La vita a Za’atari, il più grande campo di profughi siriani

Da ormai più di 10 anni 80.000 rifugiati siriani vivono nel campo profughi di Za’atari, in Giordania. Qui trascorrono le loro vite, giorno dopo giorno, senza la possibilità di lavorare e guadagnare un reddito per il sostentamento delle proprie famiglie

Facciamo un passo indietro. È il 2011 quando i siriani iniziano a fuggire dalla loro patria poiché la guerra ha devastato le loro vite: bombardamenti, assenza di cibo e di fonti d’acqua sicure, bambini arruolati dai gruppi armati, donne che rischiano violenze e abusi. La Giordania ha aperto le sue porte e, grazie ai campi per i rifugiati e il sostegno dell’ONU, ha offerto loro assistenza umanitaria. Quello di Za’atari è il campo più grande al mondo: qui i siriani si sono messi all’opera per aprire negozi, scuole, strutture sanitarie, centri per sostenere le donne in difficoltà. Za’atari si è trasformato così in un vero e proprio villaggio.

Nel corso degli anni però è diventato sempre più insostenibile per queste famiglie continuare a vivere in un campo profughi, in una sistemazione che dovrebbe essere temporanea. Molte persone non hanno un lavoro, sono sopraffatte dai debiti, le razioni di cibo non sono sufficienti per sfamare tutti e le roulotte hanno bisogno di manutenzione per non cadere a pezzi. 

La situazione diventa ancora più drammatica se, per un momento, ci mettessimo nei panni di un bambino. A Za’atari sono state registrate più di 20.000 nascite dalla sua apertura. Questo vuol dire che 20.000 bambini non hanno mai vissuto al di fuori dal perimetro del campo e non conoscono altro.

Un giorno nella vita di una bambina siriana





Nel 2015 il regista Chris Milk ha realizzato un documentario ambientato in questo campo profughi. La particolarità è che è stato girato con un sistema di videocamere che riprendo la scena a 360°. In questo modo il documentario può essere visto attraverso un visore per la realtà virtuale che permette di calarsi a pieno nell’atmosfera del campo, di vedere, come se fossero accanto a noi, tutti i suoi abitanti e immedesimarci in loro.Za'atari

Il titolo è Clouds Over Sidra (disponibile anche su YouTube). Sidra è una bambina siriana di 12 anni che ha attraversato il deserto insieme alla sua famiglia per raggiungere la Giordania. È proprio lei a raccontarci le sue giornate che si susseguono una uguale all’altra: le lezioni a scuola, le partite di football con gli altri bambini, la cena nella tenda. Sidra non è nata nel campo e non vede l’ora di uscire per tornare in Siria:

“Penso che aver vissuto qui per un anno e mezzo è stato lungo abbastanza. Non avrò 12 anni per sempre e non vivrò per sempre a Za’atari. La mia maestra dice che anche le nuvole che si muovono sopra di noi sono venute qui dalla Siria; un giorno io e le nuvole ci gireremo e torneremo a casa.”

Da questo documentario sono passati ormai 7 anni, ma i profughi continuano a vivere nel campo e le prospettive che il conflitto in Siria cessi nell’immediato futuro, sono scarse.

L’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in occasione dei 10 anni dall’apertura di Za’atari, ha messo in luce tutte le difficoltà e la necessità di trovare soluzioni a lungo termine per sostenere i rifugiati nei prossimi anni. Se le speranze di tornare in patria si stanno spegnendo, bisogna garantire loro di continuare a studiare, lavorare e vivere degnamente in Giordania.

Maria Rosa Cottone

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