La Turchia e gli attacchi alla Siria, mentre l’opinione pubblica sembra ignorare i civili vittime dei bombardamenti turchi.
Non si ferma la lotta tra Turchia e Siria iniziata in seguito a un atto terroristico da parte del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK).
La Turchia continua i propri attacchi nella regione curda della Siria, colpendo indistintamente la popolazione. La giustificazione per non tenere conto degli eventuali civili sul territorio è che si tratta di luoghi sotto il potere del PKK.
Gli attacchi sono stati principalmente eseguiti con arei da combattimento e droni armati.
I bombardamenti che qualche settimana fa avevano già interessato i civili questa volta hanno colpito un ospedale e altre infrastrutture di prima necessità, inclusi impianti elettrici e centrali di pompaggio dell’acqua. Hanno subito l’attacco anche alcuni villaggi, stazioni, dighe, fabbriche e perfino un campo di sfollati.
Si tratta di strutture fondamentali per il sostentamento della popolazione che già ferita e indebolita dagli attacchi si trova in difficoltà anche per quanto riguarda la possibilità di una ripresa.
Per non parlare degli ospedali i cui ospiti sono coloro che non godono di una buona salute fisica e, quindi, maggiormente fragili e con ogni probabilità impossibilitati a scappare.
Il vero danno lo sta quindi subendo una popolazione già debole e abbandonata a sé stessa. Una popolazione che di certo non ha organizzato nessun tipo di attentato o offensiva verso i territori turchi ma che attualmente ne sta pagando il prezzo.
Tutto fa pensare che la Turchia stia agendo consapevolmente contro i civili in quanto dopo l’attentato si sono susseguiti numerosi arresti dei membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan. La Turchia sa, dunque, come colpire il PKK senza attaccare la popolazione. Il problema è che sembra aver ridimensionato le proprie priorità rendendo l’attacco del Partito un vigliacco pretesto per un attacco sui civili.
Come spesso accade la notizia segue l’onda degli ascolti. Sono stati infatti in pochissimi a parlare di quanto accaduto alla popolazione curda. Se qualche mese fa l’attenzione era focalizzata sui fatti dell’Ucraina ora al centro del dibattito c’è la guerra israelo-palestinese. Le notizie sono diventate, ormai, un mezzo per ottenere il maggior profitto possibile. Si perde, di conseguenza, di vista la principale funzione che dovrebbe avere un articolo ovvero informare i lettori notizie del mondo.
Il rischio non risiede soltanto nella disinformazione ma anche nella creazione di ulteriori conflitti interni tra le popolazioni attaccate. Quando non si ha la forza per contrastare gli attacchi di un paese armato si lotta per essere visti e aiutati. Il campo vede, però, come sfidanti popolazioni in difficoltà a cui bisognerebbe dar voce senza distinzioni.