L’Italia è una Repubblica fondata, tra le altre cose, sul mattone selvaggio. Pensate sia un’affermazione azzardata? Non lo è affatto! Basti pensare che, in circa un quarantennio, l’edificazione selvaggia ha inghiottito circa 5 milioni di ettari. Come dire Sicilia e Sardegna insieme.
A dicembre, il rapporto Bes – benessere equo e sostenibile – dell’Istat ha confermato che il fenomeno dei cantieri illegali ha raggiunto dimensioni “senza riscontro nelle altre economie avanzate”. Fino a 60 edifici su 100, soprattutto al Sud, sono fuorilegge. Complice la crisi delle costruzioni, certo. Costruire una casa abusiva costa circa la metà.
Il rovescio della medaglia è però la devastazione dei luoghi più belli del Paese. Un esempio su tutti è quello di Agrigento, con la sua Valle dei templi che si staglia su un panorama di case abusive. Non parliamo poi di eventi che sempre più spesso balzano agli onori delle cronache, come la frana del 2009 che ha devastato parte del messinese. Perché la speculazione non tiene conto del rischio idrogeologico in cui versano parecchie zone.
Sia chiaro, ad ingrandire questa ferita aperta del nostro caro Belpaese non è solo la casetta tirata su in fretta e furia. Parlo di appalti truccati, mazzette, lottizzazioni abusive, edificazione in aree sottoposte a vincolo e chi più ne ha più ne metta. Eppure ci sarebbe da essere accorti, visto che si rischierebbero fino a due anni di reclusione, oltre ad ingenti ammende. Il condizionale non è casuale. Fino a fine 2015, infatti, sono state effettuate 4956 demolizioni di edifici illegali su circa 47mila ordinanze emesse. Ben poco, se si tiene conto del ritmo galoppante con cui nascono (in media 20mila ogni anno). Questo perché c’è una grande beffa: bastano solo 5 (cinque!) anni perché il reato cada in prescrizione (e non sto qui a dilungarmi sui condoni. Tutti sappiamo che l’amore tra l’italiano medio e il condono edilizio va avanti da circa trent’anni).
Non vi importa nulla se il vicino si è costruito la casa nuova abusivamente? Niente di più sbagliato! Chi ci rimette sono sempre gli enti locali. Circa il 70% delle abitazioni abusive (dati del Cresme, Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio) è costruito in zone di scarsa densità e prive dei servizi necessari. Vale a dire che siete – siamo – noi contribuenti a pagare per provvedere a fogne, acqua, strade eccetera. Il giro di affari illegale prodotto da abusivismo e speculazione ammontava a 18,3 miliardi di euro a inizio 2015. Una bella somma sottratta all’economia reale. Fa rabbia, no? A maggior ragione se si pensa che il cosiddetto “ritorno alla terra” rappresenta un elemento importante di traino per i tanti disoccupati, colpiti dalla crisi, che hanno così l’occasione di reinventarsi.
Agricoltura e ambiente hanno sempre perduto il confronto con la speculazione. A quando una seria soluzione al problema? Magari a suon di demolizioni; e magari aggiornando il testo unico dell’edilizia, che possa rivedere in toto la questione dell’ottenimento dei permessi e punti a investimenti mirati a qualità e sostenibilità.
Alessandra Maria