La violenza sulle donne è un problema che incide e condiziona la società intera.È, infatti, una delle manifestazioni più estreme della diseguaglianza. L’ampiezza del fenomeno spinge a molti interrogativi. Sulle sue origini,prima,sui suoi presupposti culturali, poi. Il fine è quello di progettare e realizzare politiche e altri interventi volti a sensibilizzare e quindi a prevenire questo problema.
Declaration on the elimination of violence against women, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 20 december 1993, New York.
Il silenzio è donna? Gli esponenti della cultura
Il silenzio da sempre è donna. La nostra cultura è invasa di questa convinzione. Per Aristotele il silenzio era la principale virtù di una donna. Plutarco, invece nei suoi “Precetti coniugali”, asseriva che la donna in pubblico non deve mostrare né il braccio né le parole. E poi ancora Tasso, Boccaccio e Hugo. Da sempre la parola per le donne è considerata futile, vacua, mentre il logos razionale è attribuito all’uomo. Perciò l’uso della parola appartiene da sempre all’uomo, mentre la parola delle donne non è degna di essere portata fuori dalla casa, in pubblico. La donna deve tacere.
La violenza sulle donne nei miti
Polla-Mattiot spiega di aver voluto parlare della violenza contro le donne attraverso i miti perché in un’epoca di slogan, i miti sono storie a velocità condensata che colpiscono come uno slogan. Sono storie non reali ma assolutamente attuali dove in questa o in quella storia ogni donna si può rispecchiare.
Il mito di Lara: Tacita Muta
Così nel mito di Lara meglio nota come Tacita Muta a cui fu strappata la lingua e ridotta al silenzio per non aver rispettato il segreto del potente di turno (Zeus, nello specifico) e che fu violentata dallo scagnozzo a cui era stata affidata (Mercurio) per poi partorire due gemelli, i Lari, i numi protettori della casa. La stessa Lara viene innalzata a dea del silenzio.
Incarna tutte quelle donne – allora come ora – condannate dal silenzio all’oblio, donne senza diritti né sul corpo né sul pensiero e la sua libera espressione.
Sensibilizzare: parlarne anche a scuola
La scuola è uno dei luoghi privilegiati dal quale possono partire progetti di sensibilizzazione perché la violenza contro le donne non è un fenomeno di natura episodica, né emergenziale: è un problema strutturale va quindi trattato e affrontato con una particolare cura e soprattutto è necessario sensibilizzare le persone su questo argomento, a partire dai più giovani. La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale perché non conosce limiti d’età, di paese, di cultura, di professione e di classe sociale Molti paesi europei hanno disposto in campo educativo e scolastico strumenti di sensibilizzazione, di educazione all’affettività e di lotta agli stereotipi di genere.
Veri e propri programmi scolastici
Sono fondamentali le azioni necessarie per includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo , affettivo ed emotivo degli allievi. I temi devono essere affrontati mediante la partecipazione attiva, valorizzando le esperienze personali, le opinioni, i punti di vista, le emozioni dei partecipanti evitando generalizzazione e giudizi di merito.
Mariafrancesca Perna