Don Luca Morini, grazie ai suoi numerosi soggiorni in hotel 5 stelle e al consumo settimanale di ostriche e champagne, era stato soprannominato “don Euro” dai suoi fedeli. Proprio per mantenere questo stile di vita “dispendioso”, era frequente chiedere denaro ai membri della sua comunità e lo giustificava in diversi modi: aveva una famiglia da aiutare, le campane da pagare, promuoveva una colletta per i poveri e altre scuse.
Da lì la decisione di avviare un’inchiesta per scoprire dove andava a finire il denaro: due anni di indagine, centinaia di fotografie e video, diversi testimoni che hanno permesso di scoprire e documentare tutte le spese folli di don Luca Morini.
Una sorta di “seconda vita dedita al peccato”: champagne, caviale e il pagamento di giovani escort milanesi, brasiliani e napoletani. Ma non solo. Durante quelle “notti folli”, non si presentava mai come don Luca Morini ma impersonava diversi ruoli: un magistrato, un imprenditore importante, un cardiochirurgo della Costa Azzurra.
Anche, quando la mattina successiva doveva andare a saldare il conto della stanza d’albergo, non mostrava mai il suo vero ruolo: infatti, mandava l’autista a pagare i conti, affidandogli la sua carta di credito.
Ma la messinscena alla fine è stata scoperta e la Procura di Massa, dopo la chiusura delle indagini, ha chiesto per don Luca Morini il rinvio a giudizio. Ecco quali sono i reati contestati al prete: autoriciclaggio, truffa, appropriazione indebita, cessione di stupefacenti, estorsione nei confronti di altri soggetti.
Ma la vita dissoluta di don Luca Morini lo ha spinto anche più in là: è arrivato a essere accusato di estorsione nei confronti del Vescovo perché gli ha chiesto del denaro per evitare la diffusione di dossier compromettenti sui religiosi.
Denaro che il vescovo ha raccolto sia dai suoi conti (si parla di 4mila euro), sia sottraendo delle somme dalle “Pie fondazioni legate”. Soldi che il prete reinvestiva per i suoi soggiorni in Spa e che giustificava come cure al suo fegato… tanto provato dalle notti passate nelle discoteche gay.
Per questo motivo, è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per il vescovo Santucci, accusato di appropriazione indebita e tentata truffa visto che ha cercato di accreditare una malattia a don Luca per fargli ottenere un premio assicurativo più alto.
E nonostante le diversi “fonti” che gli fornivano denaro in maniera continua e sostanziosa, i Carabinieri hanno sequestrato nel suo conto corrente solo 700mila euro e 150mila euro investiti in un fondo di diamanti. Si tratta di “briciole” se si considera il flusso di denaro continuo che riceveva grazie alle elemosine e alle donazioni.
Ma emerge anche un retroscena preoccupante: la curia toscana era ben consapevole, già dal 2015, dei raggiri messi in atto dal prete. Infatti l’escort napoletano Francesco Mangiacapra li avvisò delle frequenti notti di sesso a pagamento che condivideva con don Luca Morini, anche se con lui si presentò come un giudice che poteva garantirgli addirittura un lavoro in Parlamento.
Anche se la curia era già a conoscenza dei loschi traffici del prete visto che loro già lo conoscevano come “don Euro”, quindi qualche campanello d’allarme sulle sue spese folli lo avevano avuto. Nonostante ciò, decidono di sospenderlo “per malattia” solo quando vengono a sapere di un servizio delle “Iene” sul caso.
E dove lo mandano per “curare” questa fantomatica malattia? In una villetta a schiera del valore di 200mila euro, a Massa, con una domestica e le bollette già pagate.
Quello che viene fuori dall’inchiesta è un quadro agghiacciante: in molti sapevano della vita spericolata di don Luca Morini, nessuno è intervenuto. Neanche la Curia che dovrebbe avere a cuore la serenità dei suoi fedeli più che il buon nome di un suo prete.
Una truffa perpetrata da diversi soggetti che dovrebbero sostenere e diffondere i valori della bontà, dell’umiltà e della semplicità. Peccato che però li abbiano persi di vista di fronte a fiumi di soldi e champagne!
Dorotea Di Grazia
Grazie per l’agghiacciante articolo.
Una correzione: il compito fondamentale della Curia non è innanzitutto “avere a cuore la serenità dei suoi fedeli più che il buon nome di un suo prete”; la Curia non è un ente terapeutico, ma esiste per supportare e promuovere la missione della Chiesa e fare la volontà di Dio.
Qui l’autorità spirituale viene usata per coprire atti che per un cattolico sono peccato gravissimo – come niente fosse, rivelando che la rispettabilità apparente davanti al mondo è quel che per loro conta.
Non dico altro – questi preti sanno già cosa dovrebbero fare, e magari invece distorcono la verità di fede per coprire le proprie nefandezze.