Venerdì 10 ottobre è stata annunciata la vincitrice del premio Nobel per la letteratura: Han Kang, autrice de “La vegetariana” e prima donna sud coreana a ottenere questo riconoscimento. A convincere l’Accademia “la sua intensa prosa poetica che affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana“.
Chi è Han Kang?
Nasce il 27 novembre 1970 a Gwangju da una famiglia di scrittori: il padre, Han Seung-won e i due fratelli, romanzieri, Han Dong-rim e Han Kang-in. Consegue la laurea in Lingua e Letteratura Coreana all’Università Yonsei di Seul, per esordire nel 1993 sulla rivista coreana Letteratura e società con una serie di cinque poesie. L’anno successivo, arriva il suo primo approccio alla narrativa e viene pubblicato il racconto The Scarlet Anchor e nel 1995 il primo romanzo Love in Yeosu.
Raggiunge la fama mondiale con The vegetarian, la Vegetariana che, pubblicato nel 2005 come tre novelle raccolte in un unico romanzo nel 2007 e tradotto in lingua inglese nel 2016 da Deborah Smith, viene premiato con il Man Booker international Prize e diventa il simbolo della sua narrazione, entrando a far parte della classifica del New York Times dei 10 migliori libri del 2016.
Nel 2017 vince il Premio Malaparte per il romanzo Atti Umani e due anni dopo consegna un suo manoscritto al progetto culturale di Katie Paterson, la Biblioteca del Futuro: My Son, My Beloved, disponibile, come le altre opere appartenenti alla biblioteca e sarà pubblicato nel 2114, cent’anni dopo la partenza del progetto.
La vegetariana (2007)
La vegetariana di Han Kang è stato pubblicato per la prima volta in Corea del Sud nel 2007. Il romanzo, muovendosi tra identità, libertà e alienazione ha immediatamente attirato l’attenzione del pubblico e della critica. Sono seguite varie ristampe ed edizioni, il che ha reso Han Kang una delle voci più importanti della letteratura contemporanea coreana.
La traduzione, a cura di Deborah Smith, ha contribuito notevolmente alla diffusione internazionale del romanzo, che successivamente ha visto la traduzione in varie lingue, raggiungendo i lettori di tutto il globo e generando dibattiti sulle sue tematiche cardine: il veganismo, l’antispecismo e il femminismo.
La sua struttura narrativa, suddivisa in tre sezioni, si rifà alla costituzione originale dell’opera uscita in tre racconti: La vegetariana, La macchia mongolica, Fiamme verdi. Ciascuna narrata da un diverso punto di vista, ha anche suscitato discussioni sull’innovazione stilistica e sulla rappresentazione delle relazioni umane. La delicatezza così come la brutalità di questo romanzo sta proprio nel silenzio della protagonista, che non prende mai una voce, se non per narrare i sogni: nei tre racconti il marito, il cognato e, infine, la sorella parlano di lei e per lei, come se, però, questa non ci fosse.
Racconta la storia di Yeong-hye, una donna che, dopo un sogno interpretabile quasi come una visione, sceglie di abbandonare la carne e adottare uno stile di vita vegano. La sua decisione scatena una serie di reazioni nel suo matrimonio e tra i suoi cari, rivelando tensioni profonde e dinamiche di potere tendenti, in alcuni punti, al sadismo, all’interno della sua famiglia e della società, svelando il disagio comune del mondo contemporaneo.
Il discorso sociale
La decisione di Yeong-hye di non consumare carne può essere vista come un atto di ribellione contro le norme culturali che giustificano lo sfruttamento degli animali, per questo in molti parlano di antispecismo, un movimento che critica il senso di superiorità degli esseri umani sugli animali e invita a riflettere sulle implicazioni etiche delle nostre scelte alimentari. La decisione della protagonista, dunque, diventa un simbolo di libertà personale, ma anche di una lotta contro un sistema che marginalizza e opprime, collegandosi a un ulteriore piano di critica: quello femminista.
La vita di Yeong-hye è segnata da pressioni sociali e familiari che cercano di definirla in base a ruoli tradizionali di genere, ma il suo rifiuto verso la carne diventa una metafora della sua ribellione contro le aspettative del sistema patriarcale e attraverso la sua storia, l’autrice sottolinea come le donne spesso si trovino intrappolate in sistemi di controllo che ne limitano fortemente l’autonomia.
Peraltro, la critica sociale è evidente nel modo in cui la famiglia e la società reagiscono al cambiamento della protagonista: le sue scelte vengono percepite come minacce a un ordine stabilito, portando in primo piano come il conformismo possa soffocare l’individualità e la libertà di scelta, così come la possibilità di crescere oltre gli schemi tradizionali.
La narrazione magistrale esplora con curiosità le conseguenze di questa ribellione, sia a livello personale che collettivo, mettendo fortemente in discussione le imposizioni della società, fondata su pregiudizi che vedono il veganismo (e altre scelte di vita) come patologico, caratterizzato da privazione e restrizione, specialmente quando se ne parla come argomento politico.
La vegetariana è anche un romanzo matrimoniale: il rapporto tra lei e il marito, volto a descrivere una dinamica di potere e subordinazione, specialmente fisica, è una fondamentale introduzione alla narrazione. La protagonista, infatti, ci viene presentata proprio dal marito e la conosciamo attraverso i suoi occhi, che non riescono a vederla, e un rapporto tanto peculiare e disturbante, quanto, nella triste realtà, comune.
«Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre considerata del tutto insignificante. […] quella sua aria timida e giallognola mi disse tutto quello che mi occorreva sapere di lei. […] tuttavia, pur non avendo attrattive speciali, non presentava nemmeno particolari difetti, e quindi non ci fu ragione di non sposarci».
Han, Kang. La vegetariana (p.5).
L’incipit del romanzo: ad aprire la narrazione è il marito che, in modo poco lusinghiero, descrive la moglie. Una “donna banale” la definisce qualche pagina avanti, e una coppia nemmeno degna di una crisi dopo cinque anni di matrimonio. Lui cerca in lei la calma della medietas, qui estremizzata e soffocata in un rapporto, che già dalle prime pagine risulta a chi legge, squilibrato e opprimente.
Lei non parla, finché “ho fatto un sogno“, e da qui inizia la storia vera e propria, Il sogno è macabro e cupo, la protagonista si trova circondata da della carne e si sente soffocare, deve fuggire. Ripeterà la stessa frase, nel momento in cui decide di eliminare qualsiasi traccia animale da casa sua, al marito che, furibondo, così come sconcertato, prende coscienza di star notando sua moglie per la prima volta.
In sintesi, La vegetariana non è solo una narrazione riguardo una scelta alimentare, ma anche un profondo esame delle dinamiche di potere, così come della libertà individuale e delle aspettative sociali. Le tematiche del veganismo, dell’antispecismo e del femminismo si intrecciano, rendendo l’opera di Han Kang una riflessione complessa e provocatoria sulla condizione umana e sulla nostra relazione con il mondo che abbiamo costruito.