sono finalizzate a mettere in risalto presunti pregi salutistici di tali acque per mezzo di illustri VIP, con l’acqua Evian by Chiara Ferragni si passa ufficialmente il confine della razionalità, arrivando a indurre a comperare un’acqua per il semplice fatto che è promossa da Chiara Ferragni e c’entra (qualcosa) con lei. Vi sono il suo marchio e i suoi disegnini stampati sopra, è un po’ come se fosse un pezzo di lei. Bere questa acqua non serve affinché faccia bene in un modo o nell’altro, ma poiché è trendy, è cool, è da ricchi. Soddisfa, insomma, la sete di apparenza e vanità. Un po’ come se bevendola si entrasse in contatto con Chiara, alla stregua di come si beve(va) il vino in chiesa:
“Prendete e bevetene tutti: questo è il calice dei miei guadagni, per i miei nuovi ed eterni followers, versato per voi e per tutti (quelli che se la possono permettere) in remissione dei mancati like. Fate questo in venerazione di me”.
Ma ora sorge spontanea una domanda: “Perché non utilizzare la ben più comune, ecologica (perchè non vi sono spese di trasporto e imballaggio, essendo a km zero), economica acqua del rubinetto?”.
Pur essendoci stato il referendum nel 2011 riguardante la privatizzazione dell’acqua, e nonostante abbia massicciamente vinto il sì per l’acqua pubblica, purtroppo non è cambiato tanto: l’acqua del rubinetto − che è anche maggiormente sicura di
quella privata, essendo sottoposta a molte e più severe verifiche − è snobbata da larga parte del mercato, che preferisce invece quella in bottiglia, che però non ha nulla in più: semmai ha di meno dalla parte sua.
Però l’acqua di Chiara Ferragni una cosa in più ce l’ha, ed è il costo: dunque si tende a fare il ragionamento − erroneo − secondo il quale “se un prodotto costa di più, vale di più”, ma anche “se io valgo, devo comprare pure qualcosa che valga [cioè costi]”, quindi non ci si accontenta della bistrattata acqua del rubinetto. Ed ecco che in quest’ottica anche l’acqua di Chiara Ferragni vale. Otto euro al litro.
E mentre Fedez se la prende contro il Codacons, “reo” di aver puntato il dito contro il prezzo a cui viene venduta l’acqua Ferragni, c’è però una cosa importante da ricordare: tutta quella gente, al mondo, che l’acqua − non quella griffata, ma una semplice acqua pulita e potabile − se la può solo sognare.
Dott. Eugenio Flajani Galli