Lo studio sulla vera età dei cani è stato pubblicato su Cell Systems.
La fine di un classico
La vera età dei cani è una delle curiosità a cui siamo più affezionati. Ci incuriosisce l’idea di trovare un parametro che spieghi perché il migliore amico dell’uomo invecchi così “presto” rispetto a noi. Quando si è bambini ci si meraviglia scoprendo che per calcolare gli anni “canini” è sufficiente moltiplicare i suoi anni “umani” per sette. Purtroppo per le nostre certezze d’infanzia, questa formula è falsa. Infatti, i ricercatori dell’università di San Diego hanno proposto un modo più accurato di calcolare come invecchiano i cani e un miglior paragone con l’età umana. La nuova formula si basa sui gruppi metilici, gruppi funzionali costituiti da un atomo di carbonio e tre di idrogeno (-CH3).
La biochimica dell’età
Dato che le due specie non invecchiano allo stesso ritmo, non avrebbe senso fare una comparazione lineare tra le due età, come suggerito dalla classica formula 1:7. I gruppi metilici cambiano numero e posizione con l’aumentare degli anni, sia nei cani che negli esseri umani. Utilizzandoli come dei marcatori, il team di ricerca ha creato la prima formula transpecie per il calcolo degli anni relativi. Il calcolo funziona da “orologio epigenetico” o, più semplicemente, fornisce l’età di cellule, tessuti o organismi leggendo i loro cambiamenti chimici, in questo caso il numero e la posizione dei gruppi metilici – la loro epigenetica, appunto. La metilazione, ciò il processo che coinvolge i gruppi metilici, influenzano quali geni sono attivi e quali no, senza cambiare la sequenza genetica. In questo modo l’epigenetica può fornire indizi sull’età cellulare così come le rughe forniscono indizi sull’età effettiva.
L’ epigenetica in pratica
Secondo i ricercatori, i loro calcoli potrebbero diventare un nuovo strumento utile nell’ambito della veterinaria e per le valutazioni nel campo degli interventi anti-età. “Ci sono moltissimi prodotti anti-età in giro di questi tempi, e non tutti hanno lo stesso supporto scientifico” afferma Trey Ideker, co-leader dello studio. “Quindi come sappiamo se un prodotto sta realmente facendo quello che dice senza aspettare quarantanni e oltre? E se potessimo misurare i gruppi metilici legati all’età prima, durante e dopo l’uso dei prodotti per capire se stanno funzionando?” continua il ricercatore. Ideker aveva già pubblicato studi sugli orologi epigenetici per gli umani, ma era preoccupato dalla loro limitatezza. I suoi primi lavori potevano essere utili a calcolare l’età cellulare sono delle persone su cui la formula era stata basata, e non necessariamente quella di altri esseri umani, figurarsi un’altra specie. Studiare i cani per trovare una formula funzionante è stata un’idea di Tina Wang, co-leader della ricerca.
La vera età dei cani
Ideker racconta che è stata Tina Wang a proporre di studiare i cani perché “guardiamo sempre agli umani, ma gli umani sono abbastanza noiosi. Così mi ha convinto a studiare l’avanzamento dell’età canina in maniera comparativa”. Per farlo, Ideker e Wang hanno collaborato con gli esperti di genetica canina Danika Bannasch e Elaine Ostrander. La prima ha fornito campioni di sangue provenienti da 105 labrador retriever mentre la seconda è stata inestimabile nell’analizzarli. A detta di Ideker, studiare i cani è estremamente interessante. Dato che vivono a stretto contatto con noi, forse più di qualsiasi altro mammifero, l’esposizione chimica e ambientale dei cani somiglia particolarmente alla nostra. L’esposizione è importante tanto quanto i gruppi metilici nel comprendere l’età canina. Così, dallo studio emerge un grafico utilizzato per comparare l’età di un cane con la relativa età umana.
Età relative e non lineari
La vera età dei cani, come emerge dal grafico, non è quindi comparabile linearmente come nel classico 1:7. I cani “invecchiano” molto rapidamente rispetto agli esseri umani, specialmente quando sono giovani. Un cane di un anno è già estremamente simile a un homo sapiens trentenne. A quattro anni, invece, il migliore amico dell’uomo è comparabile a un cinquantaduenne. Compiuti i sette anni, l’invecchiamento canino rallenta considerevolmente. “Ha senso, d’altro canto.” afferma Ideker. “Un cane di nove mesi può già avere cuccioli, quindi sapevamo intuitivamente che la storia dei sette anni non fosse vera”
I limiti dello studio
A detta del team di ricerca, uno dei limiti dello studio è l’aver sviluppato la formula su un’unica razza canina, i labrador retriever. L’orologio epigenetico potrebbe variare di razza in razza, dato che alcune tendono a vivere più a lungo di altre. Quindi, sarà necessario lavorare a ulteriori ricerche. Il team si prepara a studiare altri tipi di cane e determinare se la teoria regge analizzando dei campioni di saliva. Inoltre, sta preparando alcuni test sui dei modelli basati sui topi per capire cosa succede ai loro marcatori epigenetici quando li si sottopone a modifiche per allungarne la vita. Nonostante la possibilità di inesattezze, Ideker è convinto che la formula possa applicarsi anche alle altre razze canine, dato che già è applicabile a topi e esseri umani. Nel frattempo, Ideker e Wang guardano ai loro cani con un sguardo un po’ diverso rispetto a prima. ” Ho un cane di sei anni” dice Ideker. “Corre ancora con me, ma ora sto realizzando che non è più così “giovane” come pensavo”.
Daniele Tolu