Facciamo un salto di qualche anno indietro: siamo nel 1975. È il 22 ottobre, esattamente come oggi. Leonard Matlovich, un sergente dell’aviazione militare statunitense viene cacciato dall’esercito. La sua colpa?
Aver amato un uomo.
Aveva combattuto nella guerra del Vietnam. Era stato decorato con la Purple Star Medal e la Purple Heart. Ma non è sulle onorificenze che la sua carriera da aviatore gli ha procurato che vorrei dilungarmi. Leonard non poteva tollerare un sistema che affida più valore all’ onore che all’ amore. Ed è per tale ragione che non ha avuto vergogna di dire che ha amato un uomo.
La sua rimane una testimonianza, una battaglia, una voce solitaria. “Io sono omosessuale“ è la frase che appare sulla prima pagina del Time magazine accompagnata dalla foto del viso sorridente di Leonard stesso. La stessa frase che causa al veterano del Vietnam la fama di un uomo che ha sfidato le convenzioni sociali per abbattere uno dei pregiudizi più diffusi.
Amare un uomo era inammissibile. Dichiararlo pubblicamente era un’offesa al decoro pubblico. Se a far ciò, poi, era un ufficiale dell’aviazione che ha il dovere morale di servire la patria e rispettarne i costumi, il gesto suona come un oltraggio. L’oltraggio che ha costato a Leonard l’espulsione dal corpo d’armata al quale aveva sacrificato la propria vita.
Leonard ha dedicato i suoi sforzi per far comprendere che l’essere omosessuale non è né una malattia, né una perversione. Che indipendentemente dai gusti sessuali, ogni uomo ha una dignità che va tutelata. Mi auguro che oggigiorno non esistano persone che fanno di un sentimento una colpa. Vorrebbe dire che gli sforzi di tanti attivisti come Leonard hanno solo sfiorato le coscienze di alcuni individui.
In un periodo in cui si guarda ancora al “diverso” con sospetto, come se si trattasse di una minaccia rivolta alla presunta “normalità” vorrei far riecheggiare la voce di questo attivista. Di questo militare che ha combattuto contro i pregiudizi e la discriminazione. E forse questa è stata la vera guerra che lo ha tenuto impegnato.
“Quando ero nell’esercito, mi hanno dato una medaglia per aver ucciso due uomini e un licenziamento per averne amato uno.”
È ciò che è stato inciso sulla sua lapide. Una lapide anonima, diventata il simbolo di tutti coloro che hanno gridato verso un mondo che non li ha mai ascoltati.