Il sultano turco Recep Tayyip Erdogan presenta una proposta di legge all’assemblea di Ankara per legittimare lo stupro e il fenomeno delle “spose bambine”.
Il 16 gennaio scorso, Erdogan e il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) hanno presentato una riforma del sistema giudiziario per rilanciare il cosiddetto matrimonio riparatore, che era stato abolito nel 2005. E’ subito protesta.
Al presidente non è bastato schiacciare i Curdi in Siria e fermare il generale ribelle Khalifa Belqasim Haftar in Libia. Ora i suoi nemici sono interni e a quanto pare si tratta delle donne turche. La sua proposta di legge servirebbe a confinare il fenomeno delle “spose bambine”, ma di fatto lo legittima, anzi! Chi è stato colpevole di uno stupro può tranquillamente uscire di prigione e sposare la propria vittima, a patto che la differenza d’età sia inferiore a dieci anni. Il sultano aveva già provato a riportare in voga questa pratica nel 2016, ma la forte protesta nazionale e internazionale l’aveva convinto a demordere. Evidentemente l’irascibile Erdogan non poteva dormirci la notte e ci sta riprovando.
La proposta era stata inglobata in un pacchetto più vasto di disegni di legge, ma le proteste sono state repentine. Prima le parlamentari del gruppo di Mustafa Kemal, detto Ataturk, hanno iniziato a battere gli scranni con i palmi delle mani, intonando una canzone cilena. Dai video comparsi online è evidente lo sdegno e la confusione dei colleghi conservatori. Poi la protesta si è spostata nelle strade di Istanbul, dove centinaia di donne, costantemente osservate dalla polizia, hanno dato vita a un vero e proprio flash mob, continuando a cantare quella canzone, dallo slogan: “Lo stupratore sei tu!“
A quel punto Erdogan ha ripescato il progetto di legge del 2016 e l’ha ripresentato in Parlamento. La proposta non è stata ancora discussa, ma il braccio di ferro tra laici e conservatori è evidente.
Quella del “matrimonio riparatore” è una pratica discriminante e frustrante. La Turchia si erge e paese civile, cerca di entrare nell’Unione Europea da decenni apportando ad argomentazione la sua presunta “occidentalità”, ma nel frattempo il suo “sultano” ricorre a violenza e abusi di potere per mostrare la sua forza, nel silenzio internazionale. Questo è solo l’ennesimo esempio di brutalità.
Antonia Galise