La violenza verbale va equiparata a quella fisica?

“La violenza verbale va equiparata a quella fisica”

Io non lo so se, consciamente o inconsciamente, chi ha pronunciato o applaudito questa frase si renda conto di quanto profondamente autoritaria e incostituzionale essa sia.

Ringraziando il cielo in Italia (probabilmente ancora per poco viste la destra e la sinistra che ci ritroviamo) abbiamo una costituzione che introduce il principio di offensività e proporzionalità della pena: ognuno va punito sulla base e in proporzione a ciò che ha commesso. Non puoi punire qualcuno con l’ergastolo per aver rubato una bicicletta, ad esempio.

Ci tocca invece ribadire l’ovvio: violenza fisica e violenza verbale NON SONO LA STESSA COSA.

Non possono essere equiparati chi offende e chi accoltella!
Questa sete di punizioni draconiane per qualsiasi comportamento che diverge da quello che è il personale manuale delle giovani marmotte della sinistra chic per me fa il paio con la “difesa sempre legittima” di Salvini.

D’altra parte, se facciamo passare il messaggio che chi offende verbalmente debba finire in carcere, non si vede perché non sparare a chi ti tenta di rubare in casa.

Mi sa che c’è bisogno per tutti di un bel ripasso di cosa è il totalitarismo.

 

Claudia Candeloro

La violenza verbale è una forma di maltrattamento che può avere conseguenze devastanti sui soggetti che ne sono vittime. Può prendere piede in diversi contesti, sui social network, al lavoro, tra amici o nella vita di coppia, con modalità più o meno esplicite e ha sempre l’obiettivo, di acquisire e mantenere il totale controllo della vittima, mostrarsi superiore agli altri, evitare responsabilità personali e mascherare o confutare i propri fallimenti. Il nostro intento, quindi, non è certo sminuire la profondità delle cicatrici che la violenza verbale può inferire.
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