La vittoria dei sovranisti per la redistribuzione dei migranti non è che una contraddizione

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L’idea che l’avanzata, se non addirittura la vittoria dei sovranisti alle elezioni europee di maggio, possa tramutarsi per l’Italia in una occasione di redistribuzione dei migranti in tutta Europa, è una contraddizione in termini.

Al limite sarà l’esatto contrario: sarà la fine di ogni speranza per l’Italia di redistribuire i migranti che arrivano qui. Infatti non si capisce per quale ragione i vari Salvini francesi, tedeschi, ungheresi, austriaci, ecc. che dicono “basta migranti a casa nostra” domani debbano dire “sì ai migranti dall’Italia in casa nostra”.

Nella testa di molti c’è infatti l’idea che i sovranisti europei siano solidali tra di loro. E ancora di più nei confronti dell’Italia.

Ma proprio no. Non possono esserlo per definizione, e lo hanno anche dimostrato in occasione della manovra finanziaria quando (per la prima volta nella storia) tutti e 18 i paesi dell’Eurogruppo hanno bocciato la finanziaria italiana.

Sovranisti inclusi. Anzi, loro su tutti.

Basti pensare alle parole del premier sovranista austriaco Sebastian Kurz: “La Commissione europea deve respingere quella manovra di bilancio. L’Italia prenderà in ostaggio l’Unione europea se la Commissione non schiaccia il freno. Mettono in pericolo loro stessi, e mettono a rischio anche altri Paesi. E l’Ue non è disposta a correre questi rischi per conto dell’Italia”.

 

O alle parole di Alice Weidel, leader del partito sovranista tedesco AfD: “‘La folle manovra degli italiani è a spese della Germania: perché dobbiamo pagare noi per i ricchi italiani? L’Italia si affida alla solidarietà europea. In questo modo sarà ancora una volta la Germania a pagare”.

Ecco, con i migranti sarà la stessa cosa. Ma forse è proprio ciò che la Lega vuole. Non risolvere il problema. Altrimenti non si spiega come mai gli europarlamentari leghisti non siano MAI presentati alle 22 riunioni per modificare il trattato di Dublino: ovvero il trattato che prevede che i migranti restino nel paese di arrivo. Cioè in Italia.
Chissà come mai…

 

Emilio Mola

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